UN POPOLO HA BISOGNO NON DI “TRADIZIONI” O PRETESTI PER FESTEGGIARE, MA DI NUTRIMENTO SPIRITUALE. LA TRISTE ECLISSE DEL CORPUS DOMINI (ANCHE GRAZIE ALLA PANDEMIA).

A qualche giorno dalla trascorsa solennità cattolica del Corpus Domini (istituita nel 1264), non posso non notare, e farvi notare, il suo progressivo scivolamento nel limbo dell’ indifferenza di massa se non della derisione pensierounicista. Eppure, fu una delle più sentite e partecipate festività religiose, anche per il corollario di tradizioni locali, più o meno famose e antiche. Anche i monarchi cattolici non particolarmente devoti rendevano onore all’ Eucarestia con sfarzose cerimonie e annessi e connessi mondani, come nella Vienna imperiale.

Dallo scorso anno, grazie al famoso “distanziamento”, gerarchie postcattoliche e “dittature sanitarie” (tutti insieme appassionatamente e…..massonicamente) hanno colto l’ occasione per minimizzare ulteriormente il profondo significato di tale ricorrenza. Mi pare quindi utile una catechesi di Papa Pio XII (Il celeste alimento, udienza generale del 7 giugno 1939).

Ciò anche per far capire a nostri lettori appartenenti alle più giovani generazioni, quanto le nostre radici spirituali siano profonde, e non un semplice motivo polemico o elettorale, da dismettere non appena arrivi qualche telefonata dai piani alti di mondialismo ed europeismo.

Pio XII (al secolo Eugenio Pacelli) ebbe il timone della Barca di Pietro tra il 1939 e il 1958, governando quindi la Chiesa durante il tremendo periodo della seconda guerra mondiale.

Dopo di lui, la Chiesa è progressivamente “evoluta” e tanto si è aggiornata ai “nuovi tempi”, da abbracciare sostanzialmente il Modernismo e dar vita a quello che definisco postcattolicesimo.

Ma la Verità non conosce stagioni più o meno favorevoli, o personaggi meglio o peggio veicolatori. E’ la Verità che per i cristiani non è una ideologia o una “tradizione religiosa” ma una Persona: Gesù Cristo.

Ecco le parole di Pio XII, che non mi permetto e non ho la presunzione di commentare.

“Mentre siamo per invocare l’abbondanza delle celesti benedizioni sopra i novelli sposi, Ci sorride il pensiero che, almeno per molti di loro — vorremmo pur dire per tutti — il rito nuziale abbia avuto il suo compimento nella Comunione Eucaristica, secondo il pio costume delle nozze cristiane: ad ogni modo, profittando della fausta ricorrenza della festa del Corpus Domini che domani celebra la Chiesa, vogliamo indicarvi, diletti figli, nella Santa Comunione un mezzo efficacissimo a conservare i benefici frutti della grazia ricevuta nel Sacramento del matrimonio.

Ogni anima cristiana ha bisogno dell’Eucaristia, secondo la parola di Nostro Signore Gesù Cristo: «Se non mangerete la carne del Figlio dell’uomo e non berrete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue, ha la vita eterna » (Io., VI, 54, 55).

La Comunione Eucaristica ha dunque per effetto di alimentare l’unione santificante e vivificante dell’anima con Dio, di mantenere e fortificare la vita spirituale ed interiore, d’impedire che nel viaggio e nel combattimento terreno venga a mancare ai fedeli quella vita che è stata loro comunicata nel Battesimo.

Di questi beni così preziosi Gesù Cristo vuole arricchire le anime nella Santa Comunione: e beati coloro che, secondando le sue amorose intenzioni, sanno valersi di questo mezzo così valido di santificazione e di salute!

Ma di tutti questi aiuti hanno particolare bisogno gli sposi e i genitori cristiani che, rendendosi conto delle gravi responsabilità, da loro assunte, si sono proposti di volervi seriamente corrispondere.

La famiglia ha bisogno, come di base, di intima unione di anime soprattutto, non solo di corpi, unione fatta di amore e di pace scambievole. Ora l’Eucaristia è, secondo la bella espressione di S. Agostino, segno di unione, vincolo di amore, signum unitatis, vinculum caritatis, e perciò unisce e quasi rinsalda tra loro i cuori.

A sostenere i pesi, le prove, i dolori comuni, ai quali ogni famiglia anche ben ordinata non può sfuggire, vi è bisogno di quotidiane energie; la Comunione Eucaristica è generatrice di forza, di coraggio, di pazienza, e con la letizia soave che diffonde nelle anime ben disposte fa sentire quella serenità che è il tesoro più prezioso del domestico focolare.

Pensiamo con gioia, diletti figli, che voi, ritornando alle vostre città, ai vostri paesi, alle vostre parrocchie, darete questo bello ed edificante spettacolo di accostarvi spesso alla Mensa Eucaristica, e dalla chiesa rientrerete nelle vostre case portando tra le pareti domestiche Gesù e, con Gesù, ogni bene.

Verranno poi i figli, i piccoli figli che voi educherete e formerete nella vostra stessa fede, nella fede e nell’amore dell’Eucaristia, e li avvierete per tempo alla Comunione, persuasi non esservi mezzo migliore a salvaguardare l’innocenza dei vostri bambini; e li condurrete con voi all’altare per ricevere Gesù, e il vostro esempio sarà per essi la lezione più eloquente e persuasiva. Noi pensiamo con gioia a tutto questo e ce lo auguriamo da voi, sposi cristiani; e perché questo augurio divenga una consolante realtà, ve ne diamo un pegno nella paterna benedizione che di cuore vi impartiamo”.

A. Martino

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