MASSIMO FINI INTERROGA LE COSCIENZE OCCIDENTALI: “QUANDO IL MULLAH OMAR PRESE IL POTERE, NEI 6 ANNI IN CUI LO TENNE, NON CI FU ALCUNA FUGA DALL’AFGHANISTAN. DUNQUE, COS’E’ CAMBIATO IN 20 ANNI PER CUI, ADESSO, IN MIGLIAIA DI MIGLIAIA, CERCANO DI FUGGIRE DAL PROPRIO PAESE? “

L’Ortis è un giornale sovranista e, come recita da sempre un nostro motto, che si condivida o no le nostre medesime idee, questo giornale dà sempre voce a chi ha cose importanti da dire per il bene della nostra Patria.

In considerazione di ciò non potevamo esimerci – in un momento storico così importante, non solo per l’Afghanistan ma per tutto il mondo occidentale – dall’intervistare il massimo esperto italiano e non solo, della storia talebana: il giornalista Massimo Fini.

VALLOREJA: << Massimo Fini non ha bisogno di presentazioni, tuttavia non mi sembra fuori luogo ricordare che Massimo è un fine saggista, uomo di grande cultura e soprattutto maestro del pensiero non conforme. La tua biografia “Il Mullah Omar”, edita da Marsilio nel 2011, creò un vero e proprio vespaio di polemiche e conosciamo molto bene la tua opinione nei confronti di quei talebani, ma ora che il Mullah Omar non c’è più, è morto. Ed essendo passati venti anni dall’ultimo governo degli studenti coranici, cosa differenzia gli attuali Talebani da quelli di ventianni fa? Noi, infatti, abbiamo ancora impressa nella memoria la distruzione dei “Buddha di Bamiyan”, così come il divieto della musica anche nelle cerimonie nuziali, o l’imposizione del burqa. Tuttavia gli studenti coranici del 2021 hanno promesso maggiore moderazione. Sono forse più politici e smaliziati o sono rimasti, tali e quali, quelli di un tempo? >>.

MASSIMO FINI: << La differenza c’è, nel senso che il Mullah Omar, prima che lo attaccassero, non era ANTI-Occidentale ma A-Occidentale, cioè voleva che il suo Paese rimanesse fedele alle tradizioni di sempre o con qualche aggiustamento modernista nel campo della medicina, così come nel campo dei trasporti; d’altronde queste voci, in Afghanistan, hanno un peso notevole. Oggi, invece, quella ideologia che risultava essere molto coerente e ferrea certamente non dovrebbe essere più tale, o meglio, sicuramente qualche ammorbidimento ci sarà, ma non tantissimo, perché poi, in linea di principio, non è che all’epoca del Mullah Omar fosse impedito alle donne il diritto allo studio. Lo fu, semmai, poi, di fatto, per ragioni che erano esclusivamente legate alle condizioni della guerra civile. Le forze talebane – impegnate com’erano con Massoud, il quale proprio non ne voleva sapere di accettare la sconfitta – non ebbero tempo di costruire questi edifici scolastici, dove, a causa della loro indubbia sessuofobia, i maschi e le femmine dovevano stare necessariamente distanti, cioè in edifici separati. Tuttavia, non so se noi occidentali, in questi venti anni, abbiamo costruito qualcosa lì … però, indubbiamente, la situazione oggi è diversa perché loro hanno innegabilmente bisogno di essere accettati presso la cosiddetta comunità internazionale >>.

VALLOREJA: << Molti rimangono impressionati dalle immagini di come l’attuale regime di Kabul reprima i manifestanti, come spiegheresti ad un occidentale questa vicenda? >>

MASSIMO FINI: << A dire il vero c’è solo un episodio da chiarire, che è quello di Jalalabad, dove i talebani avrebbero sparato sui manifestanti. Teniamo presente che c’è stata una guerra che è durata venti anni e quando con una guerra si cambia regime, inevitabilmente, le ripercussioni ci sono. Ora detto questo, però, vorrei far notare un’altra cosa: quando il Mullah Omar prese il potere, nei sei anni in cui lo tenne, non ci fu alcuna fuga dall’Afghanistan, né di massa, né di poca gente. Quindi la domanda è: cos’è cambiato in venti anni per cui, adesso, migliaia e migliaia di afgani cercano di fuggire dal proprio Paese? Evidentemente l’occupazione occidentale, li dove ha riversato milioni di dollari, ha fatto si che cambiasse qualcosa nel popolo afgano. Ma d’altronde chi fugge? Fugge chi ha collaborato con il regime. Ripeto,questo fenomeno non c’era all’epoca del Mullah Omar, quindi non è colpa dei talebani. Molto più semplicemente, da che mondo è mondo, si sa che se tu collabori con lo straniero occupante poi corri il rischio di ripercussioni. Guardiamo ad esempio cosa è successo in Italia alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Il fatto grave è che la stampa tende a dipingere costantemente i talebani come BRUTTI, SPORCHI E CATTIVI, ma non è così. Hanno sostenuto una guerra, per la propria indipendenza, in maniera del tutto straordinaria, e lo hanno fatto contro potenze ben più armate e tecnologicamente avanzate di loro e adesso bisogna solo lasciare che godano della loro vittoria >>.

VALLOREJA: << Certo, ma infatti sui giornali, in questi giorni, si fa anche molta confusione tra Talebani, al- Qaeda, ISIS e spesso queste tre realtà vengono fatte percepire come un’unica cosa >>

MASSIMO FINI: <<È una confusione assolutamente non accettabile perché si sa che i talebani combattono l’ISIS da quando quest’ultima cercò di entrare in Afghanistan. C’è una lettera del Mullah Omar in cui avverte al Baghdadi, o meglio gli intima, di non penetrare in Afghanistan. Dunque, una confusione tra Talebani ed ISIS non può che essere ingenerata solo da una perfetta malafede >>.

VALLOREJA: << Si dice che i talebani vivono con il commercio dell’oppio e dei propri derivati, ma sappiamo anche che noi occidentali, e nello specifico i militari italiani, siamo stati invischiati nel traffico di eroina e a farcelo sapere fu un’inchiesta delle “IENE” di qualche anno fa. Dunque, cosa c’è di vero o di falso in tutto questo? >>

MASSIMO FINI: << Ma guarda, i fatti sono questi: nel 2000 il Mullah Omar proibì la coltivazione del papavero e quindi anche la produzione di oppio e di suoi derivati. Questo è un dato di fatto incontrovertibile. Allora la stampa occidentale, collusa con i poteri forti, fece circolare la notizia che i talebani avevano proibito la coltivazione del papavero per aumentarne il valore delle loro scorte. In quel frangente un Ministro talebano che conosceva Esopo disse: “Allora che cosa dobbiamo fare?” Attualmente, per autofinanziarsi, anche i talebani hanno utilizzato la produzione dell’oppio ma come d’altronde hanno fatto tutti in Afghanistan; come hai detto tu prima con l’inchiesta delle Iene, e come a me confermò Cecilia Strada che era sul posto. Così come tutti i contingenti stranieri anche quello italiano trafficava con l’oppio: nello specifico anziché tagliare la pianta del papavero alla radice, la prendevano che era già sviluppata e poi la rivendevano sul mercato internazionale. Quindi non si può dare la responsabilità su questa vicenda solo al regime talebano. Infatti, nonostante i milioni di dollari che gli americani e non solo loro, hanno riversato lì, l’Afghanistan è chiaramente un Paese impoverito ed i talebani, così come tutte le forze in campo, si sono sostenuti, in tutti questi anni di guerra, anche con la produzione e vendita di oppiacei >>.

VALLOREJA: << Comunque da quel che so, oggi i talebani possono contare anche su un’altra risorsa che è rappresentata dalle cosiddette “terre rare” che, a quanto so, mi sembra si trovino copiose sul territorio afgano >>.

MASSIMO FINI: << Voglio dire: anche qui, abbiamo occupato per vent’anni, non potevamo aiutare gli afgani ad utilizzare queste terre rare? Questa sarebbe stata sicuramente una cosa molto positiva ed invece non abbiamo fatto assolutamente niente. Io stesso, giorni fa, ho scritto un articolo nel quale chiedevo al nostro Governo di far comparire in Parlamento il Ministro della Difesa unitamente al Ministro degli Esteri, per spiegare, al Paese, che cosa concretamente siamo andati a fare in Afghanistan, cosa abbiamo costruito, cosa abbiamo realizzato, perché guardando la vicenda da questa prospettiva sembra che non abbiamo fatto assolutamente nulla, cioè, in altri termini, abbiamo perso solo tempo! >>

VALLOREJA: << A questo punto, questa tua riflessione mi fa porre un’altra domanda. Essendo io un convinto sostenitore dell’uscita del nostro Paese dalla NATO mi vien da chiedere: ma dopo vent’anni buttati in Afghanistan, e la Guerra in Libia che ha disarcionato Gheddafi, ha più senso per noi restare all’interno della NATO? >>.

MASSIMO FINI: << Guarda, la NATO potrà avere anche un Segretario norvegese ma è da sempre una creatura di Washington ed è uno dei tanti strumenti con i quali gli USA controllano la politica estera dei propri alleati. La NATO ci ha trascinato in una serie interminabile di conflitti devastanti perché, oltre all’Afghanistan, che forse all’inizio poteva avere una qualche giustificazione, c’è l’esempio dell’Iraq, e c’è l’esempio clamoroso della Libia. Quindi, certamente si, noi dovremmo uscire dalla NATO! Ma il discorso più importante è un altro. È quello che fece, qualche anno fa, Angela Merkel quando disse che gli americani non erano più i nostri amici di un tempo e che quindi avremmo dovuto imparare a difenderci da soli. Ciò significa anche che necessariamente dovremmo riuscire a trovare un punto di equidistanza da USA, Russia e Cina. Questo mi pare talmente evidente che non c’era bisogno neanche che lo dicesse la Merkel. Il guaio però è che noi siamo capaci di essere più servili dei servi. Si è infatti sempre detto che l’Italia sarebbe rimasta in Afghanistan fino all’ultimo per mantenere fede al nostro patto di alleanza, però, non si capisce perché, l’Olanda, Paese anch’esso membro della NATO, si è ritirata già nel lontano 2010 e non nel 2021 come noi … >>.

VALLOREJA: << Trump ha realizzato, con gli accordi di DOHA, il ritorno dei Talebani al potere, come mai l’amministrazione Trump ha voluto questa svolta e come mai l’amministrazione Biden non è riuscita a gestire a dovere questo cambio di regime in maniera più decorosa? >>

MASSIMO FINI: << Innanzitutto diamo a Trump quello che è di Trump. È stato lui a decidere il ritiro delle truppe americane perché da buon imprenditore si è reso conto che spendere mille miliardi di dollari all’anno per una guerra che, come diceva il Pentagono, non poteva essere vinta, non aveva nessun senso. Tuttavia, ciò che è successo non è tanto imputabile a Biden quanto alla velocità con la quale si è liquefatto l’esercito lealista di Kabul. O meglio, si sapeva benissimo che l’esercito organizzato dagli occidentali era in realtà una farsa perché i militari che vi facevano parte si erano arruolati per pura disperazione. A conferma di questo fatto, poi, si tenga presente che, tutti i militari afgani che hanno avuto l’occasione di trovare qualcosa di meglio si sono puntualmente congedati, ergo tanti vestivano la divisa così come altrettanti la dismettevano, e, questo è accaduto, in tutti questi anni, perché, semplicemente, i giovani lealisti non erano motivati e non volevano combattere, a differenza dei loro coetanei talebani. È, per fare un esempio storico, la stessa cosa che successe durante la Rivoluzione russa quando chi aveva sostituito lo Zar, con la cosiddetta “rivoluzione di marzo”, continuava a mandare truppe contro i rivoluzionari bolscevichi ma le truppe, molto semplicemente, non arrivavano mai e quindi prendere il Palazzo d’Inverno fu un vero e proprio gioco da ragazzi. Sul fatto poi che l’avanzata talebana sarebbe stata fulminea io l’avevo già previsto, ma così rapida, francamente, ha stupito anche me >>.

VALLOREJA: << L’Iran Paese sciita potrebbe forse essere l’unico vero containement verso lo stato talebano, dunque dopo lo scivolone americano in Afghanistan cambierà secondo te la politica statunitense verso Teheran? E se un domani alla Casa Bianca dovesse tornare Trump, anche questi sarà costretto a cambiare atteggiamento? >>

MASSIMO FINI: << Certamente si, non solo perché l’Iran storicamente è antitalebano, ma anche perché non si capiscono quali siano le vere colpe dell’Iran per cui questo Paese sia stato sommerso di sanzioni. In fondo l’Iran ha firmato il trattato di non proliferazione nucleare, ha accettato le ispezioni della AIA, la quale, a sua volta, non ha riscontrato un arricchimento dell’uranio al di sopra del 3% quando, per fare una bomba atomica, occorre almeno il 90%. Quindi queste sanzioni sono assolutamente arbitrarie e pretestuose anche perché, non si capisce come sia possibile il fatto che, verso Israele, che non ha firmato nessun trattato, però ha lo stesso la bomba, nessuno dica nulla. Quindi la politica contro l’Iran è stata anche demenziale. Oltre tutto, noi, come Italia, avevamo degli ottimi rapporti con l’Iran che gli americani ci hanno impedito in ogni modo di continuare a coltivare, e non si capisce sulla base di quale diritto. Quindi, tornando al discorso di prima, è l’Europa in generale – e non un singolo Paese che non avrà mai la possibilità di resistere a questi grandi agglomerati quali sono gli Stati Uniti, la Russia, la Cina e la finanza internazionale – che deve attrezzarsi, come dice la Merkel, per mantenere un’equidistanza da queste potenze e rafforzarsi militarmente. È assurdo che nel terzo millennio, la bomba atomica possano averla – oltre agli Stati Uniti, la Russia, la Cina – Paesi come Israele, il Pakistan ed il Sud Africa, ma non la Germania. Ed io parlo di Germania in quanto Paese principale dell’Unione Europea >>.

VALLOREJA: << Quindi mi sembra di capire dalle tue parole che, a differenza nostra, anche tu sia tra coloro i quali sposino appieno la linea di quei politici italiani che spingono non solo affinché si costituisca un’ unione politica piena dell’UE, ma anche affinché si arrivi, il prima possibile, alla costituzione di questo famoso esercito comune europeo? >>

MASSIMO FINI: << L’unione Europea intesa in senso politico e militare è assolutamente necessaria. Nessun Paese da solo, neanche la Germania, può resistere contro gli Stati Uniti, piuttosto che la Russia o la Cina, quindi se c’è un minimo di logica nelle cose, prima o poi si arriverà ad un momento in cui l’Unione Europea, anziché essere questa cosa strana, diventerà un vero e proprio Stato. Certo per noi il processo di unificazione sarà più complesso di quello che hanno vissuto gli Stati Uniti perché nel nostro continente ci sono Paesi con storie profondamente diverse, però il punto di arrivo è innegabilmente quello di una Unione Europea politica e militare in cui varrebbe molto, secondo me, l’ipotesi elaborata da Bossi- Miglio nel secolo scorso, dove in un’ Europa politicamente unita, i punti di riferimento non sarebbero stati più gli Stati nazionali ma le cosiddette macroregioni. Era un’idea molto interessante, ma fu, purtroppo, molto in anticipo con i tempi ed avversata da tutti >>.

VALLOREJA: << Differenze culturali profonde ci sono anche nel mondo islamico, non solo in Europa, però per ignoranza spesso accumuniamo il mondo islamico come un unico grande soggetto e per esso proviamo sentimenti che vanno dalla paura alla diffidenza. Ma in verità, vi potrà mai essere il pericolo di una saldatura tra il mondo sciita e sunnita in chiave antioccidentale>>?

MASSIMO FINI: << In teoria sì, non si capisce perché queste due comunità continuino a combattersi, ma a livello storico la frattura c’è ed anche molto profonda, e per ora non si vedono ricuciture. Il pericolo però, per noi occidentali, non viene dall’ Islam in quanto tale, ma da questo fenomeno che noi abbiamo creato e che si chiama ISIS. È un’epidemia ideologica. Distruggere lo Stato Islamico non è servito perché l’ISIS è presente in Somalia, in Nigeria, in Pakistan, in Afghanistan, ed è presente in tantissime altre regioni, ed è soprattutto un pericolo perché potrebbe contaminare anche noi europei. Per ora il fenomeno dei foreign fighters da noi è stato un fenomeno molto limitato e marginale ma nulla toglie che potrebbe diventare molto più ampio e, in quest’ultimo caso, sarebbe un pericolo effettivamente molto grave >>

VALLOREJA: << Certamente con il ritiro della NATO la CINA è ancora più presente in quell’angolo di mondo ma ciò che più colpisce per motivazioni storiche è il rientro in pompa magna, in regione, della Russia. Ricordiamo infatti che l’URSS, nel 1989, dovette lasciare l’Afghanistan proprio a causa della guerriglia contro gli elementi più religiosamente radicali della popolazione. Secondo te questa volta riuscirà la Russia a mantenere la propria influenza in Afghanistan?

MASSIMO FINI: << Mah, penso proprio di sì perché di Putin si può dire quello che pare, ma è estremamente intelligente. Putin, infatti, riconobbe i talebani come gruppo militare, quindi non
terroristico, già 5 anni fa. Perché l’ha fatto? L’ha fatto per evitare che l’ISIS penetrasse in Afghanistan; e se l’ISIS fosse riuscita ad entrare in Afghanistan, avrebbe di certo dilagato anche nelle Ex Repubbliche Sovietiche vicine a Mosca. È chiaro, dunque, di come la Russia si trovi in posizione favorevole rispetto al movimento talebano che è oggi al potere. Certo sembra paradossale il fatto che, se i russi, che combattevano i Mujahidin, impiegarono 10 anni, negli anni 80 del secolo scorso, per comprendere che dovevano andare via dall’Afghanistan, noi occidentali, nel III millennio, così intelligenti e tecnologicamente avanzati, abbiamo impiegato il doppio del tempo dei sovietici per arrivare alle medesime conclusioni >>.

VALLOREJA: << Che idea ti sei fatto di Draghi e dell’attuale compagine governativa? >>

MASSIMO FINI: << Mah, direi che noi, per ora, in Europa, abbiamo una presenza totalmente minoritaria tant’è che quando Biden deve telefonare a qualcuno chiama di sicuro o la Merkel o Macron, ma di certo non chiama noi italiani. Tuttavia questo governo, come quello di Conte in precedenza, si è trovato di fronte ad un emergenza importante com’è quella del Covid e, fino ad ora, mi sembra che la stia gestendo bene. In fondo, il vero problema verrà solo dopo, cioè, quando bisognerà gestire i soldi che l’Europa ci ha destinato: 209 miliardi di Euro e farlo, con il patto di stabilità nuovamente in vigore, non sarà certamente un gioco da ragazzi >>.

VALLOREJA: << Massimo, tu sai quanto io realmente ti stimi e che considerazione abbia di te per la tua grande conoscenza dell’Afghanistan, perciò consentimi di chiederti: in questi giorni, dove si fa un gran parlare dei talebani ed a tutti, ma proprio tutti, è stata chiesta la propria opinione su questa vicenda, anche a coloro i quali ignorano palesemente dove si trovi l’Afghanistan, nessuno tra i grandi conduttori di talk show ha pensato di intervistarti. Secondo te, qual è il reale motivo di tanto “silenzio”? >>

MASSIMO FINI: << Ti risponderò con le parole con cui Indro Montanelli conclude la prefazione del mio libro “il Conformista”: “ora che i roghi non esistono più caleranno su di lui una coltre di silenzio”. Questo è già avvenuto in tantissime occasioni ma questa volta è particolarmente stupefacente perché al di là di tutto io sono l’unico giornalista, non solo italiano, quanto occidentale, che ha scritto un libro sulla storia talebana o afgana e quindi sembrerebbe ovvio fare quello che avete fatto voi. Poi si può tranquillamente non condividere quello che scrivo, ma certamente, ci sono, ad esempio, nel libro “il Mullah Omar” una decina di chiacchierate con Gino Strada e Strada era lì, conosceva bene la situazione e riportare alla luce, oggi, le sue parole avrebbe certamente un bel rilievo ed invece … silenzio di tomba! … Si celebra Strada in modo retorico però poi, in verità, quello che ha detto viene fatto sparire come se non importasse a nessuno >>.

VALLOREJA: << Grazie, Massimo Fini, per il tempo che ci hai dedicato >>.

MASSIMO FINI: << Grazie a voi! >>.

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