SULL’ANNO APPENA INIZIATO, PURTROPPO, QUALCUNO HA GIA’ DETTO MOLTO CON UN GRANDE E DIMENTICATO FILM: “2022: I SOPRAVVISSUTI”.

Ecco alla vostra attenzione, care amiche e amici, lettrici e lettori de L’Ortis, un film del 1973 ritenuto tra i migliori di fantascienza degli anni Settanta: 2022: I sopravvissuti ( diretto da Richard Fleischer).

Il dipanarsi dell’azione è un po’ confuso, ma la tematica è in larga parte inquietantemente anticipatrice o predittiva (il termine profetico preferisco lasciarlo ai campi metafisici e religiosi). Oltretutto, vanta interpreti monumentali quali Charlton Heston o un Edward G. Robinson alla sua ultima, ma bellissima, interpretazione. E’ tratto dal romanzo di Harry Harrison Make Room.  

Nel 2022, la Terra è straordinariamente inquinata e sovrappopolata, non esistono più stagioni se non una eterna estate, il cibo scarseggia, il suicidio è appoggiato dalle leggi e assistito. A New York vivono 40 milioni di persone, divise in caste (pochi padroni e reali benestanti, servitori privilegiati ma pur sempre tali, e milioni e milioni di poveri che dormono per strada o in auto e mangiano schifezze di sovvenzioni governative).
Due poliziotti indagano sulla morte del dirigente di un’industria alimentare, e non sopravvivranno alla scoperta di uno sconvolgente segreto: il cadavere di chi muore è usato per l’alimentazione delle masse assistite; l’eutanasia svolge ormai una vera e propria funzione cripto-istituzionale.

Più che nella “fantascienza”, la pellicola rientra nel più intellettualmente riconoscibile genere della “distopia” (ovvero, della configurazione di una situazione spiacevole, anomala, innaturale, opprimente). Sono o sono state distopia, per rifarci a situazioni storicamente reali, le persecuzioni razziali o religiose, la chiusura ex lege dei culti e templi pagani se vista dalla prospettiva degli ultimi politeisti di Roma antica, ecc.; e, certamente, lo “stato di emergenza” in cui viviamo da ormai due anni quasi. Ma “distopie” ce ne sono tante altre e da anni, vero?

Sarà proprio perché il film si presta a certe riflessioni e comparazioni di questo genere, che è praticamente scomparso dalle programmazioni di emittenti, e che è irreperibile sulle piattaforme a pagamento quali Netflix o Amazon Prime.

Fu trasmesso dalla RAI nel 1984, da allora è scomparso dai “radar” televisivi; mai visto finora, nemmeno tra le caterve di DVD invenduti e offerti a pochi euro.

Mitico, visionario, coraggioso cinema degli anni Settanta.

A. Martino

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