6 FEBBRAIO 2022. UN PAPA OSPITE DEL SALOTTO TV DI FABIO FAZIO (DI SINISTRA E POLITICAMENTE CORRETTISSIMO). FINE DEL PAPATO.

L’evento sarà, anzi già è, semplicemente dirompente.

Papa Francesco (al secolo Jorge Mario Bergoglio) ospite domenica 6 febbraio, di Fabio Fazio a Che tempo che fa, sugli schermi di RAI 3.

Le più sincere congratulazioni a Fabio Fazio, che fa la Storia, e non solo della televisione: un papa ospite di un salotto televisivo come un qualunque vip, o artista o politico è un evento epocale che fa apparire la famosa telefonata di san Giovanni Paolo II a Bruno Vespa, un episodio del tutto irrilevante. Il sacerdote del Politicamente corretto otterrà l’ossequio del capo della Chiesa (post)cattolica: a casa sua. Forse, è anche un segnale in codice verso gli ambienti che oggi davvero comandano?

Sarà l’inizio di una serie di interventi e comparsate papali, magari anche presso televisioni private romane? Tra Prati e l’Aurelio (più o meno le aree attigue al Vaticano) probabilmente una vi ha sede.

Dopo l’intervista in esclusiva mondiale a Canale 5, la RAI (che tra l’altro in Vaticano ha da anni una emittente semiautonoma) sembra ottenere un abbondantissimo risarcimento.

Eppure, è la RAI che il laico CODACONS ha biasimato, e sembra denunciato, per la blasfemia di Achille Lauro sul palcoscenico dell’ Ariston. Blasfemia che ha suscitato un appassionato, quasi commovente,  j’accuse del vescovo locale (Mons. Guetta) e anche una nota sdegnata della CEI (nonché un balbettio de L’Osservatore Romano).

Probabilmente è un caso, difficilmente l’ospitata che prima di svolgersi già è la più famosa della Storia, è stata decisa tra un giorno e l’altro, eppure la logica parrebbe sempre quella, come fu per la levata di scudi dei vescovi per il protrarsi del divieto del culto durante la Quaresima e Pasqua 2020: intervenire per rassicurare il Potere laddove chi sul serio “ci crede” alza la testa verso di esso. Dialogare, sopire, smussare gli angoli, un cristianesimo tanto liquido da spargersi in mille innocui rivoletti che si asciugheranno ben presto al sole del Pensiero Unico.

Che la Croce non sia motivo di fastidio per nessuno, con innegabile conferma di una certa esilarante macchietta crozziana (il monsignore o cardinale che minimizza quella che porta appesa al collo spacciandola per un ottimista e buonista +).

Comunque sia, credo che il 6 febbraio (una domenica, come appunto cantata da Achille Lauro nella canzone la cui coreografia gli ha dato spunto per parodiare il Battesimo) si chiuda davvero la storia bimillenaria dei Sommi Pontefici, per “evolvere” nell’istituto di portavoce e coordinatore dell’episcopato cattolico mondiale, con inevitabili necessità mediatiche e di pubbliche relazioni. Un postpapa per il postcattolicesimo.

Aggiungo solo che Mario Draghi, finora, ha rilasciato mi pare una sola intervista a un giornalone, e rifugge dagli studi televisivi, compreso il semi istituzionale Porta a porta. Sa bene cosa deve fare, e non ha bisogno di fornire chiarimenti e rispondere alle domande di nessuno.

A. Martino

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