RAPIMENTO DI ALDO MORO: UNA LEZIONE STORICA CHE IL GOVERNO UCRAINO NON HA COMPRESO

Nella giornata in cui gli italiani ricordano l’anniversario del rapimento dell’On. Aldo Moro, avvenuto a Roma il 16 marzo 1978, il mio pensiero non può che volare, per osmosi, verso ciò che sta accadendo tragicamente in Ucraina.

Infatti, come ho sempre sostenuto, il mondo era diviso in “blocchi” durante la Guerra Fredda ed è – al di là di quello che ci hanno voluto far credere fino all’altro ieri – diviso ancora oggi in blocchi,  con le relative sfere d’influenza.

Se di ciò ne ho contezza io, che sono un semplice cittadino, ne sono certamente a conoscenza tutti i Capi di Stato e leader politici mondiali, ivi compresa la classe dirigente ucraina.

Infatti l’On. Aldo Moro morì, dopo 55 giorni di prigionia, non certo a “causa del freddo” ma per le sue posizioni non rigidamente atlantiste, in quanto egli risultava essere:

  1. Intenzionato a coinvolgere il Partito Comunista Italiano (cioè il maggior partito comunista d’occidente) all’interno dell’allora compagine di Governo;
  2. In politica estera, aperto a un maggior dialogo con il mondo arabo, realtà, quest’ultima, all’epoca dei fatti, più vicina al Patto di Varsavia che al blocco occidentale.

Dunque, posizioni, queste, che potevano essere considerate vere e proprie eresie, se non addirittura follie, per quei tempi, e che fecero si che la mano dei brigatisti si abbattesse, indisturbata, come una “mannaia”, sul collo dell’esimio professore.

Quindi, chi ha orecchi per intendere intenda, nulla è cambiato: ieri non si è permesso di modificare l’ordine ad ovest, oggi, allo stesso modo, non si consente di modificare l’ordine ad est … solo, dopo  44 anni, ci si attenderebbe che la storia sia stata abbondantemente studiata e compresa, ed invece dobbiamo constatare che, ahimè, i leader, continuano a compiere gli stessi errori con superficialità, salvo poi, in questo caso, far pagare il conto non solo a loro stessi, ma, ad un intera popolazione inerme.

Lorenzo Valloreja

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