CERTI SERVI DEGLI ATLANTISTI NON SI PREOCCUPANO DELLE ASCENDENZE DEL BATTAGLIONE AZOV MA VANNO FACENDO LE PULCI AGLI ALPINI E QUESTO PERCHE’: CE LO CHIEDE L’EUROPA!

Ormai è evidente, il processo d’integrazione europeo, con relativo esercito comune, non prevede il mantenimento di alcune organizzazioni combattentistiche e d’arma, ultime baluardo di uno Spirito Nazionale che, per questi poteri esogeni, definire obsoleto sarebbe solo un eufemismo.

In principio fu messa sotto la lente d’ingrandimento la “Folgore”, per la quale, qualche traditore della Patria arrivò e chiedere anche la soppressione dell’intera Brigata Paracadutisti.

Motivo della proposta choc?

La “Folgore” e con essa la propria associazione d’arma, è un pericoloso covo di fascisti.

Ora invece è il turno del Corpo degli Alpini e domani, quasi sicuramente, toccherà ai Bersaglieri.

Ma come mai gli alpini sono sotto l’occhio del ciclone?

Perché, nell’ultimo raduno di Rimini, numerosissimi sono state le denunce per molestia.

A quanto pare, nel 2022, un gran numero di alpini, palesemente alticci come nella migliore tradizione della “ciuca”, hanno molestato con epiteti, allusioni e non solo, bariste e donne in generale.

Detto ciò una domanda sorge spontanea: Ma come è possibile che gli alpini, giusto quest’anno, sono impazziti?

Queste molestie, o presunte tali, si sono manifestate solo in questa edizione o anche in altre?

Sicuramente la risposta esatta è la seconda ed allora perché è scoppiato adesso questo bubbone?

Certamente molto è dovuto al fatto che la società, grazie ad una diversa considerazione della donna ed alle apposite leggi emanate per la tutela delle stesse, è cambiata, ma molto è da addebitare anche al fatto che, in questa occasione, si è deciso di dare voce a chi, pur presentando denuncia in passato, fino ad ora non aveva mai trovato soddisfazione mediatica.

Ed ora, questa legittima protesta, poteva essere utile e lo è stata, per chi vuole buttare il bambino con tutta l’acqua sporca.

Il progetto, in definitiva, parte da lontano.

Ricordiamo infatti la polemica sorta esattamente una settimana fa riguardo la decisione di istituire, per il 26 gennaio di ogni anno, una giornata degli alpini. Data, questa, che ricorda la battaglia di Nikolaevka: un’impresa militare, del 1943, connotata da indiscutibile coraggio e sacrificio, condotta però all’interno di una guerra di aggressione dell’Italia fascista, al fianco della Germania nazista, contro la Russia di Stalin.

E giù, dunque, a spalare letame, ma la storia è storia, e non possiamo piegarla ai nostri capricci o al politicamente corretto, però così è, a quanto pare, quando anche il sacrificio delle “Penne Nere” e la loro indiscutibile capacità d’aggregazione, possono essere d’ostacolo allo smantellamento dell’istituzione statuale italiana.

Lorenzo Valloreja

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