IL SENNO DI POI

“Il senno di poi è una scienza esatta!”. Questa arguta citazione di un umorista di cui non ricordo il nome mi è tornata alla mente all’indomani della tornata elettorale del 25 Settembre. Perchè come tutti sappiamo i tre giovani partiti antisistema non sono riusciti a centrare l’obiettivo del 3% per poter entrare in parlamento. D’altro canto è curioso notare che la somma dei votanti di ogni singolo partito avrebbe permesso di superare tranquillamente la soglia del sopramenzionato 3%. Ecco perché, appunto, il senno di poi è una scienza esatta. Se i leader dei tre partiti avessero intuito l’esito delle votazioni si sarebbero fusi in unico simbolo? Non lo sapremo mai. Purtroppo la Storia non si fa con i “se” e con i “ma”. Intanto si raccolgono i cocci e ci si lecca le ferite.

E le cause di questa indiscutibile debacle sono molteplici.

Prima di tutto il tempo risicato per raccogliere le firme e organizzare la campagna elettorale. Tre mesi scarsi a disposizione e tra l’altro in piena Estate con temperature africane. In secondo luogo la scarsa, se non nulla, visibilità nei media mainstream. Addirittura nelle schede destinate agli italiani residenti all’estero i simboli di Italia Sovrana e Popolare, Italexit e Vita non comparivano affatto. E come se non bastasse si son dovute registrare, purtroppo, delle schermaglie tra candidati dei vari partiti antisistema condite da rancori, recriminazioni e lavaggio di panni sporchi in pubblico. Spettacoli che certo non hanno giovato all’immagine dei suddetti partiti. Alla faccia del motto: “Marciare divisi per colpire uniti!”…

Ma penso che uno dei principali fattori che ha impedito ai giovani partiti di entrare in parlamento sia stato il notevole astensionismo, attestatosi sul 36%. Infatti da più parti si dice che se l’astensionismo fosse un partito a tutti gli effetti avrebbe vinto le elezioni politiche a mani basse.

E a tal riguardo penso che in futuro queste elezioni così anomale saranno oggetto di studio per tanti psicologi e sociologi.

Infatti se ci pensiamo bene i tre simboli che avrebbero dovuto incanalare il dissenso sono nati per dare una forma e un senso politico alle centinaia di migliaia di uomini e donne che si sono riversati nelle piazze italiane per manifestare il proprio sdegno nei confronti di una  dittatura socio sanitaria che ha imposto, tra le altre cose, obblighi vaccinali, passaporti verdi e sciagurate politiche economiche.

Ebbene in tanti, tra i quali il sottoscritto, hanno dato per scontato che quella rabbia, quella forza di piazza potesse confluire nei tre partiti sopramenzionati. Invece non solo la disaffezione degli italiani per la politica è aumentata in modo esponenziale ma addirittura si è visto che tanti leader e tanti sostenitori delle piazze si sono messi a remare contro le proposte politiche del dissenso. Adducendo le più svariate ragioni. In sintesi, secondo costoro, la politica italiana è ne più ne meno che un escremento e chiunque se ne accosti, pur con le migliori intenzioni, rimarrà inevitabilmente lordato.

Ora un’osservazione personale. La quasi totalità dei propugnatori di questa teoria sono ex sostenitori ed elettori del M5S. Quindi mi pare ovvio che stiamo parlando di persone che si sono sentite profondamente tradite e ferite nell’orgoglio per i fatti che conosciamo benissimo. Però se un uomo, in seguito ad una delusione amorosa, non può affermare che tutte le donne sono [omissis] così tanti uomini, in seguito a delusioni politiche, non possono affermare che tutti i politici siano altrettante [omissis]! E devo dire che questa sorta di equazione, a mio parere semplicistica e infantile, è stata formulata da persone che ho sempre seguito sul web con grande piacere poiché persone intelligenti e fondamentalmente di buon senso. Ma, premettendo che rispetto le idee e la buonafede di chiunque, a tutt’oggi mi sfugge la logica di un ragionamento che ha iniziato a diffondersi a ridosso delle elezioni appena concluse. In pratica da più parti si è iniziato ad affermare che non andando a votare in massa il governo avrebbe capito di non rappresentare più la maggioranza degli italiani e, di conseguenza, si sarebbe inevitabilmente sentito “delegittimato”. Sarebbe come una donna che, per una serie di svariate ragioni, stia per essere posseduta da un uomo molesto ma tenga a precisare :”Avrai il mio corpo ma non il mio cuore!”. Intanto il corpo è stato violato a prescindere… Ma a parte il fatto che le elezioni politiche non richiedono alcun quorum come i referendum, siamo davvero certi che personaggi capaci di vendere la mamma per una poltrona possano realmente rimanere turbati da una notevole percentuale di astensionismo? Inoltre non dimentichiamo il noto episodio nel quale una candidata del PD ottenne la maggioranza in un collegio di Roma con il 90% di astensionismo.

Quindi ripeto. Non nego la buona fede di chi per scelta non è andato a votare però mi risulta incomprensibile l’atteggiamento di noti personaggi del web e sedicenti “influencer” appartenenti all’area del dissenso che hanno apertamente invitato gli italiani a disertare il voto. In nome di una presunta “purezza” dei movimenti di piazza che si corromperebbero irreversibilmente a contatto con la politica, come detto prima. E non voglio dire che i personaggi sopramenzionati siano dei gatekeepers. Dico solo che sono degli idealisti accecati dall’utopia secondo la quale le cose in Italia possano cambiare bypassando l’agone politico, affidandosi unicamente alle piazze. 

Nessuno ha mai creduto di poter vincere le elezioni però riuscendo a entrare in parlamento si sarebbe potuta creare quella situazione nella quale un minuscolo granellino di sabbia è in grado di inceppare un ingranaggio perfetto e ben oliato.

Gettare una bomba a mano nella trincea del nemico sicuramente non farà vincere la guerra ma la battaglia almeno si è combattuta. E mentre quelli che non si sono sporcati le mani, dopo il 25 Settembre, si sono specchiati beandosi di ritenersi i più puri tra i puri, ce ne sono stati altri che, sempre guardandosi allo specchio, hanno potuto esclamare: ”Ho fallito ma comunque ci ho provato!”

Alessio Paolo Morrone

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