UN CATTOLICO E DISSIDENTE ALLA TERZA CARICA DELLA REPUBBLICA (CHE CI VUOLE SUDDITI OMOLOGATI, NON CITTADINI).

Il leghista Lorenzo Fontana eletto alla presidenza della Camera dei deputati è un vero cattolico, non un postcattolico. Crede ardentemente nel primato morale della famiglia “tradizionale”, che io preferisco definire naturale. Dicono che reciti cinquanta Ave Maria al giorno (forse alludono alla pia quanto sana pratica del Santo Rosario che, è scientificamente dimostrato, aiuta la regolarità cardiaca).

Ha sempre osteggiato ogni pretesa e istanza LGBT (sua maggiore e più scandalosa colpa). Una volta disse che a Papa Francesco preferiva il cardinale Burke. Nel suo discorso di insediamento ha però citato il papa venuto da Buenos Aires (sono necessari i buoni rapporti col Vaticano, anche se quando costui si sforza di dire “qualcosa di cattolico” immediatamente si alzano i muri come quando si permise al termine dell’intervista con Fabio Fazio, di nominare Gesù Cristo). Ha citato comunque e ahimé più coerentemente, San Tommaso D’ Aquino e il beato Carlo Acutis che esortava a non vivere “come fotocopie”.

Un umo di indubbio spessore morale e spirituale (che non può quindi, che essere anche “filoputiniano”), e destinatario di vero e proprio odio sistemico per la sua diversità e pulita coerenza ideale. Forse, in fin dei conti, innocuo se vorrà tenersi la poltrona, ma tanto basta. E’ un non conforme, viene dalla dissidenza. E’ un baciapile e un mezzo fascista di m. Punto e basta. I media main stream vomitano rabbia per la prima poltrona di Montecitorio usurpata da un “omofobo”. Dopo il “fascista” Ignazio La Russa (dal comportamento straordinariamente signorile e affettuoso verso Liliana Segre presidente del Senato pro tempore), arriva il “cattolico regressivo” e “intollerante”, come ha detto Cecchi Paone. D’altronde, già nel 2018, alla nomina ministeriale di Lorenzo Fontana nel primo governo Conte, si strapparono le vesti.

Francamente disgustosa l’ipocrisia di Vincenzo De Luca, che quando vuole, sa rendersi davvero detestabile: ha detto che Ferdinando II di Borbone al suo confronto era un rivoluzionario, gli ha dato del troglodita. Incredibile ipocrisia; da un simile soggetto, così ruspante e macho di scuola italostalinista, quale credete che sia l’apprezzamento per i “recchioni”? Povero Ferdinando II invece, se sa lì dove la sua anima si trovi, in che mani la sua Napoli sia finita.

Anzi, a proposito di re e monarchie varie. Perdonatemi la franchezza  e dissentite quanto volete, però sono proprio stanco di questa repubblica che in quanto tale dovrebbe garantire la libertà di pensiero e l’eguaglianza, ma che in realtà conosce ormai solo figli e figliastri. E i secondi tali restano, anche quando vincono le elezioni. Sistema alla tedesca, alla francese, all’americana? E perché no, all’inglese?

Vi era più rispetto nel Regno d’Italia per i repubblicani, che nella Repubblica italiana per chi dubita di un vaccino, e crede che si nasca e si resti o maschio o femmina.

A. Martino

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