ALEXANDR DUGIN: “SE L’AUTOCRATE FALLISCE, DEVE PAGARE”.

Alexandr Dugin è estremamente critico verso la ritirata russa da Kherson (e diciamolo, sono alquanto eufemistico). A titolo strettamente personale, sono d’accordo con lui, anche se le allusioni alle conseguenze su Putin dell’esito sostanzialmente fallimentare delle operazioni militari sono pesanti e fisicamente minacciose. Chiedo però di considerare il pensatore russo anche come un padre che, sull’ Ara Victoriae del suo popolo, ha immolato l’adorata figlia con stoica sopportazione.

Il post che qui riproduciamo totalmente, è stato rimosso sulla Rete poco dopo la sua pubblicazione.

Ringraziamo per la ottima (e quindi tempestiva) traduzione di esso Lorenzo Maria Pacini di Idee&Azione.

Una città russa, la capitale di una delle regioni russe – come Belgorod, Kursk, Donetsk o Simferopol – è stata consegnata. A chi non è russo forse potrebbe non interessare. I russi ora stringono i denti per il dolore, piangono e soffrono come se il loro cuore fosse stato strappato e i loro figli, fratelli, madri e mogli uccisi davanti a loro.

Che senso ha l’autocrazia, che è quello che abbiamo? Diamo al Sovrano la pienezza assoluta del potere, ed egli ci salva tutti – il popolo, lo Stato, la gente – in un momento critico. Se si circonda di spiriti maligni o sputa sulla giustizia sociale, è spiacevole, ma accettabile solo se ciò salva; e se non lo fa? Poi lo attende il destino del “re delle piogge” (vedi Frazier). L’autocrazia ha un lato negativo: pienezza di potere in caso di successo, ma anche pienezza di responsabilità in caso di fallimento.

Come uscire dalla situazione? Passare immediatamente da un governo sovrano a un governo commissariale, cioè introdurre l’idea russa. Il sovrano attuale l’ha quasi fatto, ma solo quasi e Kherson non si è quasi arresa, si è arresa del tutto. Nessuna lamentela su Surovikin, non è un politico, è responsabile dell’aspetto tecnico del fronte. Il colpo non è diretto a lui. È un colpo per voi-sapete-chi. E non saranno più le pubbliche relazioni a salvare la situazione. In una situazione critica, le tecnologie politiche non funzionano affatto. La storia parla oggi. E pronuncia – per noi – parole spaventose.

Questo non è un tradimento, è un passo verso l’Armageddon. Le condizioni dell’Occidente vincente, questa civiltà di Satana, non saranno mai accettabili per Mosca. Ciò significa che rimarranno da usare le TNW e le SNW (armi nucleari tattiche e strategiche). È forse la fine?

Sotto la pressione delle circostanze (ed è molto brutto che sia così, è terribile) abbiamo fatto una serie di correzioni politico-militari nella conduzione della SMO (il perché così tardi è una questione a parte), ma questo (finora) non ha avuto alcun effetto. L’ultima risorsa è l’ideologia. Una vera, non la roba fasulla come qualcuno, spaventato a morte da una rivolta della realtà, sta cercando di infilare.

Basta con i giochetti: è il tempo dell’idea russa. È stupido puntare alla distruzione totale dell’umanità solo per paura dell’idea russa, della nostra ideologia. Non c’è altro modo. Le autorità russe non possono arrendersi a nient’altro, il limite è stato raggiunto e mancano mezzi puramente tecnici per la Vittoria.

La guerra deve diventare una guerra di popolo a tutti gli effetti, ma è proprio questo tipo di persone – russe! – che dovrebbero diventare lo Stato, non certo come è ora.”

A. Martino

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