QUALCUNO IN ITALIA GRIDA: “HA STATO PUTIN!”, MA, FORTUNATAMENTE, IL VENTO INESORABILE DELLA PACE, SEMBRA SOFFIARE PIU FORTE CHE MAI.

Sul presunto lancio di missili russi contro la Polonia, per una volta tanto, la ragionevolezza ha vinto sull’irrazionalità e così, al di là della presa di posizioni di qualcuno che subito ha gridato al “ha stato Putin!”, il lento ma inesorabile processo di pace sembra non essersi interrotto.

D’altronde, come ha affermato Lavrov a Bali l’altro ieri: “Il mondo sa che la guerra in Ucraina è stata provocata dagli Stati Uniti” e quindi è normale che Washington detti i tempi, per se stessa, per i propri alleati e per gli Stati Clienti come l’Ucraina.

Se la Casa Bianca ha deciso di trattare, Kiev, al netto delle sparate di Zelensky e dei droni iraniani che colpiscono ancora il territorio ucraino, deve sedersi al tavolo, punto e basta!

In fondo ciò che si era proposto Biden l’ha ottenuto a mani basse:

  • Le elezioni di medio termine negli Stati Uniti si sono tenute con un risultato tutto sommato soddisfacente rispetto ai foschi scenari iniziali;
  • L’Europa, grazie alle sanzioni alla Russia, è uscita politicamente più divisa che mai ed economicamente morta;
  • Le tecnologie NATO hanno saggiato a sufficienza lo stato di salute dell’esercito russo:
  • La penetrazione energetica russa in Europa è stata fortemente ridimensionata favorendo, al contrario, una potenziata influenza statunitense nel vecchio continente.

Dunque perché non fermarsi prima che la crisi globale leda anche gli States?

Ciò è talmente vero che, ha differenza dei mesi passati, quando il capo della diplomazia russa si è trovato a tenere un discorso ufficiale in pubblico, come nel caso del “G20” di Bali ed al vertice “Asean”, di Phnom Penh in Cambogia, nessuno degli altri attori internazionali si è permesso di alzarsi ed abbandonare l’aula.

Addirittura, in Cambogia, tre giorni fa, Lavrov si è permesso di tenere una “filippica” contro la NATO alla Presenza di Biden stesso, e quest’ultimo è rimasto in silenzio, seduto, ad ascoltare tutto il discorso del Ministro degli Esteri Russo, senza batter ciglio.

Eppure l’intervento del Capo della diplomazia di Putin non è stato proprio leggerissimo nei confronti del Patto Atlantico, infatti ha affermato: “La Nato non sta più dicendo di essere un’alleanza puramente difensiva. Era difensiva quando esistevano l’Unione Sovietica e il Patto di Varsavia. Da quando non ci sono più né il Patto di Varsavia, né l’Unione Sovietica, non è chiaro da chi debbano difendersi: hanno spostato più volte questa linea di difesa vicino ai nostri confini e ora al vertice di Madrid di quest’estate hanno annunciato di avere una responsabilità globale e che la sicurezza dell’area euro-atlantica e quella della regione Asia-Pacifico sono indivisibili“, in altri termini, sempre secondo Lavrov, gli occidentali “affermano che giocheranno un ruolo di primo piano qui e la cosiddetta linea di difesa è già stata spostata nel Mar Cinese Meridionale”.

Perciò, se le cose stanno così, e ci si muove ormai con estrema franchezza, che utilità avrebbe avuto mai la Federazione Russa nel colpire il suolo polacco e quindi di un Paese NATO?

Era evidente fin dal primo minuto che non poteva essere stato Putin a far colpire la Polonia, ma se esplosione vi è stata, come comprovato dalle due sfortunate vittime, questa non poteva che essere addebitata ad un mero incidente e non ad un atto ostile.

Ma si sa, per talune persone come la Meloni, in questo momento storico, fa sempre comodo dare sempre e comunque la colpa al Cremlino. Infatti, secondo Palazzo Chigi: “Si tratta, in ogni caso di un’ulteriore conferma della gravità e delle conseguenze della ingiustificata aggressione russa nei confronti dell’Ucraina”, d’altronde, è proprio il caso di dirlo, per la leader di Fratelli d’Italia, l’Asse con Varsavia “val bene una messa”, anche se i polacchi sembrano, anche in questa occasione, più moderati e realistici di noi.

Lorenzo Valloreja

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