A CINQUANTADUE ANNI DAL TENTATO GOLPE BORGHESE, L’EUROPA DEI PRINCIPI E DEI RE ANCORA RIESCE A SPAVENTARE IL MONDIALISMO. TENTATIVO MONARCHICO…. IN GERMANIA!

Il presunto super complotto (un conto è una operazione di polizia, un altro delle eventuali condanne giudiziarie anche se ignoro il livello di affidabilità della magistratura tedesca) volto addirittura a restaurare in Germania l’ordine monarchico, è all’apparenza e indubbiamente, di un velleitarismo estremo.

Al suo confronto, non solo il progettato golpe Borghese del 1970 (anche qui un principe anche se non reale come il tedesco Heinrich), ma anche il precedente piano Solo (nel senso di realizzato solo dall’Arma dei carabinieri nei desiderata del generale Di Lorenzo, tra gli ultimi alti ufficiali col monocolo all’occhio, lo stile è l’uomo…) erano cose assai più serie e strutturate.

Ma come si può pensare di sovvertire, con qualche attentato e qualche azione eclatante quale l’occupazione del Bundestag, un apparato di potere centrale nel sistema euroatlantista quale il regime della Repubblica federale tedesca (tra le prime potenze economiche del mondo)? E’ pur vero che non tutti i colpi di stato o rivoluzioni varie hanno successo perché straordinariamente organizzati e strutturati: basti pensare al successo, nel 1974, della cosiddetta rivoluzione dei garofani in Portogallo, supportata solo da una parte delle forze armate ma sostenuta da larga parte della popolazione che scese in piazza.

Però si pensi al clamoroso insuccesso nel 1981 del tenente colonnello Antonio Tejero Molina che benché avesse pronunciato in piene Cortes in seduta lo storico «¡Quieto todo el mundo!» con tanto di colpi di pistola verso il soffitto, e non privo dell’appoggio di parte dei comandi militari, non tenne conto di un particolare di non scarso conto: e cioè che Re Giovanni Carlo (o Juan Carlos) aveva ormai deciso, dietro garanzia di un buon appannaggio e della sopravvivenza ornamentale della Corona, lo smantellamento della Spagna cattolica e postfranchista con sua consegna all’ Unione europea e al mondialismo ateizzante.

Insomma, Enrico XIII von Reuss principe di Assia (abbrevio con meschinità e superficialità borghesi la pletora dei suoi titoli e predicati) è stato probabilmente sprovveduto e ottimista, come troppo spesso lo sono gli idealisti. Ma non è un pazzo, o un appassionato di “complottismo” capace di coagulare attorno al suo improbabilissimo trono monarchici ovviamente, ma anche neonazisti o frange di dissidenti totali come i no vax.

Questo caleidoscopio di idee, che per il main stream dovrebbe additare al pubblico ludibrio una pericolosa “corte dei miracoli” di disobbedienti e non sottomessi, merita invece rispetto proprio per la sua variegatezza e disperato radicalismo: ci si tolga il cappello dinanzi a un anziano e sfortunato gentiluomo, che se la Storia fosse andata diversamente, ora dovrebbe sedere sul trono federale di Assia, al posto di qualche politicante affarista eletto grazie alla pantomima delle “libere e democratiche elezioni”. La sua passione per l’eredità degli avi che non lo ha fatto rassegnare a vivere da guardiano di museo, lo ha portato a farsi scortare fuori casa, “mascherinato” ma con occhi tristi, da poliziotti che però, nonostante la potenza del loro apparato, preferiscono non svelare i loro connotati.

Tale eredità nella sua declinazione più moderna era il sistema monarchico-federale di Germania che resse il Reich dal 1871 al 1918, garantendo identità e interessi locali pur nel quadro della preponderanza, all’ interno e verso l’estero, della Prussia il cui re aveva il titolo imperiale di Kaiser e capo della federazione: davvero, più o meno una versione monarchica del federalismo statunitense con la differenza che lì il presidente non è governatore di alcun stato. Sappiamo bene a quali scompensi la Germania, e indirettamente il mondo, andò incontro con la fine repentina di questo originale sistema, quando il mondialismo del 1918 (i vincitori della prima guerra mondiale, quelli veri non gli invitati al tavolo come purtroppo l’Italia) furono intransigenti nel proclamare il non voler negoziare con l’ “autocrazia”.

Da ridere poi, se il contesto non fosse poi drammaticamente reale, la probatio probata della follia ideologica del complottismo del principe di Assia: cioè che dal 1945, con la fine del Reich (se terzo, poco conta da questo punto di vista), la Germania non sarebbe più realmente indipendente, ma governata da una occulta “cupola” dei vincitori mondialisti della seconda guerra mondiale. Per noi de L’Ortis questa è addirittura una banalità, valida ad esempio per il Giappone (se così non fosse, che ammiratore di Mishima sarei)?

E per l’ Italia….beh, per favore, tollerate che non scriva quello che penso….

Insomma, in Europa l’idea monarchica va oltre il folclore acchiappaturisti, non solo non è morta, ma crea dispiaceri (vedi sotto sotto la Brexit) e persino tenta (per la verità sorprendendomi) la Vandea del ventunesimo secolo in uno dei paesi apparentemente più sradicati e mondializzati come la Germania.

A. Martino

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