L’ EUROFIGHTER TYPHOON PRECIPITATO A MARSALA. UN GRAVE LUTTO E DANNO PER L’ AERONAUTICA MILITARE, SPERANDO CHE QUALCUNO ABBIA PIETA’….

Nell’estate del 2005, transitavo sulla strada che da Cassino porta a Sora assieme alla mia futura moglie, quando una brusca sterzata imposta alla mia auto di tipo sportivo e a trazione posteriore (particolare tecnico in certi frangenti pericolosissimo, non so se ne esistano ancora) stava per esserci fatale.

Invece così il destino (o la Provvidenza) non volle: la nostra ora, chiaramente, non era quella; vidi per la prima (e spero, ultima) volta il lampo dell’apertura dell’airbag e ci schiantammo, miracolosamente illesi, contro un guardrail che, impedendoci di precipitare nel sottostante fiume Liri, fece egregiamente il suo lavoro. Anche la polizia stradale lo fece, rincuorandoci umanamente e definendoci miracolati. Redasse comunque, il suo regolare verbale riportando, credo, la mia affermazione per cui un sorpasso azzardato nel senso di marcia opposto, mi aveva costretto alla nefasta manovra.

Dopo qualche mese, però, alla mia assicurazione di r.c. auto arrivò la richiesta dell’amministrazione competente di risarcire il guardrail ormai inservibile, da me distrutto non certo per vandalismo, e che in fondo, ripeto, aveva ben espletato la sua funzione. Non avevo afferrato il reale senso di quel verbale (che dovetti, credo, firmare). Non era il resoconto di una tragedia scampata, ma piuttosto la preparazione di una nota spese. Nessun risentimento verso gli operatori della polizia stradale: fecero il “loro dovere”, o più prosaicamente, ciò per cui sono pagati.

Però pur in età ormai non proprio giovanile e con tanto di laurea giurisprudenziale, iniziai a rendermi conto delle reali dinamiche giuridiche della vita quotidiana, nonostante i romantici ed emozionanti principi dei miei studi universitari; e di come per lo stato, il singolo privato cittadino, cambiando a seconda di paesi e regimi questo o quel dettaglio o norma, sia sostanzialmente niente e nessuno. L’umanità di chi è in divisa o svolge pubblica funzione rende simpatici, addolcisce e indora la pillola, ma lascia sempre spazio all’ intransigenza di fondo. Ci saranno sempre belle parole e belle maniere dalle parti dell’“Occidente liberale e democratico”, ma se si tratta di battere cassa, il nome e cognome, il tuo volto, la tua storia, il tuo dolore o la tua gioia lasciano immediatamente il posto al codice fiscale (una delle più letteralmente disumane trovate della storia umana).

Ma perché vi sto tediando con fatti miei di diciassette anni fa?

Sappiate che un jet militare intercettore da caccia “Eurofighter Typhoon” costa 63 milioni di dollari benché prossimo al pensionamento, ed è prodotto da un consorzio di quattro colossi del settore “aerospaziale” leggasi militare (almeno anche), compresa la nostra Leonardo. Esso può raggiungere la velocità di 2500 kmh. Una sua ora di volo costa duemila euro. E’ concepito per disputare la assoluta supremazia aerea, verso non solo i diretti “competitors” russi ma anche verso i “soci” americani. Può portare 6500 kg di armamenti ed equipaggiamenti esterni (serbatoi, condotti vari e innanzitutto missili aria-aria, un cannone Mauser cal.27 etc). Insomma, la più munita schiera di bunker o russi o ucraini difficilmente pareggia questi valori, apparendo una specie di Vallo di Adriano.

Il 13 dicembre uno di questi super velivoli, pilotati dal trentatreenne sfortunato capitano Fabio Antonio Altruda con centinaia di ore di volo di esperienza, si è, con apparente incomprensibilità, schiantato sul terreno attorno Marsala mentre stava rientrando all’aeroporto di Birgi dopo un volo di addestramento. Ad ottobre si era chiusa la sua missione di pattugliamento dei cieli polacchi nel contesto NATO e della tesa situazione internazionale, dove l’ Italia ha impegnato altri tre Typhoon.

Sono in corso i più accurati accertamenti sul suolo circostante la base e il punto della sciagura, si scandaglierà la scatola nera, si compirà l’autopsia sui resti del capitano Altruda, e così via. Messaggi di cordoglio e condoglianze dei più alti vertici militari e civili. Ma anche apertura di una indagine della magistratura, il cui esito forse sarà segretato.

E se alla fine di tutta la “danza macabra”, riscontrata una qualche responsabilità anche colposa del pilota, lo stato volesse rivalersi sugli eredi per l’immenso danno erariale e militare?

L’immensa sproporzione che presumibilmente vi sarebbe tra il danno suddetto e l’ottenibile dalle casse dello stato (centomila euro, cinquecentomila, un milione?) dovrebbe suggerire quella forma di buon senso che spesso è la misericordia cristiana.

Ma dato che lo stato è pronto a farsi risarcire guardrails messi lì per salvare la vita dei cittadini (e contribuenti) che vanno a sbattervi, anche se, non ne dubito, costoro nell’incidente dovessero perirvi, non ci scommetterei…..

A. Martino   

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