PER IL MADE IN ITALY E’ ORMAI “GAME OVER” … EPPURE!

Tutte le criticità di questa Unione Europea, da me ampiamente pubblicizzate in passato, si stanno ora palesando, agli occhi dei più, con una violenza inaudita, ma, nonostante ciò, le nostre istituzioni e, in generale, tutta la classe politica di questo Paese, sembrano restare imbelli di fronte a cotanta prepotenza: dalle direttive green, lesive della stragrande maggioranza del patrimonio  immobiliare italiano, all’inflazione galoppante, dovute alle sanzioni alla Russia (la questione energetica, infatti ruota tutto intorno a quell’asse), alle farine d’insetti, alle politiche contro il vino e gli altri prodotti enogastronomici targati Made in Italy.

E pensare che, esattamente un mese fa – per una battuta cinematografica improvvida di Cristian De Sica il quale apostrofava il vino abruzzese come “una m…a!” – in quel della terra di d’Annunzio si scatenò un putiferio con addirittura l’intervento delle maggiori istituzioni locali e delle cantine sociali … oggi, invece, che, non a dire, ma, a fare un azione altamente lesiva nei confronti di una nostra eccellenza è una Nazione canaglia – in quanto risulta essere il più grande paradiso fiscale tra i Paesi UE, e quindi a danno di tutte le altre Nazioni Comunitarie – con, chiaramente, l’avvallo di Bruxelles, nessuno muove una seria rappresaglia … alla faccia del sovranismo, patriottismo e di tutte le belle parole di cui ci si possa riempire la bocca.

Dunque cos’altro dovrà accadere affinché il nostro Paese, come la Gran Bretagna, scelga la via dell’ItalExit?

Vi è ancora bisogno di altre prove per comprendere che questa Europa è irriformabile?  

Lorenzo Valloreja

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