SANREMO SARÀ PURE SANREMO MA NOI MICA SIAMO TONTI!

Noi de l’Ortis non siamo mai stati bacchettoni in merito alle cosiddette spese di rappresentanza che la nostra Nazione deve sostenere per apparire sempre al TOP.

Così, negli anni passati, mentre gli altri ragliavano affinché il nostro Presidente della Repubblica o il Presidente del Consiglio non avessero auto di rappresentanza o si recassero a lavoro con i mezzi pubblici, come se fossero comuni cittadini, noi siamo sempre stati dell’avviso che, ad esempio, il Primo Cittadino d’Italia non può, nel 2023, avere ancora quale principale mezzo di rappresentanza una vecchia Lancia Flaminia che, se pur prodotta in soli 4 esemplari, è pur sempre del 1961.

Egli rappresenta a livello internazionale il nostro Paese, ognuno di noi, e, in virtù di questo, ad esempio, la Ferrari, piuttosto che la Lamborghini, così come la Maserati, dovrebbero realizzare un modello cabrio per il Quirinale, un esemplare unico, che, nel momento in cui fosse chiamato a sfilare, indichi incontestabilmente il primato culturale, tecnologico, artistico del nostro Paese nel mondo.

Allo stesso modo, il Festival di Sanremo che è un evento mondiale – sono infatti ben 17 le Nazioni che quest’anno seguono il festival: l’Albania, la Bosnia Erzegovina, la Bulgaria, la Croazia, la Finlandia, la Germania, il Kossovo, la Lituania, la Macedonia, il Montenegro, la Romania, la Russia, la Serbia, la Slovenia, la Svizzera, la Turchia e l’Ucraina – deve essere perfetto non solo perché, è esso stesso un biglietto da visita per il nostro Paese, ma, anche perché, è realizzato con i soldi pubblici, in quanto la RAI, che è un Azienda di Stato, viene foraggiata attraverso il canone, il quale, a sua volta, viene pagato per mezzo delle bollette della luce.

Ora se questa è la premessa, al netto di Blanco che ha distrutto gli addobbi floreali, il delirio di Benigni che, ieri sera, ha francamente parlato per ovvietà e luoghi comuni, ed il successivo “pippotto” della Ferragni, ciò che non è assolutamente accettabile in questa edizione sono i compensi dati ai conduttori ed ai concorrenti.

Nello specifico, Amadeus riceve, per ogni singola serata, un compenso che si aggira, con molta probabilità, intorno ai 70mila Euro, cioè qualcosa che, per questa kermesse, è costata alla collettività, complessivamente, circa 350mila Euro.

A questa cifra, però, dobbiamo anche aggiungere i 300mila Euro di Morandi, i 50mila che la Ferragni ha già dichiarato di voler devolvere in beneficenza, i 25mila che dovranno essere dati a Francesca Fagnani per la seconda serata, gli ulteriori 25mila per la terza serata con Paola Egonu, e gli ultimi 25mila di Chiara Francini che, coocondurrà il festival insieme ad Amadeus, durante la quarta serata.

Ora, se a tutti questi soldi aggiungiamo anche i rimborsi spese dei 28 cantanti in gara, cioè i famosi 48mila spettanti a ognuno di loro, ci renderemo immediatamente conto di come questa manifestazione sia costata, a noi contribuenti, più di 2 milioni di Euro.

Certo non abbiamo ancora raggiunto i record registrati con Panariello nel 2006 e Bonolis nel 2009, quando, questi due presentatori, si portarono a casa qualcosa come 1 milione di Euro a testa, ma poco importa, specie in questo momento storico dove l’inflazione sembra non volere fermare la propria ascesa, la guerra impazza in Ucraina, il terremoto in Turchia e Siria, giusto 48 ore fa, sembra aver mietuto più di 20 mila vittime e la gente non sa letteralmente come pagare le bollette della corrente.

Le stesse bollette, come abbiamo detto pocanzi, con le quali si finanzia anche Sanremo.

È quindi immorale, al di là di come la si pensi, continuare a mungere le mammelle di “Mamma Rai” per manifestazioni così frivole.

Il Festival è nato, nel dopoguerra, con le migliori intenzioni per cercare di far ripartire l’economia della costa ligure e promuovere il territorio, ma, come tutte le invenzioni umane, anch’essa con il tempo si è corrotta e ben presto da innocente manifestazione canora è diventata un modo per elargire prebende, incarichi e premi, a tutti coloro i quali operavano nel settore della propaganda quotidiana.

A testimonianza di ciò si veda, ad esempio, come sono stridenti le parole di Benigni, riguardo l’art. 21 della nostra Costituzione che garantisce la libertà di pensiero, rispetto al dietrofront obbligato della cantante “Madame”, notoriamente NoVax, la quale, se non si fosse “convertita lungo la via di Damasco”, con molta probabilità non avrebbe mai potuto gareggiare.

È inutile poi, che qualcuno – inciampato nella propria coda di paglia, per seminare ogni ombra di polemica – doni il ricavato delle serate sanremesi in beneficenza: la beneficenza, infatti, si fa con i propri soldi e soprattutto in silenzio. Quando invece si fa con i soldi degli altri e quindi anche i miei, senza chiedermi tra l’altro a chi voglio che vengano donati questi gettoni di presenza, si è in presenza di pura “paraculite”.

Pertanto Sanremo sarà pure Sanremo ma noi non siamo mica tonti!

Lorenzo Valloreja

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