UTERO IN AFFITTO, MATERNITA’ SURROGATA … QUANTE CHIACCHIERE … LA DOMANDA SIA: UN FIGLIO SI PUO’ COMPRARE?

“Maternità surrogata”, “utero in affitto”, “coppie omogenitoriali”. E forse peggio, “non ci sono figli di serie A e di serie B”.

Gli slogan e i modi di dire non palesano all’opinione pubblica il punto focale del solito “dibattito” che probabilmente si chiuderà con la solita vittoria dell’istanza radicalprogressista di turno. Una dinamica che mi ricorda quella storico-militare, delle battaglie durante la spedizione dei Mille: i borbonici ne combatterono svariate anche con atti di valore individuale e di reparti, ma si ritiravano sempre o peggio si arrendevano; da parte di chi comandava, alla fine, comunque andassero le cose, l’ordine era sempre quello. Finché i soldati non si ribellarono ai loro generali vigliacchi o traditori; ma questa è un’altra storia.

Per evitare questo esito (che prevedo analogo anche per l’eutanasia), il rimedio nella dialettica sarebbe molto semplice ma dubito che i vari politici della “destra conservatrice” ne abbiano, con tutto il rispetto e franchezza, gli attributi. Vale a dire, rivolgere ai loro interlocutori, una semplice domanda del genere: ma secondo te, un figlio si può comprare?

Sono agghiaccianti i giubili di certi vip che annunciano che gli è “arrivato” o sono andati a “prendere” un figlio: come ricevere una preziosità da Amazon, o optare per il “ritiro dal venditore”.

Perché la sostanza è questa: lasciamo perdere le boutades salviniane che strizzano l’occhio alla saggezza da bar facilmente demolibile dalla retorica globalista ed europeista “ solo in Polonia e Ungheria è vietato” (due padri non fanno una madre e altre banalità), per delineare tutte le possibili varianti della “omogenitorialità” trascurando quelle decisamente più bizzarre e complicate (chissà se ricordate il mio articolo del 2019 SPERMATOZOI E OVULI, DA DONO DIVINO PER IL PIACERE E LA RIPRODUZIONE DEGLI UOMINI, A COSTOSI PRODOTTI., in cui riferivo della madre americana che si offre per condurre la gravidanza “regalo” al figlio gay e al suo compagno, con aiutino dell’ovulo fecondato della sorella di quest’ ultimo). Insomma, in questo caso, tutti insieme appassionatamente, grazie agli sviluppi prometeici della biotecnologia, pur di impedire a qualcuno la ”umiliazione” di un atto procreativo naturale. Ma sarebbe stato tanto pesante e insopportabile? Anche in “Una giornata particolare” Sofia Loren riesce a “convertire” per una fugace ora un Marcello Mastroianni granitico “pederasta” come allora si diceva e questo, forse, porterà a un concepimento extraconiugale da parte della frustrata casalinga nel grande giorno di Hitler a Roma.

Le ipotesi più frequenti sul mercato (diciamola finalmente così) sono queste: due uomini fanno fecondare con lo spermatozoo di almeno uno di essi l’ovulo di una donna; due donne fanno fecondare l’ovulo di almeno una di esse con lo spermatozoo di un “donatore” (o meglio di un depositario in una “banca del seme”).

Ma non è detto che ciò non facciano anche coppie eterosessuali in cui lui o lei abbiano un problema ginecologico o andrologico o riproduttivo; ad esempio, lei si fa fecondare l’ovulo da un prezioso spermatozoo del solito donatore e si ricorre a un utero in affitto per non avere una netta sensazione di un vero e proprio figlio adulterino. Più ci sono disponibilità economiche e più, si sa, la psicologia ha peso.

Comunque sia, in tutta la casistica, non c’è nessun automatismo fra donna dell’ovulo e donna gravida. Tutto un costoso e morboso dispiegamento tecnologico per evitare un esecrato atto naturale. O per esercitare un “diritto” che non esiste, come non esiste il diritto a non crepare mai o, più prosaicamente, a lavorare il giorno dopo la conclusione del ciclo scolastico o accademico.

Il verbo “procreare” è ormai irrimediabilmente vintage: “creare su procura” (di Dio creatore), significa più meno. Pensa un po’ che antichità. Il concepimento è sostituito dall’acquisto (chissà se con clausola “soddisfatto o rimborsato”).

In Slovacchia, nell’abito di tutto il giro di soldi fra i 35.000 e i 50.000 euro a seconda di complicazioni mediche eventuali, alla povera disgraziata che vedrà di giorno ingrandirsi il suo ventre perché ne sbuchi fuori una creatura da cui in poche settimane sarà per sempre allontanata, e di cui lei inevitabilmente si considererà madre, sembra che vadano 5.000 euro.

Il silenzio della galassia femminista militante (salvo sparute e timide eccezioni) è semplicemente vergognoso: da sempre, fin dai primordi delle suffragette, il femminismo è stato solo un arnese delle sinistre per demolire la società e i valori tradizionali e naturali. Se vi fosse un minimo di buona fede ideologica e di decenza morale, da quelle parti dovrebbero fare un pandemonio come in Francia. Invece a queste signore beate dei discorsi del Palazzo l’otto marzo e delle stucchevoli inflorescenze gialle, interessa solo non “collaborare con fascisti e cattolici”. Più che il “ritorno delle streghe”, siamo dinanzi all’ipocrisia vittimistica che non è mai andata via.

A. Martino

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