POLIZIA E GENDARMERIA FRANCESI VIOLENTI PRETORIANI DI MACRON E DELL’ “ORDINE REPUBBLICANO” DEL REGIME DI PARIGI

La polizia francese è considerabile tra le più violente del mondo occidentale. Mondo occidentale “liberale e democratico” in cui la classifica stessa, se non sbaglio, non dovrebbe esistere. E in cui essa avrebbe soffiato la poco invidiabile posizione a quella italiana (non so se a torto o a ragione, ma comunque, che piaccia o no,  molto quotata ai tempi dei fatti di Genova). Attualmente, c’è un per nulla glorioso testa a testa dei flics francesi contro i cops americani.

Ad affermare la pericolosità dei pretoriani di Macron e del regime massonico di Parigi, non sono solo l’evidenza delle violente repressioni delle manifestazioni in corso contro la riforma pensionistica varata con decretazione di urgenza sottratta a ordinario voto parlamentare o gli scontri al bacino idrico di Sainte-Soline (ultimo caso fra tanti quello dell’uomo totalmente inerme, probabilmente fragile di salute, stramazzato a terra dopo essere stato picchiato da un agente). Né i feroci e a volte ciechi attacchi di un’agguerritissima opposizione di sinistra e sindacale, che non conosce come in Italia il tabù più o meno ipocrita del “rispetto e solidarietà per le forze dell’ordine”.  

Ma anche il tentativo da parte della sinistra all’ europarlamento, di discutere della situazione repressiva in Francia come trattandosi di una vera e propria emergenza democratica transalpina, ostacolato con successo non solo dai “liberali” (figurati se fossero altro…) di Renew Europe in cui milita il partito di plastica di roi Emmanuel, ma anche da una destra (in cui milita a sua volta Fratelli d’Italia della “donna forte” di Roma) che tra le forze dell’ordine italiane e non ha uno dei suoi principali bacini elettorali, e che oltretutto ha accantonato, in virtù di una sorta di soccorso di Sistema, tutte le polemiche identitarie e paranazionaliste verso Macron. Le chiacchiere le porta il via il vento, specie se non c’è una campagna elettorale: come già accennato da Lorenzo Valloreja, Giorgia Meloni e Emmanuel Macron hanno dismesso il loro gioco delle parti a diletto delle rispettive tifoserie e si stanno comportando da rispettosi e cordiali quanto solidali colleghi euroatlantisti in questo momento così difficile per La Republique.

Ma quello che mi interessa qui sottolineare non è tanto l’aspetto politico, e geopolitico, della copertura alla esplosione di violenza poliziesca nell’Esagono, bensì piuttosto la consueta ineffabile performance dei “soliti noti” della nostra stampa di Sistema o main stream, che si rifiutano di ammettere lo stato di agitazione endemico nella società francese, e la deriva autoritaria e poliziesca della Quinta (o Sesta, non saprei) Repubblica. D’altronde, parlatemi di repubblica, amici miei, e corro a indossare un elmetto o un giubbotto antiproiettile: difficilmente ricordate la strage di Napoli del 11 giugno 1946 quando il ministro dell’ Interno, il socialista Romita, inviò una specie di sua milizia personale  ex partigiana contro manifestanti monarchici.

E ancora più difficilmente, che proprio nella Prima Repubblica francese, l’allora giovanissimo generale Buonaparte, si mise in luce guadagnandosi il comando dell’Armata d’ Italia, proprio comandando il cannoneggiamento a mitraglia di una folla di manifestanti, appunto monarchici, nel pieno centro di Parigi: tre quarti d’ora di carneficina con trecento morti di cui tuttora l’esterno della chiesa di san Rocco conserva tracce. Insomma, il potere repubblicano francese è ontologicamente e geneticamente violento e intollerante: in quanto nato dalla ghigliottina della rivoluzione francese, e in quanto repubblicano (suo appellativo che in Francia e negli USA, guarda caso, è usato con particolari orgoglio ed enfasi).

Però, una singolare nemesi vuole che proprio la Gauche più radicale consideri Emmanuel Macron un novello Luigi XVI, augurandogli addirittura una fine in qualche modo analoga e tutto sommato, direi, sproporzionata per un mero fantoccio del turbocapitalismo pur sempre legittimato, astensione o meno e che piaccia o no, dal voto popolare.

Insomma, una specie di robocop (queste sono ormai le tenute antisommossa) russo o bielorusso strattona un manifestante pagato da Open society, e si grida al Lukashenko o al Putin che usano “il pugno di ferro” contro pacifici manifestanti; la polizia iraniana deve difendersi dall’uso di armi da fuoco e bombe molotov in faccia, e l’ambasciatore iraniano è convocato persino da Tajani che gli recita la poesiola imparata a memoria sui diritti umani. E’ lo sport del “due pesi e due misure” praticato al livello olimpico. Intanto, la “perfida Albione” rimpiazza la prima uscita internazionale dell’erede di Elisabetta II a Parigi, con Berlino: hai visto mai, che il regale olfatto di Carlo III e Camilla avrebbe potuto essere oltraggiato da qualche granata lacrimogena?

A. Martino

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