TRA PSICOREATO E CONTROLLO DEL COMPORTAMENTO SOCIALE E DELL’OPINIONE INTELLETTUALE AVANZA IL NUOVO ORDINE GLOBALISTA

No, qui a L’Ortis non abbiamo la solita, anche quando fondata, fissazione un po’ vittimistica di tutti i dissidenti. Alludo alla libertà di parola e manifestazione del pensiero, che dalle parti del Leviatano euroatlantista sembra sempre meno reversibilmente compromessa.

Anche a ignorare tra gli ultimi articoli sulla nostra testata DA BIDEN ALLA VON DER LEYEN, FINO AD ARRIVARE A SALA E GUALTIERI, IL DELIRIO DI ONNIPOTENZA NON HA MAI LIMITE del 13 maggio o  MA DELLA LIBERTA’ DI OPINIONE, IN UN CERTO PAESE, RESTA QUALCOSA OLTRE (FORSE) AL PREFERIRE PER LE VACANZE LA MONTAGNA O IL MARE? del primo maggio, tenere la cronaca della libertà di parola e opinione negata non tanto per decreto quanto per clima sociale e di ambiente generale culturale, lavorativo e politico, è ormai arduo e occorrerebbe una rubrica giornalistica a parte.

Tra le ultime conferme alla vera e propria emergenza democratica e liberale, di cui purtroppo si intravede solo il peggioramento e la stabilizzazione, sono queste tre: l’ennesima aggressione al ministro Lollobrigida che osa usare vocaboli e soprattutto concetti “ che non dovrebbe usare”; l’ostracismo al professor Rovelli alla Fiera di Francoforte; le minacce a Pupo (che ovviamente nessuno perseguirà) in seguito alla sua, poi comprensibilmente annullata, partecipazione da giurato.

Riguardo l’ultima esternazione di Lollobrigida, cosa avrebbe detto costui di tanto vergognoso e inammissibile? Ebbene, pochi giorni fa si sono tenuti gli “Stati generali della natalità”, che il main stream ha dovuto sopportare non tanto per la natura governativa dell’evento, ma piuttosto per la presenza nientemeno che di papa Francesco (che ogni tanto, parafrasando Nanni Moretti, dice “qualcosa di cattolico”). E il Lollo (ci permettiamo di usare tale cordiale nomignolo dato che la Gina nazionale sua zia o prozia era “la Lollo”) ha usato proferire tale ovvietà antropologica: “Non possiamo arrenderci all’idea della sostituzione etnica. Gli italiani fanno meno figli e li sostituiamo con qualcun altro: non è quella la strada”.

Noi de L’Ortis nulla abbiamo da spartire né con il ministro Lollobrigida né con il suo partito, ormai sempre più euroatlantista e omologato; è anche vero però che è da quelle parti e dintorni che ogni tanto, si sente qualcosa di sensato e condivisibile. E infatti, già lo difendemmo in LA SOSTITUZIONE ETNICA È UNA COSA SERIA. CHI LA BUTTA IN “CASCIARA” E NON ACCUSA L’UE, FA SOLO IL GIOCO DI BRUXELLES.

Il ripresentarsi dei cori di esecrazione e di odio (ma sì, diciamolo) contro la stessa persona, per più o meno le stesse parole e idee, significa una cosa sola: cioè, perdonatemi i toni curiali e aulici, che questo Paese è ormai fot..to, e con le leve dell’opinione pubblica e della cultura tra le mani di compagnie di (s)ventura di cialtroni e ignoranti i quali pontificano in base alle logiche illogiche del Pensiero unico politicamente corretto (e moralmente corrotto) in virtù della loro iscrizione nei libri paga del Nulla fatto sistema globale. Cos’altro pensare di persone per cui parlare di etnia, o di identità nazionale sarebbe un rigurgito di neofascismo, o un sintomo di livello sottoculturale? Basta, non se ne può più, ma non si chiedono perché ormai si reca alle urne solo poco più della metà degli aventi diritto?

E’ inutile rischiare la monotonia ripetendo le solite sensatissime argomentazioni: hanno semplicemente rotto so io cosa, e basta. Si tiri avanti semplicemente non curandosi più di questi polveroni, se davvero si ha ancora uno straccio di pretesa di cambiare l’Italia e sottrarla all’omologazione culturale e ideologica.

Anche del  fisico Carlo Rovelli, abbiamo parlato e riferito delle sue critiche alla politica russofobica con guerra per procura e forniture militari all’Ucraina incluse; ciò gli ha valso una esclusione dalla fiera del libro di Francoforte, pare rientrata su interessamento del ministro Sangiuliano e dello stesso titolare della Difesa Guido Crosetto; non si sa per buon senso o per ipocrisia o per residui sentimenti democratici, sta di fatto che il Palazzo non ritiene ancora maturi i tempi per una censura organica e buropoliziesca, anche perché in assenza di modifiche costituzionali (per quanto la Costituzione ancora valga dinanzi alle direttive della cupola mondialista).

Ben più compiuta è stata l’operazione verso la nostra pop star Pupo, al secolo Enzo Ghinazzi, attempata ma sempre sulla breccia: quando lo stesso incautamente affermò che avrebbe preso parte alla kermesse canora moscovita The road to Yalta, abbiamo riferito quanto accadde (vedi PUPO, COME TRISTEMENTE PREVEDIBILE, NON ANDRÀ PIÙ A MOSCA del 30aprile). Ebbene, l’artista ha adesso precisato che la sua rinuncia al pacifico e gioioso (per quanto possibile per un Paese in guerra) evento è avvenuta a causa non di minacce fisiche (che, egli dice, avrebbe sfidato) ma di qualcosa che per un artista del suo livello, ancora capace di dare al pubblico italiano e non solo, è economicamente e spiritualmente irrinunciabile. Insomma, afferma di essere stato minacciato, nel caso in cui si fosse recato in Russia professionalmente, di non poter più lavorare in Italia.

Mi sembra quindi di poter concludere con una citazione dall’ ultimo libro di Diego Fusaro La fine del  Cristianesimo-La morte di Dio al tempo del mercato globale e di Papa Francesco: “…… ortodossia che si esprime nel nuovo ordine mentale globalista e in quella sua neolingua che, imponendo la nuova forma mentis, sanziona ogni “bestemmia”, ossia ogni categoria concettuale non omologata e conforme, subito sanzionata come “psicoreato” . Il dominio sociale si radica innanzitutto nel dominio della psicosfera dei soggetti, ridotti a neuroschiavi..…” .

George Orwell aveva proprio già capito tutto…

A. Martino

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