I PROFESSIONISTI DELL’INFORMAZIONE E L’AUTOVALIDAZIONE DELLE LORO “MINCHIATE”

Per chi ha un minimo di conoscenza reale delle cose del mondo seguire delle trasmissioni di approfondimento politico, oggi, equivale a vedere una puntata dell’Isola dei Famosi: identica trama, medesimo pressapochismo, stessa vacuità argomentativa; e lo sconforto ci assale, specie se si conoscono i lauti compensi che presentatori, giornalisti ed ospiti, percepiscono per ogni puntata di questi “programmi impegnati”.

Capita così che – vedendo due trasmissioni di approfondimento nella medesima serata, “Report” su RAI3 e “Quarta Repubblica” su rete 4 – ci si renda conto di come né i giornalisti dell’una, né gli ospiti dell’altra, sappiano realmente di cosa stiano parlando, ma si limitano a recitare delle parti più o meno indignate in “regime di autovalidazione” delle loro “minchiate”.

Nello specifico “REPORT” – un tempo trainata dalla Gabanelli ed oggi condotta da Sigfrido Ranucci, che, da mesi, sta portando avanti un’inchiesta giornalistica sul neo Sindaco di Terni, Stefano Bandecchi, fondatore dell’UNICUSANO e Presidente della stessa dal 2013, ha accusato il patron della Ternana Calcio non solo di una gestione opaca dell’ateneo telematico “Niccolò Cusano”, sulla quale non esprimiamo nessun giudizio poiché vi è già un’inchiesta della magistratura in corso e sarà solo essa ad accertare chi ha torto e chi ha ragione, ma – ha evidenziato, come:

  • Il Badeschi abbia fatto pressioni affinché i professori dell’UNICUSANO fossero di manica larga nelle valutazioni dei propri studenti;
  • L’Università “Niccolò Cusano” fornisse dispense e materiali riassuntivi per semplificare ed alleggerire, oltremodo, il carico dei materiali da studiare;
  • Intervistando gli studenti dell’Ateneo di Bandecchi si avesse conferma, dagli stessi, dell’estrema facilità con la quale questi affrontavano gli esami, quasi a sottolineare la scarsa serietà e qualità degli studi affrontati.

Ebbene, cercare di creare lo scandalo, partendo da questi tre presupposti, ha veramente del ridicolo, perché – se, seriamente, ci si indigna per il fatto che i docenti consentano il 30 facile, quanto addirittura non contemplino la bocciatura del candidato, piuttosto che il fatto che si studi su “scarne” dispense – vuol dire o che si viene dal Pianeta Marte, o che si è in mala fede, giacché, oggi, Anno del Signore 2023, tutte le università, siano esse pubbliche, che private, usano le medesime accortezze dell’UNICUSANO e questo perché, a governare gli atenei non è la ricerca quanto il mercato!

Oggi le Università, ahimè, sono, a tutti gli effetti, delle aziende ed i loro utili sono dati dal numero degli iscritti: tanti più studenti ho, tanto più incasserò. Quindi, tutti gli atenei, si fanno la guerra gli uni contro gli altri e questo non ha fatto altro che spingere al ribasso la qualità di ciò che viene appreso.

Ma, d’altronde, lo stesso meccanismo lo troviamo sia nella Scuola Secondaria di II e I Livello che in quella Primaria. Dunque come ci si può stupire di ciò che accade nell’UNICUSANO quando è tutto il sistema scolastico italiano ed oserei dire europeo, che versa nelle medesime condizioni?

Può, poi, essere ulteriore pomo della discordia il fatto che un Ateneo sia proprietario di una squadra di Calcio quando, vorrei ricordare a chi non lo sapesse, già Luciano Russi, compianto Rettore dell’Università degli Studi di Teramo, fu, per conto della propria Università, Presidente del Castel di Sangro dal 1996 l 1998, cioè proprio nel biennio in cui, la piccola compagine abruzzese, militò in serie B.

Dunque come si fa ad essere così ipocriti o sprovveduti?

Allo stesso modo, sempre per la più grassa delle ignoranze, si è dovuto assistere, a “Quarta Repubblica”, su Rete4, ad un dibattito surreale tra Piero Sansonetti, Nicola Porro, Hoara Borselli e Vittorio Sgarbi, riguardo il presunto saluto romano fatto, in favore delle massime autorità dello Stato Italiano, dall’ufficiale del Consubim che guidava, lungo i fori imperiali, un plotone, in rappresentanza dell’intero raggruppamento.

Or bene, pur comprendendo che, tra tutti i maschietti attempati presenti in studio in qualità di ospiti, nessuno di loro sembra aver fatto il militare, è inverosimile che si possa confondere il comando dell’”ATTENTI A …” con il saluto romano.

Infatti, da che mondo è mondo, quando un reparto militare sfila, la truppa, inquadrata, marcia con il fucile in braccio, mentre l’ufficiale comandante, mano sinistra al cinturone, guida la marcia della propria unità alla testa della stessa.  

Questi,sempre da tempo immemore, arrivato in prossimità di un’autorità, alza il braccio destro a paletta, cioè con l’arto superiore posizionato parallelamente al proprio orecchio ed il palmo della mano tesa, rivolta verso la propria sinistra.

Ciò avviene per indicare, alla truppa che si trova immediatamente dopo le spalle del comandante, di stare attenti perché, a breve, verrà dato un’ulteriore comando, quello cioè rivolgere lo sguardo verso autorità.

Infatti, immediatamente dopo, il comandante, distendendo il braccio destro verso l’esterno e contemporaneamente piegando l’avambraccio verso la testa, sempre con la mano tesa, grida a gran voce “ATTENTI A … “ destra o sinistra a seconda di dove si trovino le autorità e, immediatamente dopo, insieme a tutta la truppa, egli gira lo sguardo ed il viso esattamente nel luogo dove è stato indicato di stare “Attenti A …”

Ora, come fa, un uomo come Sansonetti, nipote sia del Barone Girolamo Comi che dell’Ammiraglio Luigi Sansonetti, a non sapere che questo non è un saluto fascista?

Come può avvalorare la sua tesi esponendo il fatto che, ai funerali di suo zio Luigi, non ha mai visto scene simili?

Grazie! Mica il picchetto d’onore di suo zio ha sfilato davanti al feretro del compianto ammiraglio?

Ma può mai essere che si venga pagati per dire simili “minchiate”???

A quanto pare si!

D’altronde, a quanto abbiamo capito, certi giornalisti sono li solo per autovalidarsi mentre fanno la gara a chi le spara più grosse.

Lorenzo Valloreja

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