IL MINI SOMMERGIBILE PER RICCHISSIMI TITAN FA LA STESSA FINE DEL TITANIC ATTORNO AL CUI RELITTO NEGLI ABISSI CURIOSAVA. UNA TRAGEDIA DEL NICHILISMO DI QUESTA CIVILTA’ STUPIDA E DISPERATA.

Nel poema della letteratura greca arcaica Titanomachia (pervenutoci in frammenti abbastanza consistenti), il grande Esiodo (cantore della mitologia come Omero, ammesso che sia realmente esistito, lo sarebbe stato piuttosto degli Eroi), ci narra dello scontro di generazioni di dei contrapposte: Titani contro Olimpici.

Libertà contro l’autorità metafisica. Forze primigenie incontrollate contro Ordine cosmico. Volontà di potenza contro disciplina. Orgoglio contro Obbedienza. Il mito di Prometeo “portatore della luce” da accensione agli uomini, ovvero Lucifero, è alla base del satanismo culturale millenario. Cosa credete che sia la Statua della Libertà dalle fattezze in fondo androgine su quell’isola al largo di New York, inalberante una fiaccola (realmente luminosa) verso il cielo e in antichi paludamenti? Se non è Prometeo o un Satana dalle graziosissime fattezze, gli assomiglia molto.

Comunque sia e che piaccia o no, Titanic si chiamava il lussuoso  e imponente piroscafo che al viaggio inaugurale Southampton-New York nel 1912, quella titanica (appunto) statua non vide inabissandosi per collisione con un iceberg al largo delle coste canadesi, e Titan si chiama il mini sommergibile da profondità assoluta, giocattolone per magnati che vogliono ( o volevano) curiosare sul fondale a 3800 metri sotto il livello del mare, su cui il Titanic si adagiò assieme a 1500 dei suoi 2200 uomini e donne tra passeggeri ed equipaggio, compresi quelli già affogati nell’Oceano o sulle parti inondate della nave stessa.

Fu nel 1985, che dopo decenni di ricerche meticolose e complicate, il relitto del Titanic fu localizzato, e fotografato e filmato con particolari contrasti di luce. Si è riuscito persino ad asportare meccanicamente oggetti ed effetti personali. Evidentemente impensabile trovare resti umani. Romanzi e soprattutto films primo tra i quali quello del 1997 diretto da James Cameron, con Leonardo Di Caprio e Kathe Winslet.

La OceanGate Expeditions (in collaborazione con l’immancabile Elon Musk) ha realizzato un sommergibile tascabile capace di resistere a una profondità, e soprattutto alla relativa pressione atmosferica, di 4000 metri più che sufficienti per una incredibile crociera attorno agli spettrali rottami inabissatisi. Uso il plurale dato che il Titanic, prima di sprofondare generando uno spaventoso gorgo, si erse in verticale infine spezzandosi come un sigaro.

Il biglietto della crociera abissale (dovrebbe essere d’oro per coerenza) si aggira sui 250.000 dollari, ovvero quasi altrettanto in euro. Il natante risulta ufficialmente “disperso”, ma probabilmente per gli sfortunati cinque passeggeri più il pilota, nulla vi è da fare. Delle due l’una: o un guasto irrimediabile ha bloccato il sommergibile tascabile che a quest’ora sta esaurendo l’ossigeno rimasto in quei sei metri di un corridoio dove si può stare solo seduti; o una collisione contro non si sa che ha provocato una falla di immediata letalità considerata la spaventosa pressione a quella profondità, per cui infatti è inimmaginabile il muoversi anche nella più sofisticata muta subacquea.

Una fine umana tremenda, in un caso e nell’altro, verso cui bisogna avere assoluta pietà, ma che ci fornisce più di un monito. Innanzitutto, ci mostra quali oggettive mostruosità genera il Nulla su cui è basata la cosiddetta civiltà occidentale: si è alla continua ricerca, o di trasgressioni, o di emozioni “esclusive” che proporzionalmente ai soldi scandalosamente buttati via (e non mi si venga a dire la solita scempiaggine per cui con i soldi propri ognuno fa quello che vuole) si avventurano nel rischio e nell’orrore.

Rischio, certo: perché nessun “titanismo” garantisce, solo grazie al denaro e alla tecnologia, di uscire indenni dalla sfida alla Natura e alle leggi del Creato. Ed orrore, perché analogamente al “comune senso del pudore” questa civiltà tecnonichilista del Mercato ha smarrito anche il senso di quello dell’orrore (non abbiamo già riflettuto sul profondo declino del cinema horror?). Un luogo tra i più spettrali sulla faccia (o meglio nelle viscere liquide della Terra) ridotto a lunapark per super ricchi, annoiati e alla “lei non sa chi sono io”.

Nella nostra magnifica lingua, un precipizio montano è detto un orrido: appunto. Meglio non andare negli abissi, o quanto meno rispettarli. Chissà se in quel buio totale squarciato dai fari della tecnologia arrogante gli sventurati avranno trovato qualche forza preternaturale; chissà se una creatura quale un mitico Kraken, o polipo o calamaro gigante avrà squassato come un cespuglio di corallo il Titan.

A. Martino  

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