ATTENZIONE ALL’ INTELLIGENZA ARTIFICIALE. CI DARANNO PIU’ POSSIBILITA’ PER STARCENE IN PANTOFOLE O DORMIRE, E QUALCHE DIAGNOSI E TERAPIA AZZECCATA, MA MIRANO A UN MONDO DI SCHIAVI E ZOMBIES.

Vogliono tranquillizzarci, ma non credete loro. Anche i socials, per esempio, iniziarono con una innocua piattaforma di rintraccio di compagni di università attraverso foto e dati anagrafici, e vedete cosa sono diventati (nel bene e nel male, dobbiamo essere onesti e oggettivi). Nel caso dell’Intelligenza artificiale, stiamo messi peggio: il diavolo, diciamo così, presenta il suo biglietto da visita e sta all’establishment informativo-affaristico tranquillizzare l’opinione pubblica (che parolone…) con generici ottimismi sulla “responsabilità”, sulla “coscienza individuale” o sulla “correttezza di singoli e organizzazioni”.

Tutte balle o al massimo speranze in tiepida buona fede, non credeteci. Piuttosto, si sarebbe ancora in tempo a imporre severe limitazioni e sani legacci con opportune e non trascurabili sanzioni. Ma dato che viviamo in una società “di mercato” e nemmeno a “economia di mercato”, ci farei ben poco affidamento. 

Un piccolo e goliardico assaggio delle devastanti potenzialità della IA sono le foto, difficilmente etichettabili a prima vista come eredi del classico fotomontaggio, di un Papa Francesco in piumino di lusso, o su skate board (davvero assurdo, considerati i suoi problemi fisici) o di Trump che resiste alla polizia o ne scappa. Ma la realtà che ci attende, è radicalmente rivoluzionaria, ben più seria e foriera di gravissime deduzioni.

Recentemente a Villorba (TV), si è tenuto il convegno triennale A.I.A. Artificial Intelligence Agorà. Per il professor Francesco Fontana Giusti (fonte DiPiù 16 giugno 2023 n.24), l’intelligenza artificiale è definibile “disciplina scientifico-tecnologica dell’informatica che, raccogliendo informazioni attraverso le macchine, riesce a simulare le capacità umane quali ragionamento, apprendimento e creatività”. Padre di tale disciplina è considerabile il britannico Alan Turing che nel 1950 (qualche anno prima aveva diretto la squadra di decrittatori del codice segreto delle comunicazioni militari dell’Asse) , grazie a un particolare test, introdusse l’assioma generale per cui una macchina è “intelligente” qualora il suo comportamento non sia distinguibile da quello di una persona.

Ormai l’intelligenza artificiale ha un impatto paragonabile ai primordi di Internet, la chiazza d’olio del suo utilizzo non può che ampliarsi a dismisura (ottimismo o pessimismo non saprei, fate voi). Chat Gpt è una delle sue più interessanti applicazioni. Dice Fontana Giusti: “…..è una chat addestrata per simulare conversazioni con un essere umano e per rispondere alle sue domande. Consente di scrivere libri in poche ore, raccogliere informazioni in una manciata di secondi per studio o per lavoro, creare qualsiasi tipo di testo. Questo mezzo di comunicazione sta conquistando tutti, tanto che persino un politico italiano ha letto in Senato un intervento molto applaudito, confessando alla fine di non averlo scritto lui ma di esserselo fatto scrivere da Chat Gpt……può commettere errori, soprattutto se non si pongono domande corrette, e va controllato. Sorprende e trae in inganno perché mette una parola dietro l’altra in tempi rapidissimi. Però manca del ragionamento. Illude, poiché fa ricerche complesse e crea testi e poesie e, perciò, induce chi lo utilizza a credere che sia un bravo scrittore, un bravo ricercatore, un artista. In realtà, se usato in modo indiscriminato, rischia di limitare l’attività del pensiero e di creare quella che gli studiosi già definiscono la società della pigrizia”.

La medicina, finora, è il campo dove l’intelligenza artificiale è più operativa con risultati tangibili. Diagnosi da mammografie o TAC si avvalgono di capacità ottiche ben superiori a quelle dell’occhio del medico; interventi chirurgici a distanza; elaborazione comparativa di milioni di esami clinici e diagnostici per arrivare a diagnosi precoci; teleassistenza. Straordinario poi il robot Victoria S2200 a Treviso. Fontana Giusti informa che “ E’ un simulatore che ha le sembianze davvero realistiche di una donna partoriente, bionda, alta un metro e ottanta, in grado di respirare, parlare, provare emozioni, di interloquire con il personale sanitario. E’ dotato dell’equipaggiamento reale per monitorare madre e feto e per controllare le contrazioni e ha persino un serbatoio di liquido amniotico, tutte caratteristiche che permettono di ottenere la simulazione della nascita di un neonato che può avere anche ridotta frequenza cardiaca e respiro affannoso, per consentire al personale sanitario di imparare ad affrontare qualsiasi emergenza in sala parto”.

Secondo attendibili e realistiche analisi, tutto questo dovrebbe sopprimere trecento milioni di posti di lavoro, soprattutto nel settore amministrativo e finanziario riguardo mansioni e lavorazioni ripetitive. Però per il parlamento europeo, entro il 2035 ci dovrebbero essere tante opportunità lavorative prima inesistenti dato che l’intelligenza artificiale è pur sempre prodotta dall’uomo.

Molto significativa, e francamente surreale, la risposta che Francesco Fontana Giusti ha fornito alla giornalista del rotocalco edito dal gruppo Cairo, chiedentegli se insomma, tutto questo ci migliorerà la vita. E il Fontana Giusti ci dice di averlo chiesto proprio a Chat Gpt che, novella Sibilla (questo lo dico io), così gli ha risposto:  “ Può migliorarla in tanti modi……si può utilizzarla per migliorare salute, sicurezza, efficienza e qualità della vita in generale”. Aggiungendo però anche, e mettendo come si dice, le mani (o la tastiera piuttosto) avanti, che “è importante ricordare che l’ intelligenza artificiale deve essere sviluppata e utilizzata in modo responsabile, per garantire che i suoi benefici non causino danni o discriminazioni”. E qui purtroppo, l’establishment tecnoscientifico è alle solite: rassicurazioni puramente formali e teoriche per nascondere l’ennesima deriva trans o post umanistica, forse irreversibile e da colpo di grazia alla Cultura e all’Intelletto.

Giacché non vi dicono che applicazioni scontatissime saranno quelle che selezioneranno ragionamenti contrastanti col Pensiero Unico tagliandoli fuori da qualunque elaborazione, sia da IA che da residuo operato umano (in questo secondo caso vi saranno programmi da usare quali filtri censorii obbligatori giustificati con la “correttezza dell’informazione” o con la “lotta contro i discorsi di odio” o quello che parrà a lorsignori).

Ma anche la storia del grazioso robot gravido (vagamente nazistoide la cyberfemmina da un metro e ottanta con gli occhi biondi) lascia intravedere delle macchine da parto che saranno inseminate artificialmente (o forse naturalmente e perché no, che goduria, finora non lo aveva fatto neanche il mitico Siffredi)  con particolare target verso coppie genitoriali soprattutto omosessuali, ma comunque col portafoglio ben pieno. Andremo verso il divieto di gravidanze come Dio comanda, col pretesto del parto sicuro? Basterà una campagna sui dati della residua mortalità delle partorienti e dei neonati: mica siamo nell’ Ottocento, no?

Affrettiamoci però a renderci consapevoli, criticamente combattivi e culturalmente antagonisti, verso queste mostruosità liberticide e antiumanistiche che il tecnocapitalismo dominus della tecnoscienza vuole servirci con la pretesa che, da ebeti di massa, lo ringraziamo e applaudiamo pure.

A. Martino

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