E LO SPREAD S’IMPENNA! MENTRE IL PREZZO DELL’ENERGIA SALE DEL 19%

Alla fine i nodi vengono sempre al pettine. Siamo infatti alla vigilia di una tempesta perfetta e lo scontro in atto tra Roma e Berlino sulla questione migranti, con il Presidente Macron che in questa fase spalleggia la Meloni, non poteva che causare il prevedibile aumento dello “spread”, che nel pomeriggio ha superato quota 200, riportandoci così, come in un incubo, al febbraio 2012, all’epoca dell’austerity del Governo Monti.

Ma se lo spread – “arma” più volte usata dai teutonici per riportare a più miti consigli i P.I.G.S. ed i loro Governi spendaccioni e in particolar modo il nostro – è solo una tigre di carta, perché, come ci hanno insegnato i BRICS, basta uscire dal sistema economico occidentale per spuntarle gli artigli, ciò che fa veramente paura all’italiano medio è l’aumento del prezzo dell’energia elettrica: +18,6% per i prossimi 3 mesi. Aumento che, è bene ricordarlo, è da ascrivere principalmente alla chiusura dei gasdotti russi. Infatti, l’energia elettrica in Italia è in gran parte prodotta con il metano che, a seguito della nostra scelta di affrancarci dalla Gazprom, arriva oggi, in buona parte, con le navi, sotto forma di Gnl, già a un prezzo di gran lunga superiore rispetto a ciò che pagavamo ai russi. Basterà, dunque, uno sciopero in Australia o una manutenzione degli impianti in Norvegia per ridurre le forniture e far salire ancor di più i prezzi del prezioso gas.

Intanto, mentre il Governo italiano persevera su un ortodosso atlantismo in politica estera, attendiamo con il fiato sospeso l’annuncio della nuova tariffa del gas per il mese di settembre.

Lorenzo Valloreja

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