PAPA LEONE XIV NELLA SUA PRIMA SANTA MESSA: LA FEDE IN CRISTO RIDOTTA A STUPIDAGGINE PER DEBOLI, O A MITO DI UNA SPECIE DI SUPERMAN

Come solitamente i papi appena eletti fanno, anche Leone XIV ha celebrato la sua prima Santa Messa da successore di Pietro, nella alquanto soggiogante posizione proprio sotto gli occhi del Cristo in Gloria michelangiolesco (senza barba e muscoloso come un atleta). Messa in latino (anche se secondo il messale montiniano e non tridentino) e non all’altare storico quindi di spalle ai cardinali, ma a un altare mobile.

Il postcattolicesimo non perde il post per miracolo (anche se mai porre limiti alla Provvidenza), lo so benissimo, ma accontentiamoci per quieto vivere (poteva andare molto peggio), e mandiamo giù pure il rospo del triregno reinserito sullo stemma per tre o quattro ore.

Ed effettivamente, l’omelia della Cappella Sistina può confermare una seppur non precipitosa speranza. Questo stralcio la configura a metà fra Benedetto XVI e Giovanni Paolo II, e mi appare come un micromanifesto sulla secolarizzazione, eclisse del Sacro, e ateismo di massa. Al problema quindi, della sopravvivenza stessa della cultura e soprattutto fede cristiana, più che al bergogliano inseguimento di atei e acattolici vari, con non straordinario ecumenismo ma con ordinario buon senso pastorale, sembrano dirigersi prioritariamente i pensieri del duecentosessantaseiesimo successore di Pietro.

 “Anche oggi non mancano poi i contesti in cui Gesù, pur apprezzato come uomo, è ridotto solamente a una specie di leader carismatico o di superuomo, e ciò non solo tra i non credenti, ma anche tra molti battezzati, che finiscono così col vivere, a questo livello, in un ateismo di fatto”, ha detto il Pontefice. Tutt’oggi, ha aggiunto, “non sono pochi i contesti in cui la fede cristiana è ritenuta una cosa assurda, per persone deboli e poco intelligenti; contesti in cui ad essa si preferiscono altre sicurezze, come la tecnologia, il denaro, il successo, il potere, il piacere“. Questo, ha proseguito, “è il mondo che ci è affidato, nel quale, come tante volte ci ha insegnato Papa Francesco, siamo chiamati a testimoniare la fede gioiosa in Gesù Salvatore. Perciò, anche per noi, è essenziale ripetere: ‘Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente’. È essenziale farlo prima di tutto nel nostro rapporto personale con Lui, nell’impegno di un quotidiano cammino di conversione”.

A. Martino

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