JULIAN ASSANGE NELLA “GUANTANAMO BRITANNICA”?

Un aggiornamento sulle sorti di Julian Assange nella democraticissima (o perfida?) Albione, da AGI (Agenzia giornalistica Italia spa).

Il vulcanico giornalista australiano si troverebbe detenuto nella struttura penitenziaria di Belmarsh, nella zona sudorientale di Londra : struttura che si è guadagnata la poco edificante definizione di “british Guantanamo”, dato che dopo il fatidico undici settembre 2001 vi sono stati destinati molti detenuti senza una “accusa formale”. Ma vi sono transitati , o ancora vi soggiornano forzatamente, rei le cui gesta fanno accapponare la pelle. Basti pensare al pedofilo Richard Huckle, condannato per lo stupro di 71 bambini. C’è Charles Salvador, considerato il “detenuto più violento della Gran Bretagna”. C’è il serial killer Steve Wright, lo squartatore di Ipswich. C’è John Worboys, il tassista accusato di aver violentato oltre cento clienti. Però c’è pure l’ex addetto stampa di David Cameron, Andy Coulson, finito nei guai per intercettazioni abusive quando era direttore di News of the World, dal profilo indubbiamente più innocuo ma evidentemente non meno pericoloso per il Sistema.

Tra i nomi famosi passati tra queste mura spiccano Abu Hamza al-Masri, il predicatore islamista con due uncini al posto delle mani (roba da “cattivo” di Batman..!), oggi detenuto in Usa e Ronnie Biggs, uno degli artefici della “grande rapina al treno” del 1963 (uno degli ultimi grandi “colpi”) . Oggi, su circa 900 prigionieri, almeno cento sono ergastolani.

Per la verità, a Belmarsh non si segnalano torture, ma le autorità britanniche di garanzia dei diritti umani dei detenuti lamentano che, per la categoria veramente “punitiva” dei detenuti è negato o quasi l’accesso a strutture comuni quali biblioteca o palestra, il tempo di aria esterna già scarso è minimo, e le celle sono sovraffollate.

Ricordiamo che su Julian Assange, cofondatore di Wikileaks, pende una richiesta di estradizione negli USA per spionaggio potenzialmente passibile di pena capitale. E che la figlia dei coniugi Rosenberg, ultime vittime di tale tremenda sanzione, ha pubblicamente perorato la causa di Assange, proprio in virtù della tragica, discussa vicenda dei genitori.

Amnesty International, e i sottoscrittori di appelli vari da parte della “società civile” in servizio permanente effettivo, tacciono.

Antonio Martino

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *