SEA WATCH 3: OVVERO, L’INSOPPORTABILITA’ E L’ARROGANZA DEL BUONISMO.

Cifre fornite da “Il Giornale”: solo la realizzazione della Sea Watch 3 è costata circa un milione e mezzo di euro. Spese per il personale di bordo, oltre a quello a Berlino e Amburgo: 304.069,65 euro.

Nel bilancio dell’Organizzazione non governativa si scopre che per Sea Watch 3 sono stati spesi oltre 31mila euro di spese legali. Nel 2018 la nave, a parte le paghe degli equipaggi, è costata 784.210,41 euro, in pratica il 55,9% dei costi totali. Cifra ampiamente coperta dalle donazioni, che lo scorso anno sono arrivate, fino al 31 ottobre a 1.797.388,49 euro (tutto grasso che cola…).

Ogni volta che la nave viene sequestrata cambia comandante, l’unico a venire indagato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. La mossa (classico espediente da smaliziato leguleio) evita pertanto l’aggravante della reiterazione del reato.

Una voce riguarda i «viaggi e voli» probabilmente degli equipaggi e degli attivisti di Sea Watch legati alla nave; essa ammonta a 61.980,36 euro. Fra assicurazione e tasse di sbarco e ormeggio etc. i pasdaran del “mondo senza muri” hanno speso quasi 100mila euro. I viveri per equipaggio e aspiranti immigrati sono costati 36.456,76 euro, le telecomunicazioni,  satellitari e non, 22.661,23 euro. Altra voce di spesa che colpisce è il carburante diesel costato circa 80mila euro, ma poteva gravare ben di più se Sea Watch non fosse stata sequestrata per circa ben quattro mesi dell’anno dai maltesi. Anche le «manutenzioni e riparazioni» hanno inciso per oltre 77mila euro. La seconda voce più ingente, 102.172,57 euro, riguarda «fornitori di servizi esterni» non meglio specificati. E poi l’esborso più alto, ben 192mila euro e rotti, si riferisce al mantenimento del certificato di classe di navigazione e ai diritti di garanzia di Sea Watch 3.

Gran parte delle voci di bilancio del 2018 sono comunque, provvisorie ovvero calcolate fino al terzo trimestre dell’anno.

Oltre alla nave i pasdaran dell’accoglienza sostengono addirittura due aerei delle Ong che decollano da Lampedusa. «L’operazione Moonbird», dal nome di uno degli aeroplani di ricognizione di Sea Watch, è costata nel 2018 262.435,00 euro. La voce più alta di Moonbird, 162.360,00 euro, riguarda il carburante e le tasse aeroportuali. “Non è chiaro quanto e chi paghi i piloti”,osserva giustamente il foglio diretto da Alessandro Sallusti. . Nel 2017 l’Ekd, una potente federazione di una ventina di chiese protestanti e luterane tedesche, ha «sostenuto l’acquisto di Moonbird con 100mila euro» si legge nel bilancio di Sea Watch. Non solo: «i costi del progetto dal 2018 al 2020 sono coperti» dalla federazione evangelica.

Nelle pieghe del bilancio dei talebani dell’accoglienza tedeschi spicca la voce «team italiano», vale a dire 62.815,17 euro l’anno. Molto probabilmente, l’obiettivo  di tale ultimo esborso è un lavoro di lobby, a cominciare dal progetto Mediterrana, «in modo tale che i politici, a livello nazionale e internazionale, ascoltino le nostre richieste» per aprire anzi spalancare le porte all’invasione e alla sostituzione etnica.

E’ insomma chiaro che siamo dinanzi a una palese, ulteriore dimostrazione di come, migranti o non migranti (una volta detti clandestini), Salvini o non Salvini, Italia o non Italia, lo Stato come costruzione giuridica sia ormai in profonda crisi, attaccato da forze agguerritissime e soverchianti , sostenute da risorse finanziarie sostanzialmente illimitate, persino non curanti del rapporto investimento-profitti a breve termine in quanto consapevoli della “vittoria finale”. “Vittoria finale” che, ci assumiamo l’amaro ruolo di Cassandra di turno, non potrà non arridere alle forze mondialiste grazie al micidiale combinato disposto del Politicamente corretto piagnucolante sulla “disumanità” di chi si oppone ai mondialisti, dei più alti vertici istituzionali non direttamente popolarmente elettivi sapientemente assegnati a loro fiduciari, e della egemonia nella formazione di opinione ben pensante.

Gli stati, le collettività che questi amministrano ancora, devono solo rendersi “liquidi”, innocui, non disturbare le visioni e le progettualità della super finanza apolide : politici o statisti (ammesso che questi ultimi ancora esistano) possono solo rendersi conto che “così oggi va il mondo” e magari non capire o persino borbottare per gioco delle parti, ma l’importante è che si adeguino. Magari cedendo al momento opportuno indicato dalla regia. Gli stati devono semplicemente e sostanzialmente mostrare la faccia feroce verso gli evasori fiscali , i “fascisti”, gli “omofobi”, i “razzisti”: insomma fare da guardaspalle ed esattori a lor signori.

Con i soldi si ottiene tutto, è l’amara realtà in fondo molto antica : navi, aerei, e anche la lobotomizzazione delle masse. Il problema di oggi è che vi è una immensa quantità di denaro fasullo e virtuale che la  super finanza apolide usa contro i popoli ancora più che contro gli stati, per distruggerli. E ci si compra persino le Chiese.  

E siamo sicuri che che Carola Rackete, l’eroina di ultimo grido della patetica sinistra italiota, l’eroica ragazza che si vergogna persino della sua pelle e che afferma “La mia vita è stata facile, ho potuto frequentare tre università, sono bianca, tedesca, nata in un Paese ricco e con il passaporto giusto. Quando me ne sono resa conto ho sentito un obbligo morale: aiutare chi non aveva le mie stesse opportunità” sia solo dominata dal sacro fuoco dei sorosiani e massonici ideali di una “Open Society”? Ovviamente no, o quanto meno non solo : il suo stipendio è verosimilmente il più alto di tutto l’equipaggio, e sempre verosimilmente, fa una bella vita dato che il suo lavoro, molto probabilmente, coincide con gli ideali di una sinistra mondialista e nichilista i cui pilastri sono ormai tre : omosessualismo, immigrazionismo, antifascismo. D’altronde, almeno in tutto questo disfacimento del cosiddetto Occidente, qualcuno deve pur guadagnarci, no? Non spropositamente come gli squali della finanza mondialista col turbo, ma su ottimi livelli impiegatizi sì. D’altronde, non è così con la pletora di avvocati “di strada”, mediatori culturali, psicologi, assistenti sociali, interpreti, operatori Caritas, scaltri albergatori, cucinieri, sanitari, che di Accoglienza e Integrazione vivono? Ammettiamo anche che di questo tempo, in fondo, è pur sempre denaro in circolo (lo ammettiamo ma non ci crediamo, e non vi ci rassegniamo, fino a quando un solo padre separato dormirà in macchina, o si licenzierà un disgraziato o una disgraziata con un SMS o post su FB). Ma non ci si venga a fare, per favore, la predica dei buoni sentimenti e dell’ umanità contro la cattiveria e l’inciviltà salviniano-populista!

Per uscire da questo circuito infernale, mentale prima che politico, occorre rompere drasticamente, fin nella propria interiorità, col Pensiero Unico politicamente corretto della “disinformazione universale a reti unificate”, come direbbe Diego Fusaro. Ed avere il coraggio di intraprendere un percorso di sana, serena, amichevole separazione o meglio ancora divorzio, da questa “Europa” con cui la convivenza è ormai impossibile, e della quale l’arroganza di una ragazza “lupa di mare” è uno dei tanti frutti.

Riappropriamoci del nostro destino, e guardiamo oltre il Mar Adriatico e oltre i Balcani, dove ci vorrebbero amici e partner, non sudditi obbedienti.

ANTONIO MARTINO

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *