IL CROLLO DELLE NASCITE METTE IN DISCUSSIONE IL FUTURO STESSO DELL’ITALIANITA’.

I dati relativi al 2019 confermano la drammatica crisi demografica italiana. E’ ormai la seconda volta che essi sono commentati con un “mai così dal 1861, anno dell’unità nazionale”. E i dati relativi al 2020, ci azzardiamo a profetizzare, saranno sconvolgenti; come non esserlo, con una popolazione in balia del terrore tecnosanitario, ben poco propensa all’ assenza di distanziamento per eccellenza che è il sesso procreativo, e comunque indotta a una visione nera del nostro futuro?  

Nessuno dei “parametri vitali” della nazione italiana è su valori tranquillizzanti: da quello, primario ovviamente delle nascite, a persino quello dell’immigrazione. E’ positiva (si fa per dire) solo la cancellazione dalle liste anagrafiche su richiesta di chi è emigrato. Vediamo i principali dati, enunciati dal rapporto annuale ISTAT a cui vanno direttamente confrontati i dati relativi al 2018: la diminuzione delle nascite (-4,5%)  è di oltre 19.000 anime rispetto al 2018; nel 2019 sono entrati in anagrafe comunale 420.170 neonati; da codesta sono usciti 182.154 cittadini a causa di trasferimento all’ estero (16,1%).

Dicevamo che persino la quantità di nascite da donne straniere non è incoraggiante: nel 2019 il numero di stranieri nati in Italia è 62.944 (il 15% del totale ma in calo del 3,8% rispetto al 2018, 2.500 nati in meno). Comunque sia, in Emilia-Romagna un nato su quattro non è italiano (fin quando non interverrà lo ius soli, ovviamente).  

E questo rapporto annuale non evidenzia il parallelo boom dell’età media: gli ultracentenari sono in aumento impressionante, basta leggere una cronaca locale per rendersi conto che i sindaci, mediamente una volta alla settimana, vanno a far gli auguri a un centenario o su di lì. Per carità, non ho nulla contro questa fascia di età, anzi: per me fu egualmente un dolore perdere una nonna pochi mesi prima del compimento del suo secolo, ma che futuro volete che abbia un popolo nelle cui città si incrociano più deambulatori che passeggini, più scooter per invalidi che biciclettine a rotelle? Sapete che vi dico? Se fossi un “migrante”, lo troverei deprimente in modo straordinario.

E’ d’ altronde innegabile che la pensione dei genitori, dei nonni se non dei bisnonni, è per molti giovani e ragazzi che ancora calcano le nostre strade, il primo degli ammortizzatori sociali (e questo la dice lunga sulla vitalità del nostro sistema socioeconomico)

 Messa così la questione demografica in Italia, dobbiamo serenamente e realisticamente concludere (con una certa spietatezza) che cantare Fratelli d’ Italia in faccia al Corona Virus, vantarci delle automobili Ferrari o di questo o quel prosciutto o formaggio, non cambia il fatto che la nazione, e il popolo italiano, al momento, non hanno futuro. Di passato glorioso (Michelangelo e Cappella Sistina, Colosseo, Divina Commedia ecc.), ne abbiamo a iosa e per tutti i gusti, ma il futuro proprio non si vede. Hanno un bel rilanciare, emanare Cura Italia, Salva Italia, Quanto è bella Italia o non so cos’ altro, ma se non alleggeriscono enormemente la pressione fiscale sulle famiglie fin ad annullarla per quelle con tre figli (come nella Francia di Macron, non in quella di Petain) non vi è prospettiva. O magari, raddoppino almeno gli assegni familiari. E invece preferiscono aiutare l’industria turistica (sacrosanto anche quello), incentivare l’acquisto di biciclette, dare mance ai nonni baby sitter: marchette e ancora marchette, per la tornata amministrativa di settembre con la scusa della pandemia.

Quasi hanno ragione gli eurocrati nordici a mollarci il MES, da questo punto di vista: la geriatria non solo anagrafica ma economica e filosofica, posta alla base della vita sociale ed economica. Non che le loro società siano una “giovinezza primavera di bellezza”, ma almeno la natalità, aborto contraddittoriamente a parte, non la disprezzano.

Ma non è solo una  questione di politiche socioeconomiche: la crescita zero, anzi negativa della popolazione è evidente effetto di quella che io chiamerei la logica della sterilità; individualismo narcisista e consumista, secolarizzazione ideologica e dei costumi, cultura dell’ “orientamento sessuale” e della visione del mondo LGBT eretta a nuovo vangelo della dimensione sessuale dell’ essere umano; sacralizzazione dell’ aborto. In tutto questo, ovviamente, la riproduzione naturale nascente dall’ incontro tra uomo e donna, spesso neanche programmata ma magari, diciamolo pure, subita per gerarchia dei valori, non ha intuitivamente alcun posto se non nella “nicchia di consumo” dell’ “utero in affitto”, prodotto decisamente di lusso e poco alla portata.

Siamo in chiara, oggettiva, decadenza che ci riporta molto ad analogie col tramonto di Roma: crisi della religione dei Padri, tendenza delle infrastrutture alla fatiscenza, “barbari” che premono alle porte, inaridimento culturale con preferenza verso la sintesi e il compendio (oggi il “vedere su Google”); e appunto, il crollo demografico.

Abbiamo scelto a corredo di questa riflessione una delle tante, meravigliose piazze d’ Italia ( Piazza Duomo a Catania). E’ stupenda nonostante il deserto provocato dai nostri arresti domiciliari di massa: vollero quella desolazione delle nostre città, e pare che vogliano la desolazione definitiva dell’Italia tutta.

Sta a noi, non certo a loro, interrompere questo circuito mortale.

A.Martino

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