IL DIFFICILE FUTURO PER LA CHIESA CATTOLICA E LA STRANA EREDITA’ DELL’ERA BERGOGLIANA

Il direttore Lorenzo Valloreja e il collega A.P. Morrone hanno tratteggiato egregiamente, il primo una sorta di bizzarra geopolitica ecclesiale attraverso la gestione delle nomine cardinalizie dell’epoca bergogliana, e il secondo le per noi poco entusiasmanti caratteristiche culturali e teologiche di questo pontificato così modernista che più modernista non si può.
Ma guardiamo al futuro. Quale è l’eredità concreta di Francesco per la Chiesa cattolica, quali le prospettive che si intravedono? Il funerale da sovrano del “papa degli ultimi” ci dice già qualcosa: non abbiamo udito il “santo subito” delle esequie forse ancora più partecipate di san Giovanni Paolo II. I Bergoglio boys sono assai più “fluidi” dei papa boys del papa polacco ormai attorno, almeno, ai quaranta, e a beatificazioni e canonizzazioni non credo tengano molto.
Significativo da questo punto di vista, il drappello degli “ultimi” che attendevano la salma pontificia sul sagrato di S. Maria Maggiore comprendente persino dei trans. La De Mari, in uno spietato articolo su La Verità di domenica, ne ha rilevato la contraddittorietà: il mondo LGBT è ormai così tutelato, che risulta difficile credere ancora e a oltranza, al suo vittimismo.
L’esempio è davvero significativo: anche se non credo possibili chissà quali restaurazioni “tradizionaliste”, sarebbe ragionevole che il successore di papa Francesco dia uno stop a queste stravaganze cattowoke, che sono un ostacolo persino al cammino ecumenico verso la Chiesa ortodossa (basti pensare alle valutazioni del Patriarca di Mosca circa il pontificato conclusosi).
Il prossimo papa dovrà avere sicuramente meno strana antipatia per i cattolici ferventi e meno interesse per atei e agnostici. Tutto questo ha comportato sbandamento e confusione nel Gregge di Pietro e curiosità anche un po’ divertita tra i Lontani che non si sono affatto avvicinati: nulla più, a mio modo di vedere. Insomma, si potrebbe pensare alla sensatezza di un papa “centrista”.
Come aumentare la frequenza del culto, e l’utenza dei Sacramenti, entrambi ormai ai minimi storici? Come arginare concretamente la secolarizzazione? La situazione è parimenti, se non qualora possibile, peggiore per il disastro vocazionale. Non occorrono campagne pubblicitarie a sfondo filantropico, occorre creare le condizioni culturali e soprattutto spirituali per cui un ragazzo o una ragazza non ritenga da rigettare una Chiamata che comporti una vita da mille euro al mese con solitudine sessuale imposta, o una esistenza dove lo Io conta molto, troppo per la cultura dominante, più del Noi.
Sono interrogativi riguardo cui sarebbe solo superbo credere di avere risposte in tasca. Il cattolico non può che rimettersi allo Spirito Santo da invocare nel prossimo Conclave, e che ha già lasciato tracce nell’ormai storico colloquio dinanzi alla cappella battesimale di San Pietro fra Trump e Zelensky.
A. Martino
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