FUNERALI A SAN PIETRO: ADDIO A PAPA FRANCESCO… E ALLA NARRATIVA DELLA MELONI. MACRON VINCE, L’ITALIA RESTA AL PALO

Le bugie hanno sempre le gambe corte, e anche questa volta i fatti mi hanno drammaticamente dato ragione: quando, nella sera di Venerdì Santo, intervenendo sulle reti di Canale Italia, sollevavo dubbi sull’azione risolutrice della Meloni in quel di Washington — che, oltre a ottenere una visita ufficiale di Trump in Italia, altro non sembrava aver prodotto — dicevo il vero.
Infatti, nelle stesse ore, a Parigi, si stava svolgendo un incontro ai massimi livelli tra Stati Uniti, Francia, Germania e Regno Unito, focalizzato sulla guerra in Ucraina, denominato formato E3, di cui poi nulla è trapelato e che, proprio per questo, è stato foriero di risultati reali in favore dell’Eliseo.
Tradotto in soldoni, ciò significa che la Casa Bianca — ben sapendo che l’Unione Europea non esiste come soggetto autonomo, ma è solo uno strumento francese per amplificare il proprio peso geopolitico — ha pensato bene di chiedere ai nostri cugini d’Oltralpe quale fosse il dossier da risolvere, affinché l’Europa la smettesse di ostacolare il processo di pace in Ucraina.
L’accordo è stato trovato. E, come d’incanto, nei giorni successivi abbiamo assistito a due eventi che, se non conoscessimo il contesto, avrebbero davvero del soprannaturale. In realtà, questo improvviso ribaltamento di posizioni si spiega perfettamente con l’avvenuto soddisfacimento delle esigenze di Parigi.
Nello specifico:
- Zelensky e il suo entourage si sono dichiarati, in maniera informale, disponibili non solo a trattare con la Russia, ma anche a cedere le zone occupate, anche perché l’attuale Presidente ucraino è stato sorpassato a destra dal suo futuro avversario alle prossime presidenziali, il popolarissimo sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, ex campione del mondo di pugilato, il quale, in un’intervista alla BBC, ha detto: “Cedere territori è uno degli scenari possibili. Non è giusto, ma in cambio della pace, di una pace temporanea, può essere una soluzione, anche temporanea”;
- Durante i funerali di Papa Francesco, fuori dal protocollo, abbiamo visto Zelensky seduto in prima fila tra i capi esteri delle repubbliche, a poca distanza — e sulla stessa linea — di Emmanuel Macron, il quale, a sua volta, era seduto alla destra di Trump, benché, in base al protocollo vaticano (che segue l’ordine alfabetico francese), il tycoon avrebbe dovuto essere in terza fila.
Quella posizione, evidentemente, non era casuale. Difatti, per l’ultimo saluto al Santo Padre all’interno della Basilica, i grandi della Terra si sono ritrovati di fronte al baldacchino di San Pietro, dove Trump e Zelensky si sono seduti da soli, uno di fronte all’altro, come in una cattolicissima confessione.
Sono certo che, in quell’occasione, Zelensky abbia confermato al Presidente americano la sua disponibilità a cedere, chiedendo in cambio precise garanzie per sé e per il suo Esecutivo. Compiuto ciò, Macron si è avvicinato insieme a Starmer, Primo Ministro britannico, e — poggiando la mano sulla spalla del Presidente ucraino, con la schiena dritta e il petto aperto, quasi a sottolineare “garantisco io per Kiev” — ha conversato amabilmente con gli altri tre.
Tutto questo è avvenuto a poca distanza da Giorgia Meloni, presente anch’ella in Basilica. Eppure, pur essendo — almeno formalmente — la padrona di casa (come previsto dal cerimoniale, che riserva la prima fila allo Stato italiano e ai capi di Stato del Paese di origine del Pontefice, in questo caso l’Argentina, rappresentata da Milei), nessuno l’ha consultata né considerata. Come se l’evento si fosse svolto a Berlino, e con lei assente.
Allo stesso modo, prima dell’inizio della cerimonia, Trump ha avuto un breve incontro anche con Ursula von der Leyen e si è detto disponibile per un futuro bilaterale UE/USA, salvo poi rimangiarsi la promessa fatta alla Meloni che questo sarebbe avvenuto in Italia.
La Premier poi, per attenuare la figuraccia verso il popolo italiano, ha fatto circolare diversi video in cui si vedeva lei che accompagnava Trump nella sua dipartita dal Vaticano e l’incontro avvenuto poi nel pomeriggio del 26 aprile a Palazzo Chigi con il Presidente ucraino, oltre che diffondere la notizia che la von der Leyen e Giorgia si erano sentite al telefono almeno per un’ora. Ma così facendo, a mio modesto parere, ha mostrato solo il fianco.
Ma questo nessun media l’ha sottolineato.
Perché???
Semplicemente perché oggi l’opinione pubblica italiana si divide in due grandi gruppi:
- coloro che odiano la Meloni e le sue origini politiche antieuropee, per cui, se Macron e l’UE (per come l’abbiamo conosciuta finora) dominano, costoro sono più che contenti e, più che dare addosso alla Meloni, preferiscono sottolineare la forza persuasiva della Francia e dell’UE;
- coloro che, come ciechi tifosi di calcio, tengono alla Meloni non per quello che fa o che dice, ma semplicemente per quello che rappresenta, anche se poi la sua azione politica smentisce tutto ciò a cui è sempre appartenuta, e in virtù di questa partigianeria non le andrebbero mai contro.
E poi c’è una parte veramente residuale del Paese che la pensa come il sottoscritto, cioè che non giudica le persone da dove vengono o per quello che rappresentano, ma semplicemente per quello che fanno realmente, e che, se criticano, lo fanno non certo per sport o per invidia, ma perché tengono realmente alla Nazione nella quale si identificano come appendici viventi.
Sono insomma il contrario di coloro che non vedono l’ora di sciogliere la Nazione dentro un contenitore più grande (Federazione o Confederazione Europea che sia) o che non vedono nessuna differenza tra l’abitare in Italia e soffrire per il futuro della nostra collettività, piuttosto che vivere in un paradiso fiscale all’estero fregandosene di tutto e di tutti. Sono, in altre parole, come gli amici sinceri: rompicoglioni ma di certo non falsi e menefreghisti, e che, per giunta, ti vogliono anche bene.
Ed è proprio questo nostro interessarci ai problemi di questa Nazione che ci fa porre una domanda dal sapore esistenziale: com’è che la Francia, qualsiasi cosa accada, sta sempre dalla parte dei vincitori mentre noi, proprio all’incontrario, siamo sempre tra coloro che perdono, anche quando abbiamo vinto, come nella Prima Guerra Mondiale?
È successo con
Napoleone, quando i nostri cugini d’oltralpe, dopo la sconfitta della Grande
Armée, anziché essere mutilati territorialmente, al Congresso di Vienna vennero
premiati con i territori di Avignone che, per chi non lo sapesse, non erano
francesi, ma dello Stato della Chiesa, entità che all’epoca non era perdente.
Accadde di nuovo nella Seconda guerra mondiale: nel 1940 la Francia firmò la
capitolazione con la Germania, quindi perse la guerra, eppure nel 1945, solo
perché un generale ribelle, De Gaulle, guidò i superstiti di Dunkerque contro i
tedeschi, Parigi fu ammessa nel Consiglio di Sicurezza permanente dell’ONU.
Ed oggi, nonostante un Presidente impopolare come Macron, nonostante la Francia
sia stata prima cacciata dall’Africa e poi sconfitta in Ucraina, come cavolo
riesce ancora a dare le carte?
Non ho mai creduto nei complotti, ma a questo punto è evidente che c’è qualcosa di segreto e misterioso che fa sì che l’Eliseo abbia sempre sottoscacco tutti gli altri.
Comunque sia, una cosa è certa: “la verità rende liberi”, e fin quando il Governo si ostinerà a non dirla, non potremo mai risolvere nessun problema, perché l’illusione non solo acceca il popolo, ma ferisce anche la Nazione.
Lorenzo Valloreja
Lascia un commento