COME SI FA A PRETENDERE 450.000 EURO DI ONORARIO? COME SI FA A INSCENARE UNA SPECIE DI SPETTACOLO PER ASSUMERE A TEMPO INDETERMINATO?

Cosa c’ entra una parcella per attività forense, in pratica, da 450.000 euro con circa duecento assunzioni preelettorali di precari nel corso di una specie di cerimonia (cosiddetto “rilascio della pergamena del posto fisso”)?

C’ entra che le cosiddette elites di questo Paese (che dovrebbero accorpare il meglio, non il peggio) della società, delle professioni, della politica, delle conoscenze (nel senso della cultura, non degli ammanicamenti e delle entrature) non sono una risorsa, ma una palla al piede. Esse oscillano fra il truce, spietato parassitismo e il paternalismo alla “sono qui per aiutarti”.

D’accordo, sarà pure tutto formalmente legittimo, sarà tutto a posto ai sensi di non so quale articolo o comma di questa o di quella legge o regolamento; la parcella legale da 275.000 euro lievitata a 450.000 per interessi di mora, spese, e annessi e connessi è stata per forza di cose approvata e legittimata da un giudice, in un complesso iter di un procedimento di esecuzione; la messinscena in un teatro di Taranto è solo una caduta di stile e una inopportunità dato il periodo elettorale, nessuno si permette di dare lezioni di legalità al presidente uscente della Regione Puglia che, terminata l’ esperienza politica, tornerà tranquillamente a fare il magistrato. Ma posso almeno dire che ad Aosta e Taranto la famosa “società civile” mi ha fatto semplicemente paura, che l’ establishment e le elites non hanno credibilità, e nessuna autorità morale?

Certo, questa gente non ammazza nessuno di botte per un diverbio, al massimo rischia per un litigio per il traffico il loro autista, è per una società multietnica, tuona contro l’ “odio” e predica l’ accoglienza, ma perché in fondo sono una casta in apartheid socioculturale, nei loro miniquartieri vigilati ventiquattro ore su ventiquattro; non ha alcuna ansia per il futuro dei propri figli perché erediteranno la propria professione, o perché già li mantengono in Gran Bretagna o negli USA (di rigore anglofilia e anglofonia).

Ma comunque, come è umanamente accettabile che Anna Maria Franzoni debba una cifra pari a quasi un miliardo delle vecchie lire per una assistenza legale dipanatasi nella misura di un breve tratto della sua tormentata esperienza processuale, che comunque l’ ha vista alla fine condannata fino a sentenza definitiva per la morte di suo figlio (il famoso caso di Cogne)? Ma una singola parola di un atto stilato dal suo avvocato,sia pure tra i maggiori penalisti italiani, quanto le è quindi costato? Cento euro? Mille?

E come si fa ad accettare che, per un misero posto di lavoro da millecinquecento euro mensili al massimo, qualcuno debba essere umiliato da una specie di spettacolo teatrale? Ma la Repubblica italiana non sarebbe come da costituzione, “fondata sul lavoro”? Peraltro, entrambi i casi che hanno attirato la mia attenzione, riguardano due toghe: quella di un avvocato e quella di un giudice prestato alla politica. La conoscenza eccellente di codici, giurisprudenza e dottrine interpretative, evidentemente, non è affatto detto che induca a comportamenti sempre davvero rispettosi e disinteressati, o a umanità sostanziale nel trattamento dei clienti.

Se l’ invidia sociale porta al populismo becero e di bassa lega, invece l’ ingiustizia sostanziale, l’attaccarsi alla norma disumanizzata come lo scespiriano Shylock ne Il mercante di Venezia, l’umiliazione del demagogo verso il “vile volgo” portano all’ eterno “populismo”della rivolta morale e della chiusura interiore verso il Sistema (qualunque esso sia).

A,Martino       

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