PERCHE’ LA DITTATURA SANITARIA E CONTE CE L’ HANNO TANTO CON PALESTRE, CINEMATOGRAFI O RISTORANTI?

Al decimo o quindicesimo editto (detto DPCM) di Giuseppi sancente quello che è ormai definibile il semi-lockdown, dovrebbe ormai essere chiaro che la dittatura sanitaria o tecnico-sanitaria, segue criteri assolutamente contingenti e differenti relativamente al tipo di umana attività che vada, in una sarabanda  di disposizioni totalmente autocratiche e discrezionali oltre che variabilissime, a limitare o vietare.

Pendiamo dalle labbra dell’ ex avvocato del popolo più di quanto i nostri nonni pendessero da quelle del duce, è un puro dato di fatto giuridico e istituzionale. Mentre infatti Benito Mussolini settimanalmente si recava dal re a discutere i suoi provvedimenti, solitamente che si sappia  approvati,  ma probabilmente spesso emendati o rinviati se non messi nel cassetto per il delicatissimo rapporto tra regime e monarchia, ora il DPCM nasce da una confabulazione tra un Gran Consiglio formato dalla Guida Suprema e una pletora di ministri, burocrati,consulenti del Comitato tecnico-scientifico (a proposito, chi forma e chi presiede questo, quando e dove si riunisce, come delibera? Arcana imperii…).

Ma non si può appunto sperare nemmeno nella benevolenza o “parolina” di chi come allora alloggia al Quirinale, contento come è della “serietà” che andiamo dispiegando in faccia al mondo intero.

Prendiamo ad esempio le chiese: sprangate letteralmente tra la sera e la mattina in spregio di qualunque norma concordataria grazie all’ acquiescenza di un clero “patriottico” d’ altronde zittito da Bergoglio, sono state ora doverosamente premiate. E non poteva essere diversamente sia per l’ appoggio totale al regime sanitario, che per il clamoroso passaggio del suddetto papa postcattolico al campo LGBT a mezzo docufilm.

Dove l’ostilità permane e si gioca come il gatto con il topo è invece ad esempio il mondo dell’ intrattenimento spettacolare e culturale (cinema, teatri), dell’attività fisica e della ristorazione. Se ne è chiesto le ragioni sui social, ad esempio Matteo Salvini:”Chiudere attività come palestre, piscine, cinema e teatri che negli ultimi mesi hanno investito tanto per adeguare gli standard di sicurezza sanitaria è una sciocchezza. Luoghi sicuri e controllati, perché prendersela con loro???”.

Beh, proviamo a dare delle risposte: saranno sbagliate, saranno “complottiste”, ma si sforzano di credere che in questo immenso delirio qualcosa di razionale seppure non condivisibile vi sia.

Riguardo a palestre e piscine. Sul mondo dell’attività sportiva e fisica, lo sfigatismo snob grillino (da applicare al popolo, non certo a un Fico o Di Maio ormai uomini di regime o establishment)  e l’ immenso rancore della sinistra radicale, fanno pesare una ostilità crescente in misura proporzionale all’ entusiasmo e all’ assenza di fini di lucro di chi la pratica o ne vive . Prendersela con Ronaldo o con mister Pirlo, infatti, è immensamente più difficile che giocare col culturista del fine settimana o con un modesto personal trainer.

Spianano la strada alle grandi catene multinazionali di palestre, piscine, e centri benessere capaci di realizzare palestre vaste come un piano di centro commerciale, che alla fine di tutto il malefico gioco compreranno queste strutture a prezzo di saldo, anche solo per eliminare la concorrenza. L’ attività fisica, comunque, è da lor signori associata a regimi identitari, fortemente ideologici, che in corpi non decaduti o decadenti vedono o vedevano una plastica dimostrazione di “uomo nuovo”.

Il moto e lo sport, il cimento competitivo, fanno “mens sana in corpore sano”; liberano endorfine; il sudore da stress fisico smaltisce tossine più di una ottima tisana purificatrice. Tutte cose negative, per chi ci preferisce ipocondriaci, paurosi di malattie e di morte in terapia intensiva; meglio ancora malaticci e sfibrati, grati a chi “vuole aiutarci facendo il proprio dovere”. E poi, palestre e piscine sono socialità (o assembramenti, come dicono loro) sempre sospette (basti pensare all’ orrore delle arti marziali “fasciste”) e retrograde per gli adoratori del dio Streaming.

Con queste hanno davvero fatto come il gatto con il topo, illudendo e varando un nuovo protocollo con ridicoli sacchi in cui rinchiudere l’ innocuo classico zaino o borsone da rinchiudere a sua volta in armadietto: è durato tre quattro giorni prima dell’ ultimo DPCM di Nostro Signore della Pandemia con cui le hanno nuovamente sprangate.

Per teatri e cinematografi, non vi è nemmeno da infierire fino al colpo di grazia, sulle ultime sale pur convertite a mini-multisala:è proprio il cinema sul grande schermo che Giuseppi e compagni, ligi alle loro direttive mondialiste,  devono far scomparire, così insufficientemente plasmato a Pensiero Unico e così d’ impaccio alle produzioni di fiction televisiva a smercio planetario come Netflix. Una bella versione seriale di Zorro gay con servitore muto di colore e il padre (don De La Vega senior) ateo militante o scempiaggini del genere seppelliranno per sempre le interpretazioni fiabesche di Alain Delon o Tyrone Power. E soprattutto garantiranno immensi introiti ai soliti noti.

Riguardo al teatro: ma che spazio volete che abbia nella sensibilità di un Di Maio un posto tutto buio e pieno di persone in religioso silenzio, in cui dei tizi recitano, e devi rinunciare a ogni “connessione” e a ogni streaming?  

E i concerti? Ma c’ è Youtube e tante altre piattaforme a pagamento, no?

E veniamo alla ristorazione (ristoranti, bar, etc.). Qui vale lo stesso principio dell’ agevolazione al capitalismo mondialista “ammorbidendo” l’ imprenditoria nazionale, poi da rilevare dalle catene quali Mc Donald o Starbuck unitamente a omologazioni del gusto e del consumo che nella visione mondialista hanno una importanza ben superiori a quanto generalmente si creda. Ad esempio, nell’ Egitto post Mubarak del periodo delle “primavere arabe”, il consumo di Coca Cola e la sua pubblicizzazione conobbero un’ impennata impressionante.

Inoltre, pranzare al ristorante con la famiglia o gli amici, rilassarsi a un bar, leggere un giornale a un tavolino di caffè sono anch’ esse abitudini cozzanti con il disegno di una società più povera, impaurita, quasi stracciona,precaria, più “senza grilli per la testa”, bisognosa di dare fiducia ai “competenti” e alle persone “serie” (vedi Il Gran Leguleio con il suo Comitato tecnico-scientifico). Infatti, siamo passati dal miraggio della cabrio o spider a rate, al car sharing sen addirittura al ridicolo monopattino elettrico di Stato.

E soprattutto, vogliono farla finita con tutte queste diffidenze verso mamma Europa, che infatti non solo ai ristoratori ma a tutte le categorie suddette dimostra il suo amore….permettendoci di rientrare in possesso, ma sotto forma di debito, di parte degli ingenti capitali che l’ Italia le versa quale stato membro. E legandoci con tanto di cappio, sempre più stretto, al suo carro di produzione franco-tedesca.

Credo comunque che i “ristori” contiani serviranno ad arginare la protesta le proteste del mondo produttivo e commerciale; ma essi sono parametrati a un ipotetico ritorno a qualcosa di semi-normale per il 24 novembre. E se l’ ennesimo DPCM prorogherà il semi-lockdown? E se arriverà un lockdown totale? E soprattutto: la vita condotta fino a marzo, non tornerà più? Quindi, ci saranno altri ristori? E altri soldi (cioè debiti) dall’ Europa?

Le discrete elemosine dei giallo-rossi e della dittatura sanitaria, garantiscono a lor signori qualche mese di pace sociale: e poi?   

A.Martino

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