CONTE E LA DITTATURA SANITARIA PROSEGUONO COL “GRANDE RESET”: E’ LA VOLTA DEL NATALE.

No, un Santo Natale da regolare come da DPCM riguardo il numero di invitati alla cena della Vigilia o al pranzo del 25 dicembre, è proprio il colpo di grazia morale e mortale; il cenone di San Silvestro per pochi intimi all’ attenzione del Comitato tecnico-scientifico è piena comicità involontaria.

Rimettersi al buon cuore di Conte riguardo la quantità di regali e regalini da distribuirsi personalmente; invocare da Roberto Speranza la grazia del “coprifuoco” spostato dalle ore 22 alle ore 23 tra Natale e santo Stefano o forse addirittura fino all’ Epifania (come è umano Lei, direbbe Fantozzi rag.Ugo) ; prepararsi a una probabile eliminazione delle liturgie di quel periodo frequentate ancora da qualche ateo per un assurdo senso scaramantico che è pure sempre un barlume di spiritualità d’ altronde in continuità con l’ eclisse del Sacro pasquale; tutto ciò mi lascia neanche indignato, sbalordito fino all’ incredulità.

Possibile che per controllare fino a tal punto la nazione erede della stessa di Giulio Cesare o di Marco Aurelio, che ha dato i natali a Dante Alighieri come a Raffaello o Michelangelo o Leonardo da Vinci; e che ha alimentato il genio di Guglielmo Marconi o lo spirito di san Francesco d’ Assisi, basti qualche infantile luminaria quest’ anno in qualche Comune già allestita, o la promessa dei “ristori” sotto la spinta di qualche fumogeno o molotov?

So benissimo che il Natale dovrebbe essere un momento di sano ripiegamento interiore, ma mi dà patoligicamente fastidio che sia la nomenklatura della dittatura tecnico-sanitaria a ricordarmelo. Non sopporto la loro farisaica tendenza al predicozzo: hanno gli strumenti materiali per impormi le loro volontà, va bene, ma non vengano a dirmi cosa il Natale sia o non sia; non posso accettare da loro nulla che abbia un qualunque contenuto spirituale o morale, non sopporto dalla intonazione nasale alla don Felice Scosciammocca di Conte nemmeno un consiglio sul tipo di seta delle cravatte, non ce la faccio proprio. Hanno la loro “Chiesa patriottica”, facciano veicolare da questa i loro pensierini natalizi, almeno sono formalmente meno insopportabili.

Anche perché tutte le loro reali preoccupazioni sono rivolte verso l’aspetto commerciale e consumistico, non certo verso qualunque aspetto immateriale. Si dà il caso che gran parte degli esercizi commerciali fatturino in modo decisivo e determinante tra gli ultimi giorni dell’anno e i primi del nuovo. Ed è per questo motivo che siffatte festività sono ancora in piedi nell’ ultralaicista società occidentale: la dittatura sanitaria dovrà alzare ancora di più l’ asticella della frustrazione del mondo produttivo da lisciare, confortare e blandire.

Vuoi vedere, che con l’ avvicinarsi della Immacolata Concezione (ma che è, questa roba medioevale?) spunterà fuori qualche disperata campagna di regime per invitarci a regalare, spendere, acquistare cenoni da asporto, fare incette di spumante italiano? Ci sarà da ridere per non piangere, ve lo dico io. E poi, dopo l’ Epifania, un bella zona rossa totale dal Monte Bianco all’ Etna senza escludere il Gennargentu.

La cupola mondialista ha dato alle dittature tecnico-sanitarie più volenterose un gran bel compito in classe da svolgere: ma la nostra è arrivata alla quarta pagina avanzata del foglio protocollo, e non si intravede la conclusione.

A. Martino

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