MARADONA E LA CITTA’ DI NAPOLI, SONO STATE PIU’ DI UN BINOMIO PERFETTO, ERANO E SONO, LA CARTINA DI TORNASOLE DI UN’INTERA CIVILTA’.

Maradona e Napoli sono più di un binomio perfetto: genio e sregolatezza, umanità e spavalderia, famiglia ed anarchia. Sono stati questi i capisaldi, il comun denominatore, di queste due grandi entità, separate ma simbiotiche, “D10S” ed il popolo napoletano.

D’altronde la parabola umana del Pibe de Oro è veramente simile ad un’altra icona del pantheon partenopeo, Masaniello, simbolo della rivolta e della rivalsa degli ultimi, di un socialismo ante litteram che, proprio perché sinceramente voluto dal popolo minuto, non poteva che avere i giorni contati e finire nel peggiore dei modi.

Già, Maradona come Tommaso Aniello è finito male: la droga, l’alcol, l’obesità, i mille figli sparsi per il mondo concepiti con altrettante donne diverse, la violenza, le strane frequentazioni mafiose, il doping.

Insomma, umanamente, non fu certamente un esempio come il “Pupone”, come Totti, che, al di là del fatto se uno sia romanista o meno, al netto delle accuse di evasione fiscale e fatte le dovute proporzioni calcistiche, ha certamente incarnato dei valori assoluti e positivi diametralmente opposti a quelli di Dieghito, ma si sa, << Maradona è mejo e Pelé >> e per questo capace anche di gesti di autentico altruismo, specie se, ad essere in ballo, era la vita di quegli scugnizzi che egli tanto amava, perché, forse, in loro, rivedeva la propria infanzia.

Come nel caso di quel, freddo e lontano gennaio del 1985 ad Acerra: il papà di un bambino malato è disperato. Ha bisogno di un aiuto economico per salvare la vita della sua creatura, viene quindi chiesta alla Società Sportiva Calcio Napoli di organizzare un’amichevole per racimolare dei fondi. Il presidente Ferlaino, però, non acconsente ma Diego Armando Maradona paga la clausola di 12 milioni alla sua assicurazione e gioca su un “campo di patate”, scaldandosi su un terreno pieno di buche, fra pozzanghere e auto parcheggiate. << Che si fregassero i Lloyd di Londra >> dichiarò El Pibe de Oro a dei giornalisti attoniti, <<Questa partita si deve giocare per quel bimbo >>.

Ecco chi era Maradona, così, seppur di fronte, a tanta fragilità, a tanta inadeguatezza alla vita, il popolo l’ha immediatamente eletto a proprio patrono e ben presto, con molta probabilità, le effigi di San Gennaro cederanno il passo a quelle di D10S.

Un vero e proprio popolo di descamisados, di qua e al di là dell’Atlantico, disincantato nei confronti della politica e per questo unito dalle traversie della storia e dalle innumerevoli difficoltà della vita, si è stretto intorno ai resti di chi, seppur per un breve periodo della loro esistenza, è stato capace di regalargli delle soddisfazioni, un orgoglio, una dignità.

Certo guardando le cose obbiettivamente e con distacco, furono pur sempre magre consolazioni: Il goal di mano fatto all’Inghilterra fu la rivincita dell’Argentina verso Sua Maestà per la guerra perduta alle Malvinas? Capirai!, avranno esclamato da Buckingham Palace, intanto l’Impero è mio e me lo gestisco io!, Il Napoli diventa campione d’Italia? Bello! certo, ma non è che lo scudetto assegnato al “ciuccio” abbia contribuito a cambiare in meglio la condizione dei tanti, troppi precari, partenopei. Anzi, in taluni casi, qualcuno di questi, pur di garantirsi il posto in curva in vista del tanto agognato incontro, avrà sicuramente impegnato anche parte dei propri miseri beni sottraendoli così alle ben più pregnanti necessità familiari.

Questa è la dimostrazione che, veramente, << non di solo pane vive l’uomo>> ma di ogni parola, o sogno, che trascenda dalla realtà.

Un tempo si diceva che la religione è l’oppio dei popoli e Maradona, come la droga, è stata la religione laica di molti, lo scoglio a cui aggrapparsi, per dimenticare la pochezza del nostro vivere quotidiano.

In tempi di Covid si sa, per lo meno qui in Italia è così, gli assembramenti sono vietati, sono proibiti per tutto e tutti, tranne che, giustamente, per le funzioni religiose ed allora è sembrato normale, anche per un Governatore con il Lanciafiamme in mano come De Luca, tacere, accettare, acconsentire, in zona rossa, che il popolo di D10S scendesse in Piazza per due giorni interrottamente, anche senza mascherine, stipati come delle sardine, per manifestare il loro affetto e il loro cordoglio per la dipartita del loro profeta.

Una morte insomma che ha messo tutti d’accordo – anche il Sindaco De Magistris con il Presidente della Regione Campania con il quale tanto in concordia non era – e che ha anche sancito il fatto di come, al di là dei buoni propositi, l’uguaglianza non esista neanche in punto di morte.

Vi sono, infatti, dei defunti, è proprio il caso di dirlo, di serie A e degli estinti di Serie B, altrimenti non si capisce perché, ciò che è stato tollerato a Napoli, oggi, non è stato concesso ugualmente a Roma, solo pochi giorni fa, a Gigi Proietti.

Ma non è questo né il luogo né il momento per fare delle polemiche se non delle semplici considerazioni rispetto al fatto che, la politica odierna, come vado dicendo ormai da anni, non guida più i processi, si limita solo ad interpretarli.

Ergo, se per questa tragica vicenda si è lasciato che la gente scendesse in strada alla rinfusa, senza nessuna precauzione, perché si aveva paura della risposta della piazza ad un qualsiasi diniego, perché non vi è stata, in precedenza, altrettanta disponibilità del Governo alle mille sollecitazioni venute dai tanti ambienti vitali del Paese affinché venissero allentate le misure restrittive AntiCovid?

Forse perché è in realtà il popolo stesso che vuole essere rassicurato e guidato in questi tempi d’incertezza indotta?

Forse il Maradona politico ci avrebbe stupito, come già aveva fatto in passato con altre esternazioni, dicendoci la semplice verità, ma questa volta non lo sapremo mai, perché Diego, ahimè, ci ha lasciato per sempre.

Lorenzo Valloreja

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