SE FOSSIMO UN PAESE NORMALE …

Se fossimo un Paese normale, nel pieno della propria sovranità, non avremmo mai pagato alcun riscatto per tutti gli italiani rapiti in giro per il mondo. Non gessetti colorati, né fiaccolate, né tanto meno lunghe ed estenuanti trattative, semplicemente ce li saremmo andati a riprendere con le buone o con le cattive, senza tanti, inutili, giri di parole.

Se fossimo in uno Stato serio i nostri Generali non si farebbero mai fotografare con la bandiera della NATO (comando estero), né anteporrebbero, nelle scala gerarchica, le autorità dell’Alleanza Atlantica ai nostri Governanti.

Se fossimo veramente una Repubblica, fondata sul lavoro, dove la sovranità appartiene al popolo, i militari, i poliziotti e tutti coloro che indossano una divisa, non percepirebbero mai il loro servizio come un lavoro, ma esclusivamente come una missione, ed in virtù di questo non vi sarebbe bisogno di nessuna sindacalizzazione, non si schiererebbero mai contro il popolo, darebbero ben volentieri la vita per la Patria senza rimpianti e con il sorriso sulle labbra.

Invece, al di là di quello che proclama certa retorica, siamo ben lontani da questi standard non perché la politica sia corrotta – quello infatti è un dato, da che esiste il mondo, del tutto ovvio e trascurabile e valido per tutti gli angoli della terra – ma semplicemente perché è il popolo italiano che deve tornare ad avere certi valori.

Non possiamo, ad esempio, pretendere che:

  • gli altri rispettino la nostra cultura, le nostre tradizioni, se noi siamo i primi a trascurarla, ad ignorarla, a dimenticarla e in certi casi, anche, ad oltraggiarla;
  • gli altri ci rispettino nel mondo se non siamo mai disponibili, ad usare le nostre navi da guerra, a mettere gli stivali a terra, a sporcarci le mani, a lasciare i nostri figli sui campi di battaglia;
  • la comunità internazionale ci dia credito se anche quando abbiamo la possibilità di sanzionare, di porre veti, di essere, insomma, ago della bilancia, ci rifiutiamo di farlo;
  • la politica estera venga, come l’ultima delle sguattere, sempre dopo quella interna.

Ecco perché negli ultimi anni abbiamo dovuto subire:

  • l’austerity imposta dall’UE;
  • l’onta della prigionia dei Marò;
  • la guerra civile libica;
  • le primavere arabe;
  • i danni delle sanzioni alla Russia;
  • lo strapotere delle ONG;
  • l’invasione incontrollata degli immigrati;
  • il caso Regeni;
  • i vari casi di rapimenti di nostri connazionali all’estero risolti tramite pagamento di lauti riscatti;
  • l’espansionismo turco;

e in ultimo e non per questo di minore importanza, lo scambio dei nostri poveri 18 pescatori trattenuti ingiustamente a Bengasi con 5 scafisti libici detenuti presso le nostre carceri.

Lo so che, tanto, normalmente, al peggio non c’è mai fine … ma un’inversione di rotta è sempre possibile e quando il popolo italiano ne avrà coscienza e si comporterà di conseguenza, non sarà mai troppo tardi per tornare ad essere ciò che eravamo ed a cui la storia ci ha chiamati.

Lorenzo Valloreja

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