FINALMENTE, DOPO 108 GIORNI DI PRIGIONIA, I PESCATORI DI MAZARA DEL VALLO SONO STATI LIBERATI ED HANNO RIPRESO LA VIA DI CASA.

Siamo felicissimi per la splendida notizia della liberazione dei 18 pescatori di Mazara del Vallo, era ora!

Dopo 3 mesi di prigionia in quel di Bengasi, finalmente, potranno riabbracciare i propri cari e trascorrere il Santo Natale in famiglia.

Un ottima notizia per tutta la marineria siciliana ma soprattutto un ottima gestione della comunicazione del caso per il Governo Conte che, come nel caso precedente di Silvia Romano, ha usato la vicenda per uno spot simpatia.

Infatti – come nel caso della Romano che fu riconsegnata ai familiari, direttamente dalle braccia di Conte e Di Maio, nel giorno della festa della mamma – anche in questo caso la cerimonia è avvenuta per tramite del Premier e del Ministro degli Esteri, i quali, volati per l’occasione a Bengasi, hanno restituito gli ostaggi ai loro affetti con l’inizio dell’ultima Settimana dell’Avvento (tra 7 giorni infatti sarà Natale), si ma a quale prezzo?

Certamente – come nel caso della Romano, così come in tante altre liberazioni di altri nostri concittadini, anche in questo caso – è stato pagato un lauto riscatto.

Ed è questo che fa rabbia, sia ben chiaro, non certo che siano tornati alla libertà dei lavoratori innocenti.

In Parlamento i politici già si sono accapigliati sull’argomento: c’è chi grida all’indispensabile ruolo dell’opposizione, chi alla pressione enorme dell’opinione pubblica, chi al delicato ruolo svolto dai servizi segreti, chi alla inossidabile strategia diplomatica tenuta dalla maggioranza.

Realtà però è un’altra, come già diciamo da tanto tempo: i nostri connazionali dovevano essere liberati, certo! E ciò sarebbe dovuto avvenire inevitabilmente molto prima di 108 giorni se il nostro Paese realmente, a livello internazionale, contasse ed avesse autorevolezza.

Ma se ciò è vero è altresì certo che una simile liberazione sarebbe dovuta avvenire non dietro il pagamento di un riscatto o la liberazione di altri prigionieri trattenuti in Italia (ipotersi tra l’altro che ancora circola negli ambienti ben informati), ma attraverso un’operazione armata manu dei nostri reparti speciali: i servizi avrebbero dovuto localizzare il luogo di detenzione, segnalare ai militari il numero delle guardie le vie di fuga, ecc. ecc. ed i ragazzi del Col Moschin o del ComSubim, avrebbero fatto il resto.

Invece ciò non è avvenuto non perché non abbiamo dei reparti all’altezza della situazione ma più semplicemente perché abbiamo una classe politica improvvisata e complessata.

Quando saremo capaci di compiere delle operazioni di liberazione o di sequestro come le fanno gli israeliani o gli americani, allora, solo, allora saremo veramente un Paese rispettabile.

Per il momento posso solo augurare Buon Natale e Felice Anno Nuovo, ai pescatori liberati ed alle loro famiglie.

Lorenzo Valloreja

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