NAVALNJ VIENE MANDATO IN RUSSIA PER ESSERE FERMATO. D’ALTRONDE NON POTEVA ESSERE ALTRIMENTI …

Per un quadriennio intero, certa stampa non ha fatto altro che rimarcare la pericolosità della Presidenza Trump, la quale, avrebbe costantemente attentato alla sicurezza del mondo.

Al contrario, oggi che il mandato di Donald è praticamente concluso, possiamo affermare con assoluta certezza che, al netto di qualche azione nei confronti dell’Iran, il Tycoon non ha perseguito la via dell’instabilità globale.

Prova ne è, ad esempio, il dossier Russia dove, al di là di qualche dichiarazione d’effetto, come da minimo sindacale, e lo spostamento di qualche soldatino e altrettante navi, giusto per non scontentare la potente lobby dei militari, di fatto, la Casa Bianca ha avuto un comportato più da colomba che da falco nei confronti del Cremlino e siamo altresì convinti che se Trump fosse stato rieletto, con molta probabilità, le sanzioni nei confronti di Mosca sarebbero state rimosse.

Invece, ora che a Washington si apprestano a ritornare i “buoni”, cioè i successori di Clinton e Obama, come d’incanto, sembrano ripresentarsi dal nulla gli ispiratori delle cosiddette rivoluzioni colorate con al seguito, chiaramente, i disordini e le tensioni del caso.

Così a poco più di 48 ore dal giuramento di Biden, in una Washington insolitamente blindata, il principale oppositore di Putin, il signor Alexey Navalnj, pur sapendo di essere nella lista dei ricercati dal 29 dicembre 2020, ha fatto ritorno in madrepatria direttamente dalla Germania spinto e benedetto, tanto dai Democratici americani, quanto dagli ambienti NATO, così come dall’UE.

Insomma, una vera e propria provocazione, voluta, pensata ed attuata, giusto per:

  • Giudicare un Sistema Politico diverso dal nostro e per questo Sanzionarlo;
  • Sobillare rivolte e disordini là dove regna l’ordine;
  • Creare Ingerenze internazionali in un Paese Sovrano.

Peccato però che, coloro i quali oggi sono pronti a strapparsi le vesti per il fermo di Navalnj & Co., non si siano altrettanto scandalizzati per l’omicidio, in quel di Capitol Hill, di Ashli Babbit, donna disarmata di 35 anni, ex militare USAF, colpevole solo di essere incazzata con il sistema (è bene ricordare infatti che i manifestanti non hanno né sparato, né picchiato, né torto il capello ad alcuno, ma hanno solo occupato simbolicamente il Palazzo del Potere).

In quel caso, ma solo in quel caso, per noi occidentali la vita umana non valeva nulla, le quattro persone morte il giorno dell’Epifania, in fondo, se la sono cercata: vuoi sederti sullo scranno di Nancy Pelosi e non vuoi perire? Ma allora sei fuori dal mondo!

Nessun principio di difesa proporzionata all’offesa è valso, nessuno in Europa si è inginocchiato per la violenza della polizia, però, di contro, tutte le Cancellerie, come da programma, si sono scandalizzate per il fermo di Navalnj, tutte hanno chiesto l’immediato rilascio e qualcuna, sempre in maniera del tutto scontata, ha chiesto anche che si applichino delle nuove sanzioni alla Russia.

Certo Putin, scaltro ed esperto com’è, già sapeva cosa sarebbe accaduto a seguito del rientro del suo oppositore ed allora perché il Cremlino ha permesso che questi rimpatriasse? Perché, in altri termini, non ha definito non gradita la presenza, sul suolo della Federazione, del leader di “Russia del Futuro” in modo tale che questi restasse all’estero?

Semplice, perché, per quanto Navalnj provenisse, come Vladimir Lenin, dalla Germania e come quest’ultimo spinto da Potenze Straniere, Alexey, francamente, non è Lenin; non solo perché il primo viaggiava su di un treno piombato, mentre il secondo è rientrato comodamente seduto su di un aereo, con a fianco la moglie ed uno stuolo di giornalisti, quanto per lo spessore politico e le capacità rivoluzionarie nettamente inferiori di quest’ultimo.

Se a ciò, poi, sommiamo anche il fatto che, checché se ne dica, in Russia la giustizia è veramente puntuale, ecco che il gioco è fatto!

A questo punto immagino che i nostri detrattori, imbevuti come sono di pregiudizi e partigianerie, si stiano facendo delle grasse risate ma è proprio per loro che voglio portare quest’altro esempio di giustizia e legalità made in Russia.

Ebbene, come noto, le piattaforme di Twitter, Instagram e Facebook hanno sospeso il profilo ufficiale del XLV Presidente degli Stati Uniti e questo a seguito dei disordini accaduti a Capitol Hill.

Tale iniziativa è stata, senza ombra di dubbio, un’azione unilaterale, soggettiva, irrazionale e fortemente lesiva, sia della libertà di espressione dei singoli, che, del diritto/dovere di comunicare per un Capo di Stato, e, nonostante questo, chi nel mondo occidentale si è opposto a tanta tracotanza dei Signori del Web?

Nessuno!

L’unico che ha mostrato la schiena dritta dandoci, anche questa volta, una lezione di fermezza ed autorevolezza, è stato proprio chi, ingiustamente, viene definito in certi ambienti un pericoloso autocrate, cioè, il Presidente Vladimir Putin.

Infatti pochi giorni fa la Russia ha approvato una legge che permetterà di bloccare le piattaforme social che limitano i media russi, troppo spesso emarginati e ingiustamente considerati fabbricatori di fake news.

Una risposta, questa della Duma, non direttamente correlata ai fatti di Washington, ma che dovrebbe indicare a tutti i Paesi “sani e seri”, come comportarsi nei riguardi di certi nuovi attentatori della libertà di espressione e soprattutto della verità.

Lorenzo Valloreja

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