CARO “CAGOJA” … AH SE TORNASSE D’ANNUNZIO!

Ott’anni fa si spegneva, nella sua monumentale residenza di Gardone Riviera, uno dei più grandi poeti italiani, Gabriele d’Annunzio.

Visceralmente Pescarese lo è stato non solo per nascita, ma anche nel carattere e soprattutto in quella narcisa guasconeria.

Ultimamente, certa destra, per appropriarsene quale simbolo ed ideologo di riferimento e renderlo “potabile” sia all’opinione pubblica del III millennio che al circuito mainstream, sta tentando in tutti i modi di scollegare la figura del Vate dal Fascismo, adesso apprendiamo che d’Annunzio, secondo lo storico Giordano Bruno Guerri, non fu mai fascista.

Il Presidente della Fondazione “Vittoriale degli italiani” è uomo troppo colto e preparato per credere sinceramente nella propria affermazione … apprezziamo l’intento, ma siamo sicuri che, oltre noi, lo stesso d’Annunzio, se fosse ancora in vita, disapproverebbe certamente tale simpatica bugia.

Non c’è da vergognarsi, la storia è storia, il Vate ha invitato il Fascismo: suoi sono i simboli, sua la liturgia, suo l’attivismo, il coinvolgimento delle masse, la retorica, lo spirito guerrafondaio, il richiamo alla grandezza di Roma e della latinità del popolo italiano. Ciò che lo ha veramente salvato dall’infamia è il fatto che è morto il 1 marzo del 1938, prima della comunicazione al popolo italiano della volontà del Regime di promulgare le leggi raziali, Trieste 18 settembre 1938, molto prima della pubblicazione del Manifesto della Razza, 5 agosto del 1938, ben 8 mesi prima dell’approvazione delle leggi razziali, 11 novembre 1938.

Ergo non sapremo mai, di fatto, come si sarebbe comportato d’Annunzio nei riguardi del Regime di fronte a questo tipo di scelta politica.

Sappiamo invece molto bene cosa pensava il Principe di Montenevoso riguardo la Guerra d’Etiopia infatti il 19 agosto 1935 telegrafò al Duce: << Da questa notte sono il tuo luogotenente pronto agli ordini più perigliosi>> ed ancora, in occasione della proclamazione dell’impero il 10 maggio del 1936, affermò: << Penso che si addica al nostro Capo imperterrito il soprannome di Africano maggiore, se viga il fasto di Roma >>.

Ma cosa direbbe oggi il Vate d’innanzi alla nostra classe politica così asservita alla Germania che già fu del tanto disprezzato Attila della Pennellessa?  Cosa mai farebbe l’Eroe di Buccari?

Altro che le braghe di Cagoja!

Di sicuro si metterebbe alla testa di una colonna di reduci e militari ribelli ed entrando nell’urbe farebbe tabula rasa di ladri e di profittatori, caccerebbe i traditori e gli opportunisti, restituirebbe dignità ai lavoratori, credibilità alla scuola, ma soprattutto lui – vecchio, seppur appartenente ad un’Italia antica, che non esiste più – porterebbe quella ventata di giovinezza e di rinnovamento di cui l’Italia ha tanto bisogno, da troppo tempo …

Tuttavia – per fortuna degli altri, cioè dei ladri e dei profittatori, dei traditori e degli opportunisti, degli sfruttatori e degli ignoranti – d’Annunzio è bello e morto da più di 80 anni.

Chissà, comunque, che dalle spiagge dell’Abruzzo, in un futuro non troppo lontano, il vento della rivoluzione non possa tornare a soffiare di nuovo in tutta Italia.

Noi ci crediamo e per questo lavoriamo.

Lorenzo Valloreja  

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