PERCHE’ SANREMO E’ SANREMO….CIOE’ DA ANNI FA SEMPRE PIU’ SCHIFO. LO SDEGNO DI UN VESCOVO E DI UN SERVITORE DELLA PATRIA IN ARMI.

I nostri più datati lettori ed amici sanno che non non è la prima volta che ci occupiamo dell’ormai disgustosa kermesse di regime detta “Festival di Sanremo della canzone italiana”, giunta quest’ anno purtroppo alla settantunesima edizione. Non voglio avere la pedanteria di citare articoli di due anni fa, uno dei quali in merito al ritornello satanista di una specie di canzone interpretata da Virgina Raffaele in cui l’ invocazione al Principe degli Inferi era chiarissima, prontamente derubricata a “delirio tradizionalista” e fantasia complottista.

Confesso di tuttora seguirlo per qualche oretta nello spazio delle cinque serate, più o meno costrettovi dai miei familiari. E’ormai scontata la sagra del politicamente corretto, di un qualche pugno nello stomaco dell’ossessione omosessualista, del quasi disperato indottrinamento pensierounicista verso almeno le più giovani generazioni. E d’ ordinanza la versione “dialettale” e volgare del tramonto pilotato e obbligato di un popolo e della sua cultura. Il giro di soldi è tale tanto da consentire tutto, anche il ridicolo utilizzo come da obbligo contrattuale del Teatro Ariston letteralmente senza l’ ombra di uno spettatore (il pensiero corre ovviamente al Teatro dell’Assurdo).

Ma se da un soggetto come Achille Lauro, col suo campionario di degenerazione nichilista e immondizia umana d’altronde bisognava aspettarsi trovate senza le quali non farebbe le palate di soldi che fa, una certa delusione, forse, l’hanno fornita il sempre più irridente, irritante e blasfemo Fiorello (come sono lontani i tempi della relativa compostezza baudiana), e l’ ipocrita Amadeus che dietro la sua facciata professionale e moderatrice, applaude, esulta, e osanna tutto. Se qualcuno decidesse di defecare sul palco dell’Ariston, e da Viale Mazzini arrivasse il preventivo nulla osta, ecco lì Amadeus a sgranare gli occhi e spalancare la bocca esclamando “ma dai…!”, con successiva fragorosa risata e applauso.

D’ altronde, in RAI, Mediaset e gregari di Sistema mediatico vario, funziona così: è tutta una velina,anche nella pretesa “autorevole informazione”; dicono ad esempio di attaccare la Russia per il caso Navalny e i vari Vespa o Gruber o Botteri obbediscono, dicono di rallentare gli attacchi a Putin perché forse il vaccino russo può servire davvero e rallentano. Sono solo dei costosissimi telecomandi, dei burattini delegati alla nostra lobotomizzazione. La blasfemia contro la Passione di Cristo proprio in Quaresima e contro le lacrime di Maria, il dileggio della bandiera, la caricatura della sposa di Madame, non sono casuali, sono educazione delle masse pianificata e deliberata in alto, con acquiescenza di qualcuno (vedi Vaticano bergogliano) e deep state destrutturante dell’identità e indipendenza nazionale: e lo fanno con i miei, i nostri soldi. Umiliando i residui vivacchianti simboli dell’italianità avvilita e devirilizzata (vedi banda dei Carabinieri e della Marina militare costrette a esibirsi nell’ambito di tanto scempio). Dio, Patria, Famiglia: perfetto. Magari l’anno prossimo, ridicolizzeranno in qualche modo il Lavoro.

Ma qualcuno sorge e non ci sta, con schiena dritta da italiano e da cristiano. Ci sono dei non sottomessi che sentono la responsabilità del loro ruolo. Qui mi zittisco, lasciando la ben più autorevole parola sia a Mons.Antonio Suetta vescovo di Ventimiglia-Sanremo che al comandante dell’Accademia militare di Modena, Generale Rodolfo Sganga.

A seguito di tante segnalazioni di giusto sdegno e di proteste riguardo alle ricorrenti occasioni di mancanza di rispetto, di derisione e di manifestazioni blasfeme nei confronti della fede cristiana, della Chiesa cattolica e dei credenti, esibite in forme volgari e offensive nel corso della 71 edizione del Festival della Canzone Italiana a Sanremo, sento il dovere di condividere pubblicamente una parola di riprovazione e di dispiacere per quanto accaduto.

Il mio intervento, a questo punto doveroso, è per confortare la fede “dei piccoli”, per dare voce a tutte le persone credenti e non credenti offese da simili insulsaggini e volgarità, per sostenere il coraggio di chi con dignità non si accoda alla deriva dilagante, per esortare al dovere di giusta riparazione per le offese rivolte a Nostro Signore, alla Beata Vergine Maria e ai santi, ripetutamente perpetrate mediante un servizio pubblico e nel sacro tempo di Quaresima.

Un motto originariamente pagano ,poi recepito nella tradizione cristiana, ricorda opportunamente che “quos Deus perdere vult, dementat prius”.

Quanto al premio “Città di Sanremo”, attribuito ad un personaggio, che porta nel nome un duplice prezioso riferimento alla devozione mariana della sua terra d’origine, trovo che non rappresenti gran parte di cittadinanza legata alla fede e dico semplicemente “non in mio nome”. 

Sanremo, 7 marzo 2021.

+Antonio Suetta                                                                              

Vescovo di Ventimiglia – San Remo

Questo è invece il duro quanto appassionato post pubblicato su Facebook dal C. te dell’Accademia Militare di Modena, Generale Rodolfo Sganga.

“Ai miei Allievi:

Cos’è il Tricolore?

Il Tricolore è una cosa seria.

È il simbolo della nostra Patria che è la Terra dei Padri.

E la Patria non è un concetto astratto, anzi! Rappresenta la nostra Storia, le nostre Tradizioni, i nostri Valori, la nostra Cultura, la nostra Lingua, le nostre Famiglie.

La nostra Patria siamo noi. Quel Tricolore, siamo noi.

Il Tricolore è la bussola etica che ci indica costantemente la direzione corretta da seguire nella vita.

E noi, Soldati in uniforme, gli rendiamo omaggio in maniera solenne ogni mattina.

Per difendere quel Tricolore, sono morti Soldati a centinaia di migliaia e altrettanti Italiani sarebbero pronti a farlo, se dovessimo difenderlo ancora.

Ecco cos’è il Tricolore.

Ricordatevelo ogni volta che vedrete qualche “fenomeno del momento” che gli manca di rispetto. Perché, purtroppo, ne troverete molti nel corso degli anni. Quello sarà il momento di porre a lui la seconda domanda: “ma tu, chi sei?”

Il Tricolore è sopravvissuto, fino ad oggi, a combattenti, avversari, eventi e vicissitudini che hanno tentato di strapparcelo. Sopravviverà anche a questo signore vestito di piume.”

A. Martino

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