TEMO CHE LA GIORNATA DEL 18 MARZO CHE HANNO ISTITUITO, DIVENTI IL “DEATH PRIDE” FONDATIVO DI UNA “NUOVA ITALIA”.

“Re Giorgio” Napolitano al Quirinale, lui sì che sapeva indossare la veste dell’agnello patriottico dissimulando il pelo del lupo mondialista. Infatti volle solenni celebrazioni per il centocinquantenario della nostra unità nazionale proclamata dal parlamento di Torino il 17 marzo 1861 nell’ istituzione del Regno d’ Italia, e che ogni 17 marzo fosse commemorato, anche se non con una vera e propria giornata festiva, quello che è un po’ l’atto notarile di nascita della nostra patria.

Comunque sia, tralasciando i distinguo su come è stata realizzata l’unità della Patria (vedi polemiche dei neoborbonici), decisamente erano, persino appena dieci anni fa, altri tempi: almeno vi era qualcosa da ricordare (per festeggiare, e almeno illudersi di essere uniti e indipendenti).

Quest’anno invece, abbiamo tutti scoperto che il secondo leader (per non dire dittatore) sanitario ha deciso di celebrare il 18 marzo (proprio il giorno successivo al 17 marzo), come la giornata di memoria delle vittime del COVID. So di andare clamorosamente controcorrente, forse anche sgradevolmente, e spero che chi ha cari o amici vittime della pandemia non equivochi, ma non riesco assolutamente a comprenderne il senso, almeno in questo momento: e ne vedo logiche e finalità francamente orwelliane e inquietanti.

Innanzitutto: non sarebbe meglio e meno ambiguo celebrare il giorno che verrà (almeno spero) in cui questo dannato virus non avrà più nessun italiano contagiato? O quello in cui il COVID non occuperà più alcun letto di ospedale italiano?

D’accordo, il 18 marzo 2020 ci fu l’agghiacciante (e discusso, controverso) treno di camion militari nottetempo a Bergamo, carichi di bare presumibilmente piene di povere vittime del virus (non mi sembra che vi siano foto attestanti chi fosse dentro quei sarcofagi, e forse è meglio così). Questione di story telling, per usare il solito anglicismo della neolingua. Io vi ravviso una pagina nera dello Stato, che ha usato i propri mezzi e uomini per portare via corpi senza vita verso uno smaltimento come un qualunque rifiuto organico; senza preghiere e religione, senza quelle lacrime che è giusto che salutino ogni essere che lascia questa che il cristiano sa appunto “valle di lacrime”, senza un fiore. E mi consta anche di fatture relative alla cremazione pervenute ai parenti (vedi il mio CONTE E DI MAIO EMETTONO FATTURA, E CREDONO DI LIQUIDARE COSI’ LA PIETA’ PER I DEFUNTI. del 24 aprile 2020).

Eppure, le immagini di quelle bare e di quei camion, lo scorso giovedì 18 marzo, ci hanno perseguitato su tutte le televisioni. I vari giornalisti velinati di Sistema, particolarmente della RAI e di Mediaset, vi si sono crogiolati con una voluttà necrologica sconcertante. Una mia anziana familiare, mi ha confessato di non aver dormito la notte, perseguitata da quella lugubre overdose di immagini.

E’un Sistema ormai antropologicamente malato, gerontofilo e necrofilo. Ed ha assunto a data di rinascita nazionale una data di morte, non poteva enfatizzare il Due Novembre per la sua laicità e ha abolito il ricordo dei caduti di due giorni dopo come “follia nazionalista” (Matterella docet), non invita alla preghiera ma al Silenzio. Infatti il Silenzio è un aspetto principale della Morte che non ha nulla da dire ma solo da prendere. E questi in fondo, non hanno nulla da dire, non pregano anzi irridono chi lo fa: devono solo tenerci anestetizzati e docili, “fiduciosi nella Scienza”. E dato che qualche categoria inizia a non farcela più, cosa c’è di meglio che giustificare i propri DPCM con la Paura? Guarda quelle bare, ieri è toccato a loro, domani potrebbe toccare a te…..

Ovviamente, se ci si permette di proporre un qualche ricordo anche solo allusivo all’ olocausto incessante degli uccisi nel ventre materno, le reazioni sono violente e fanatiche.

I primi vaccinati? Gli ultracentenari. Se non si crede più a nulla si ha un attaccamento alla vita particolarmente spiccato, colpisce però che alla tutela delle fasce adolescenziali (ma sembra, loro ce lo dicono, che le famigerate varianti colpiscano anche i bambini) si preferisca la priorità degli ultracentenari. La logica è sempre quella, niente da fare: vogliono che questo sia un paese per vecchi (e per pompe funebri), facendo ironicamente il verso a un film di qualche anno fa. A meno che vi siano ragioni inconfessabili.

Andrà tutto bene” è naufragato nel ridicolo, siamo al più generico “Passerà”. Ma se così fosse, allora perché istituzionalizzare, ora, una simile ricorrenza, esattamente il giorno dopo quello dell’unità nazionale?

Temo che sarà il 18 Marzo la festa (si fa per dire) della nuova Italia: la tromba del Silenzio in luogo degli arrembanti squilli di battaglia dei bersaglieri, serrande abbassate per sempre in luogo delle divise storiche esposte fra cioccolatini o giocattoli, la corona di fiori funebre a cornice della ruota dentata del blasone repubblicano.

In attesa degli acquirenti. E non dei cioccolatini o dei giocattoli che dicevamo, ma dell’ Italia.

A. Martino         

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