LA STRAORDINARIA FORZA SPIRITUALE E SIMBOLICA DELLA PASSIONE DI CRISTO. QUALCHE RIFLESSIONE DEL SEGRETARIO DI BENEDETTO XVI.

Oggi 2 aprile 2021, in tutto il mondo, anche se fra le tante restrizioni e complicazioni poste dalla pandemia, i cristiani legati alla Sede di Pietro ricordano, meditano, e fanno penitenza su quella tragedia che in un certo senso, per il credente in Gesù Cristo, racchiude ogni dolore personale e collettivo: presente, passato e futuro. Quel rievocare un episodio di persecuzione giudiziaria di duemila anni fa ci appare di una straordinaria presa diretta: è già questo, un miracolo della fede. Forse, anche tanti atei si commuovono alle note dei possenti cori di Miserere di svariati e grandi musicisti, che voglio sperare torneranno a rimbombare cupi e severi all’ imbrunire, nelle nostre strade e piazze.

La passione di Nostro Signore Gesù Cristo ha ispirato artisti, scrittori e pensatori, fino ad esempio a Mel Gibson il cui film Passion,clamoroso successo planetario anche in terre non cristiane ma derubricato dal main stream a “versione splatter” della Passione, per quanto mi riguarda, è l’ unico che il sottoscritto abbia mai visionato in sala per due volte a distanza di pochi giorni.

Ma non dico più nulla, cedo la parola a Mons. Georg Gaenswein, che intervistato da Angela Ambrogetti di ACI Stampa, spiega il significato particolare che per lui, come uomo credente e sacerdote (Prefetto della Casa pontificia e segretario del Papa emerito) la Via Crucis riveste, e perché ha voluto scrivere le sue personali riflessioni.

“…………………………Eccellenza perché una Via Crucis?

La Via Crucis per i fedeli è una scelta, come il Rosario, che dovrebbe nutrire la vita spirituale. Guardare, meditare e riflettere sulle quattordici stazioni aiuta a mettersi in contatto con Gesù Cristo nostro Salvatore. Pregare la Via Crucis per me è stato sempre una consolazione e un incoraggiamento e non credo che lo sia stato solo per me, ma anche per altri. Intensificare tramite questa prassi di preghiera il rapporto personale con Cristo è lo scopo della Via Crucis. Ed è uno scopo che non ho scoperto intellettualmente, ma è una esperienza della mia vita spirituale.

Questo è stato un anno da Via Crucis, e lo sarà ancora, per molti in modo tragico. Cosa ci può insegnare la Via Crucis di Gesù?

Noi non possiamo scegliere le sfide che la vita ci presenta, vengono da sole. La pandemia del Corona-Virus è una sfida dura e dolorosa, per tutto il mondo. Ci ha provato tanto, e continua a provarci. Nessuno di noi si aspettava questo, né come tale né che fosse così lunga. Il prezzo da pagare, in tutti i sensi, è molto, molto alto. Rispondere a questa realtà con un pensiero religioso, con lo spirito cristiano è un aiuto per affrontarla con coraggio e forza. È vero che “il prima del Covid” non è come sarà “il dopo Covid”. D’altra parte, la situazione attuale ci offre un’occasione per riflettere sul nostro stile personale e sul nostro comportamento riguardo anzitutto al Creato. Sono convinto che la fede è un grande aiuto per trovare gli antidoti proprio nel nostro tempo. Se solo si pensa alla morte in solitudine! Quante famiglie sono state colpite in modo bruttissimo. È una vera grazia sentire in questi momenti dolorosi, con lo sguardo verso il Crocefisso, una consolazione e un incoraggiamento. Non dobbiamo dimenticare che il dolore e la sofferenza non hanno l’ultima parola. Per un credente l’ultima parola l’ha il Risorto. E questo conforta e apre uno spiraglio di speranza. 

Con frasi come: “In questo processo non ha avvocato”, e “Sa che sta per morire e vuole restare lucido”, ha scelto di parlare non di un elenco di situazioni, ma definizioni esistenziali che toccano la vita di ognuno e di tutti? 

L’attualità nelle diverse stazioni è proprio tangibile. Non ho voluto accennare ovviamente a cose concrete. Però stuzzicare il cuore e il cervello con brevi frasi e allusioni invita a riflettere… Se si segue attentamente il processo contro Gesù, si può notare che è un processo che si ripete, mutatis mutandis, durante tutta la storia. Perciò è bene, collegarsi con Cristo per essere più preparati e per dare una risposta più convincente. Perché una persona che non è convinta di ciò che dice la fede non può parlare in modo convincente e non è convincente nel suo comportamento. Spesso mi viene in mente la famosa frase di san Francesco: Predicate, se necessario anche con le parole. L’esempio della vita è una forma che convince anzitutto quelli che non credono o che hanno difficoltà con la fede. Vedere una persona fare che ciò che dice ed è convinta di questo, anche se non si condivide il suo pensiero, è un aiuto. Essere accompagnato da qualcuno che dà forza e speranza è un incoraggiamento per fare almeno qualche passo avanti con meno fatica, ma con più convinzione

Qual è la stazione che è più vicina al suo cuore, alla sua spiritualità? 

Non ho una stazione specifica che è la mia “preferita”. Durante gli ultimi anni, le stazioni “preferite” sono cambiate. Dipende dalla situazione personale dove trovo più sostegno, consolazione, speranza e incoraggiamento. Per un certo tempo è stata la quinta stazione, quella di Simone di Cirene, una persona che aiuta Gesù a portare la croce. Questa è stata una stazione che mi coinvolgeva. Poi anche le stazioni con le tre cadute di Gesù. Il Signore cade non soltanto una volta sotto il peso della croce. Ci sono situazioni in cui ho sentito il peso della vita e mi sentivo crollare. In quei casi vedere “faticare” Gesù è stato una fonte di consolazione, speranza e forza……………………………………….”.

A. Martino

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