IL CERIMONIALE DELL’IPOCRISIA

Spesso mi rendo conto che questo nostro giornale è veramente l’unico organo d’informazione controcorrente.

Tutti, ma dico tutti, si fermano alla pagliuzza e nessuno vede mai la trave che è davanti ai propri occhi, così, dopo il grande gesto di scortesia diplomatica perpetrato da Erdogan ai danni della von der Leyen, pur detestando profondamente la politica di Erdogan – perché da anni è il più grosso pericolo e nemico, non dell’Europa, ma, dell’Italia intera, come tra l’altro da noi spiegato già tante volte nei nostri articoli – questa volta mi sento in dovere di parteggiare per il “Sultano”.

Dico questo non perché sia maschilista o perché abbia in odio Ursola in quanto donna, nobildonna, che, tra l’altro, non conosco personalmente e contro la quale non ho nulla, ma perché come antieuropeista convinto e Direttore di un Periodico Sovranista, vorrei che lo stesso trattamento fosse riservato a questo Alto Rappresentante dell’UE presso ogni Capitale del mondo: da Madrid, ad Atene, da Roma a Budapest, da Pechino a Mosca, da Washington a Caracas, in ogni dove insomma, tranne che a Berlino.

Lì proprio no, anzi in terra di Germania dovrebbero tributargli più onori che ad Adenauer, così comprenderebbe pienamente come e quanto, questa imposta supremazia alemanna ci ha francamente fracassato gli “zebedei”.

Invece no, tutti chini a passare sotto il giogo delle forche del politicamente corretto:

  • Erdogan maschilista!
  • Erdogan è un leader autoritario!
  • Erdogan e con esso la Turchia, non è degna di entrare in Europa perché non rispetta i valori della nostra civiltà!

Leggendo questi commenti sui giornali e in rete, mi verrebbe quasi quasi da dire: meglio tardi che mai!

Peccato però, che, queste anime candide, mentre scrivevano le loro profonde analisi, non si siano accorte di come l’uomo forte di Istanbul avesse appositamente piazzato per loro, ai margini esterni dei loro monitor, due ali di “Pernacchieri Reali” che, ad ogni insulto rivolto ad Erdogan, intonavano, per osmosi, l’Inno alla Gioia.

In altri termini, il messaggio che il Presidente Turco ha voluto lanciare alla comunità internazionale è il seguente:

  1. La Turchia non ha bisogno dell’UE, semmai è l’UE ad aver bisogno della Turchia;
  2. La Turchia ha una propria cultura millenaria e non corre dietro a nessuna “moda” o riforma di costume. Se volete trattare con noi si sta alle nostre regole, altrimenti quella è la porta!;
  3. La Turchia è la padrona del Mediterraneo e fa come le pare.

Ora voi vi chiederete: chi ha dato tanto potere alla Turchia?

Semplice, noi! Con il nostro comportamento mellifluo e smidollato, pensando di avere la fiaccola della civiltà tra le mani ed invece abbiamo solo la stupidità nel voler credere alle favole anziché alla realtà.

Poi abbiamo anche l’aggravante dell’ipocrisia, che in questa vicenda è l’elemento più grave.

Infatti, il Presidente del Consiglio Europeo, il belga Charles Michel, se avesse realmente creduto nei valori che tanto vanno proclamando avrebbe dovuto, di sua sponte, cedere in men che non si dica il proprio posto alla von der Leyen ed invece, niente, perché in Europa, come in Italia, la poltrona, in politica, conta più di ogni altra cosa.

Ursula von der Leyen poi, non è esente da critiche perché, se veramente crede nella propria funzione e in ciò che rappresenta, dinnanzi a tanta scortesia avrebbe dovuto alzare i tacchi e lasciare quei due “papaveri” da soli, come pigri avventori di un caffè ottomano con tanto di narghilè e fez.

D’altronde come biasimare Erdogan?

Se prendiamo a paragone, ad esempio, il Presidente Putin che è notoriamente galante ed educato, sia con le donne di potere, (vedi il caso della coperta offerta sia alla Merkel che a  Peng Liyuan, moglie di Xi Jinping, o il ballo con l’ex Ministro degli Esteri Austriaco, Karin Kneissl) che con le semplici cittadine, che cosa ha ottenuto lo Zar da tanto pregevole comportamento?

Forse gli elogi del mondo occidentale? Forse un occhio di riguardo da parte dei vertici NATO?

Macché, e pure è stato solo lui a tirare la sedia da sotto il sedere del Sultano, in cambio di ciò il leader del Cremlino ha ottenuto solo disprezzo ed invidia coronate da delle puerili sanzioni.

Perciò fa bene Erdogan a tirare la fune fin tanto che glielo consentiranno.

Semmai la lezione è un’altra: l’Italia deve quanto prima riportare la Turchia a più miti consigli e non per le donne, per l’UE o per l’onore della von der Leyen, quanto per la salvaguardia dei nostri interessi nel mondo.

Lorenzo Valloreja

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