“IL BRASILE PRIMA DI TUTTO, DIO PRIMA DI TUTTO”. UN CRISTIANO AL POTERE NEL 2019.

Credo proprio che il Brasile cambi pagina, che vi siano serissime condizioni favorevoli a che questo Paese, che costituisce la B dei BRICS (Brasile/Russia/India/Cina/Sudafrica) si riappropri del suo destino, si ripulisca in tutti i sensi, riprenda il suo ruolo naturale di locomotiva economica del subcontinente latino-americano.

La sintesi delle premesse per tutto questo, la rappresentazione plastica della speranza della maggioranza dei brasiliani che lo hanno voluto alla loro guida (se non vogliamo addirittura usare il termine troppo impegnativo “incarnazione”) si chiama Jair Messias (nomen omen)  Bolsonaro, ex militare di carriera dalle origine familiari italiane, parlamentare per quasi un trentennio, e , dopo Trump e Putin, “cattivone” della “sinistra” chic ed euroatlantista , specialmente europea che non si capacita della fine della stagione della cleptomania di lotta e di governo rossa che ha fatto perdere al Brasile non si sa quanti anni di galoppo verso l’abbandono definitivo di quello che era detto il Terzo Mondo.

Non nego che il suo discorso del primo gennaio, in occasione del giuramento, mi ha scosso dal pessimismo sull’andamento storico culturalmente incontrastabile del nostro momento. Bolsonaro, con la disinvoltura che solo un evangelista con una punta di benedetto e sano fanatismo può avere nell’epoca del postcattolicesimo bergogliano e nella terra della trionfante teologia della liberazione, ha nominato Dio non so quante volte, ringraziandolo filialmente (assieme ai medici) di avergli salvato la vita dall’accoltellamento che probabilmente gli ha fruttato l’elezione, e concludendo con uno slogan politicamente scorrettissimo ma degno di Pio IX o di San Pio X : “Il Brasile prima di tutto, Dio prima di tutto”. E inoltre, udite udite, da probabilmente unico capo di stato a essersi mai espresso in tali termini nell’epoca della dittatura del Pensiero Unico, ha promesso senza giri di parole che la sua amministrazione lotterà contro la ideologia gender. Il che è cosa davvero necessaria in fondo, se si usa la testa invece di qualche prontuario della Open Society di Soros, per ridare dignità umana a migliaia e migliaia di famiglie delle baracche ai margini metropolitani di una Rio o di una Bahia, pronte per disperazione a dare in pasto i loro figli a depravati la cui turpitudine è stata sdoganata dalla narrazione della “galassia LGBT”.

D’altronde, l’alternativa cristiana alla pagana, giacobina e luciferina “statua della libertà” newyorchese mascherata per “simbolo di accoglienza” non è il Cristo Redentore sul Corcovado, dominante Rio de Janeiro? Ciò, nonostante la pesante ipoteca che la massoneria ha sempre esercitato su tutto il Sud America fin dall’indipendenza da Spagna e Portogallo.

Certo, ora Bolsonaro deve governare, ed è tutto da vedere l’impatto che il suo neoliberismo avrà su classi popolari molto disagiate, che la demagogia di Lula e Roussef, corruzione o non corruzione, aveva oggettivamente anche se assistenzialmente aiutato.

Ma come dimenticare che solo grazie a lui e alla politica  visceralmente antidelinquenziale della sua squadra di governo, molto esplicita da prima dell’insediamento, Cesare Battisti (amara omonimia con un patriota brutalmente impiccato per la sua coerenza) da rispettabile cittadino del mondo (radical chic) è diventato latitante? E come rimanere indifferenti dinanzi a un ministro della Giustizia (Sergio Moro) ex giudice eroe dell’anticorruzione fatale a Lula, che al momento del proprio giuramento addita a propri modelli i nostri Falcone e Borsellino?

Se Bolsonaro svilupperà un dialogo proficuo, concreto e operoso verso la Russia, a cui peraltro il mercato delle materie prime petrolio in primis e l’organizzazione economica e finanziaria che fa da raccordo ai BRICS già la spingono, si conquisterà sotto qualunque angolazione, un ruolo di assoluto prestigio e autorevolezza nel mondo sovranista e populista. Per quanto mi riguarda personalmente, il suo essere tanto sopra le righe e sconvolgente per una Boldrini o un Saviano o uno Zingaretti atterriti  dai suoi scherzosi indice e pollice mimanti la pistola come l’ispettore Callaghan, ed avercela fatta, è già sufficiente perché mi risulti straordinariamente simpatico.

A.Martino

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