LA VOCE DEL PADRONE

Di recente ho letto sul web una considerazione ironica ma anche amara che fotografa perfettamente la situazione del popolo italiano in questo preciso momento storico: “Finalmente gli italiani stanno disubbidendo. Non esiste più l’obbligo della mascherina ma loro continuano orgogliosamente a portarla!”. Ci sarebbe da ridere per non piangere. Però sarebbe anche interessante capire come mai si possa arrivare a questi livelli di confusione mentale e, soprattutto, spirituale.

Che piaccia o no la cosiddetta pandemia da coronavirus, che è esplosa nel mondo tra la fine del 2019 e il 2020, rimarrà per sempre uno spartiacque nella Storia dell’Uomo. E se è vero che anche l’attentato alle Torri Gemelle dell’undici Settembre 2001 segnò una ferita indelebile nella Storia umana, delineando nettamente un “prima” e un “dopo”, la diffusione del covid-19 a livello planetario ha inciso pesantemente non solo nella Storia ma anche (e direi soprattutto) nella vita e nelle anime degli uomini.

Nel Marzo del 2020 il sottoscritto, come milioni di suoi connazionali, si ritrovò catapultato nel bel mezzo di un’inquietante pandemia influenzale dai tratti apocalittici. Dall’oggi al domani l’Italia tutta prese coscienza di essere minacciata da un virus ignoto, aggressivo e letale quanto la peste bubbonica di manzoniana memoria. O almeno questo è ciò che ci fu raccontato…

Infatti quando iniziò l’emergenza socio sanitaria inizialmente non ebbi alcun dubbio riguardo la buonafede del governo, del Comitato Tecnico Scientifico e dei mezzi d’informazione . Ricordo ancora in modo vivido quella cappa di panico, sgomento e isteria che si posò sull’intera Nazione, come una densa nube di fuliggine. Eravamo tutti annichiliti da questa misteriosa pandemia proveniente da un continente lontano. Col terrore negli occhi visionavamo filmati provenienti dalla Cina che veicolavano immagini di pipistrelli, gente intubata e cataste di cadaveri. E come se non bastasse ciò venimmo anche a conoscenza di reparti di terapia intensiva al collasso, anziani che morivano come mosche e che andavano cremati immediatamente, trasportati da veicoli militari.

Capite bene, quindi, che in questo clima da day after chi scrive, come tutti gli italiani, si affidò ciecamente a tutti coloro che potevano risultare credibili e autorevoli per gestire la pandemia e di conseguenza traghettare l’Italia fuori dall’emergenza sanitaria. Di conseguenza accettai senza fiatare tutte le misure decise dal governo, anche le più insensate: mascherine, gel igienizzante, distanziamento sociale, lockdown, regioni colorate etc. etc. 

Ora c’è da fare una premessa. Il sottoscritto è da più di 15 anni che non guarda la TV e non legge i quotidiani. Questo perché già da tempo avevo preso coscienza che il 99% dei giornalisti nostrani non sono altro che dei banali impiegati, relegati solamente a scrivere ciò che desidera il loro pagatore di stipendio. Inoltre, nonostante non sia un luminare della scienza e della tecnica, mi ritengo ancora capace a fare di conto. E quindi ho sempre avuto la certezza che 2+2 faccia sempre 4 in ogni tempo, in ogni luogo, ad ogni altitudine e con qualsiasi clima. E in virtù di ciò iniziai ad avere sempre più perplessità riguardanti i sedicenti “Professionisti dell’informazione” poiché a poco a poco stavano, lentamente ma inesorabilmente, iniziando a diffondere e veicolare il messaggio per cui 2+2=5!

Ma la cosa più assurda e straniante di tutto ciò è che almeno tre quarti degli italiani ci hanno creduto e ci credono tutt’ora! Immaginatevi lo sconforto di chi, come me, si trova a discutere animatamente con delle persone sul fatto che l’erba sia verde e il cielo sia blu. O che l’acqua bagni e il sole asciughi. E dopo aver dimostrato l’ovvio in lungo e in largo l’interlocutore vi zittisca con un perentorio e tranchant :”Lo ha detto la TV!”.

Quindi oggi più che mai l’immagine più rappresentativa ed esaustiva di questi sciagurati tempi potrebbe essere quella di un uomo seduto davanti ad uno schermo televisivo. Più o meno la versione aggiornata del famoso logo de “La Voce Del Padrone”. Per chi non lo sapesse quest’ultima era una casa discografica molto celebre nel secolo scorso. Ebbene il suo logo rappresentava l’immagine di un cane intento ad ascoltare rapito la voce del proprio padrone, proveniente dalla tromba di un grammofono. Esattamente come nel secolo attuale dove milioni di uomini assimilano quotidianamente e acriticamente tutto ciò che gli viene imposto dai media mainstream e dai loro padroni.

E per rimanere nel contesto cane/padrone voglio concludere con alcune considerazioni. Mio padre possiede una simpatica cagnolina meticcia. Qualche giorno fa mi raccontò che, durante la passeggiata mattutina, poco prima di attraversare una strada, il moschettone che agganciava il guinzaglio al collare si aprì improvvisamente, poiché evidentemente chiuso male. La povera cagnetta, non sentendo più la tensione del guinzaglio e di conseguenza la presenza del padrone, molto semplicemente si bloccò e si  appiattì sull’ l’asfalto, immobile in mezzo alla strada e ignara del rischio di essere investita. Fortunatamente non passavano macchine in quel momento cosicché mio padre poté fissare di nuovo il guinzaglio al collare e poter riprendere la camminata.

Recentemente questo episodio mi è tornato in mente mentre mi trovavo a riflettere su come fosse possibile che uomini e donne notoriamente intelligenti, miti, tolleranti e misericordiosi si potessero trasformare, dopo l’avvento del covid, in individui spregevoli, egoisti, intolleranti e cattivi. E che addirittura possano auspicare, anzi, bramare l’avvento di una grigia tirannia dove l’Italia sia divisa in cittadini di serie A e cittadini di serie B. Dove per fare qualsiasi cosa, anche la più banale, bisogna esibire un lasciapassare che attesti la cieca fedeltà al burattinaio di turno. Ebbene tutti questi personaggi che in tempi non sospetti frequentavamo in ambito familiare, lavorativo e come amici, perché dall’oggi al domani si sono rivelati dei perfetti sconosciuti? Molto semplicemente perché prima della pandemia erano esattamente come il cane di mio padre: appiattiti sulle loro misere vite in attesa di un padrone che gli metta il guinzaglio.

Alessio Paolo Morrone

One Response to LA VOCE DEL PADRONE

  1. Paola ha detto:

    Bellissimo articolo. Riflette nella sua pienezza il mio pensiero.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *