FIANLMENTE UNA BUONA NOTIZIA. ORBAN AL QUARTO MANDATO ELETTORALE DI GOVERNO E VUCIC RIELETTO PRESIDENTE DI SERBIA, PREMIATI DAL FARE L’INTERESSE DEI LORO POPOLI

I più vivi complimenti non solo al premier ungherese  Viktor Orban per la sua quarta (e netta) affermazione elettorale, ma anche al rieletto Presidente della Repubblica di Serbia Aleksandar Vucic.

Il secondo, però, non ha scontato l’accanimento mediatico mondiale che si accanisce da anni contro Viktor Orban: forse perché un paese come la Serbia, per cui in fondo la Russia concorse a scatenare la prima guerra mondiale, e che ha solo finto di dimenticare cosa combinò la NATO alla fine del secolo scorso non accettando mai ufficialmente la sottrazione del Kossovo, è per gli euroatlantisti una mina vagante. E perché in fondo, al momento non sta né nella NATO (una questione di onore nazionale?) né nella Unione Europea.

Ben diverso è il discorso per Viktor Orban: si era veramente all’ “Orban contro il resto del mondo”.

Orban filoputiniano. Orban sovranista e populista. Orban cattivo contro il “filantropo” Soros. Orban fascista (ci sta sempre con i dissidenti globali, dai). Orban razzista xenofobo che non vuole prendersi i profughi (almeno quelli islamici). Orban omofobo. Orban non rispettoso della “divisione dei poteri” (ovvero considera i magistrati quali funzionari statali investiti di una funzione delicatissima ma sempre tali). Orban nemico della libertà di stampa (ovvero ostacola questa nel prendere veline da centrali mondialiste). Orban fa scappare i giovani dall’ Ungheria, che però stranamente attira investimenti stranieri, crea lavoro, e si gestisce la sua brava moneta nazionale

Per qualificare il suo governo, pregasi copiare e incollare il paragrafo precedente sostituendo a “Orban” la dicitura “governo ungherese”.

E dire che le notizie e le ambigue immagini delle presunte stragi russe di civili ucraini, guarda un po’ che potenziale sfortuna per i due leaders, hanno dilagato su tutti gli schermi occidentali proprio domenica, quando si votava sia in Ungheria che in Serbia. E qualche voto ai due, certo, lo avranno pure fatto perdere; ma ce l’hanno fatta. Ha vinto lo slogan di Vucic cesariano nella sua sinteticità: Pace Stabilità Vucic. E ha vinto, con uno scarto superiore alle previsioni sondaggistiche, Orban che ha rintuzzato il dito puntato di Zelensky il quale nell’aula del magnifico parlamento asburgico di Budapest non ha fatto televendita della terza guerra mondiale. Da statista classico il ragionamento di Orban: non sosteniamo in questa guerra né la Russia né l’Ucraina, ma guardiamo agli interessi ungheresi. Una apparente ovvietà in altri tempi, ma ora una bestemmia per l’eurocrazia.

Interessanti anche le posizioni di Ungheria e Serbia riguardo al sistema euroatlantista, vagamente assimilabili alla geopolitica turca dell’era Erdogan. Per Vucic, è un obiettivo l’adesione alla UE (ha di sicuro ben chiari i vantaggi macroeconomici per una piccola nazione, almeno nel breve-medio termine) ma assolutamente non rinnegando la collaborazione anzi l’ “amicizia” col potente cugino slavo del nord. E Orban si permette, pur stando sia in Ue che in NATO, di far sostanzialmente quello che vuole: dall’ antropologia (vedi visione del fenomeno LGBT) alla geopolitica.

Viviamo in Italia forse governati da un establishment estremista e tremendamente ideologico? Sì, avete letto bene: giacché mi pare che pochi paesi dell’euroatlantismo siano ad esso così fanaticamente fedeli fino al puntiglio. In fondo, persino la NATO è un’alleanza militare formalmente difensiva, che non imporrebbe di distruggere la propria economia per l’aggressione a un Paese terzo.  

Come si sente la mancanza di un Andreotti o di un Craxi.

A. Martino

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