L’ARROGANTE ULTIMATUM DEL PPE RISCHIA DI TRASFORMARSI IN UN BOOMERANG DELL’ EUROCRAZIA.

Viktor Orban si conferma assoluto punto di riferimento dell’Europa delle patrie, e dei popoli non sottomessi.

Il 20 marzo il Partito popolare europeo deciderà circa la espulsione o meno del Fidesz del premier ungherese dalle sue file, andando probabilmente a perfezionare l’atto autolesionistico nella sua arroganza politica e ideologica, dell’ultimatum al premier ungherese. Ma di cosa si tratta?

Giorni fa, il leader “popolare” europeo Manfred Weber, ha formulato un ricatto a Viktor Orban: o smetterla con una presunta campagna calunniatoria verso i buoni Juncker e Soros indicati come artefici dell’invasione migratoria dell’Europa e della rimozione delle radici cristiane del Vecchio Continente con tanto di formali scuse, e dato che ci siamo con la rimozione di qualunque ostacolo all’ insediamento in terra magiara della  università sorosiana che non nomino per evitare una paradossale pubblicità involontaria; o appunto, la espulsione dal PPE.

Ora, che Orban abbia signorilmente e con buona dose di sangue freddo politico, digerito l’offensivo appoggio dei cosiddetti popolari all’apertura del procedimento sanzionatorio contro l’Ungheria per fantomatiche violazioni dei diritti umani e civili bla bla bla, personalmente mi era sembrato anche troppo remissivo. Ma con questo vero e proprio ultimatum, qualcuno che si ritiene padrone e signore degli europei, ha azzardato troppo: Orban è stato messo con le spalle al muro, ma non nel senso che credevano, bensì in quello che gli è impossibile accettare ulteriori intimazioni e umiliazioni salvo perdere credibilità dinanzi al suo elettorato (e alla agguerrita destra radicale), e alla opinione pubblica ungherese. D’altronde, la sua biografia di fiero oppositore del comunismo è tale da rendere scontato un punto di non ritorno nei confronti degli eurodiktat e dell’euroarroganza della finanza globalista.

Ed allora, parrebbe che il dado sia tratto, stando alle ultime dichiarazioni di Orban. Lorsignori bandiscano pure Fidesz dall’anticamera dei salotti buoni dell’eurocrazia in cui si degnavano finora di sopportare i patrioti ungheresi, tanto il suo leader lo traghetterà in tal caso verso i sovranisti polacchi, e quindi anche la Lega di Matteo Salvini che quindi rimpolperanno il gruppo che formeranno.

Complimenti a Silvio Berlusconi, per i compagni di cammino europeo che si è scelto, e che forniscono la cifra della sua sostanziale sottomissione a coloro cui, a suo dire, è largamente dovuta la sua defenestrazione governativa e istituzionale nel 2011.

Le nostre migliori congratulazioni, invece, alla coerenza e determinazione, e fierezza tipicamente magiara, di Viktor Orban.  

Antonio Martino

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