SCHERMANDO INTERNET E RUSSIFICANDO LA RETE NAZIONALE, IL GOVERNO RUSSO DIFENDE IL FUTURO DEI PROPRI GIOVANI.

Aleksej Nanalny e i suoi compari ci riprovano. Lautamente finanziati da Soros, e dalle varie fondazioni e istituzioni più o meno culturali della cosiddetta “civiltà occidentale che promuove i valori di democrazia e libertà”: vedasi ad esempio, Open Society del “filantropo” Soros.

Il risultato è però piuttosto deludente: qualche marcia coinvolgente certo delle migliaia di manifestanti nelle principali città russe, ma senza straordinaria enfasi, e con ogni probabilità l’imponente firewall che dovrebbe isolare, a comando, la rete Internet russa da quella globale, sarà realizzato più o meno a immagine e somiglianza del suo omologo cinese. E’ vero, il provvedimento ha ben poco di libertario e neanche di liberale, ma la leadership moscovita ha il preciso dovere di difendere il proprio popolo delle nefaste ingerenze “occidentali” cioè euroatlantiste: il futuro di questo immenso Paese cioè della formazione delle più giovani generazioni, non sta nell’accodarsi a mode, derive culturali, manipolazioni antropologiche. Esse passano oggi, non più precipuamente attraverso carta stampata o la celluloide delle “pizze” cinematografiche o anche il vinile dei dischi musicali, ma soprattutto che piaccia o no, attraverso la Rete. D’altronde, la presenza platealmente “russian friendly” nella Rete stessa quale è quella di RT o di Sputnik con la loro informazione e i loro forum di libera discussione, non è vissuta dai media di sistema o se vogliamo di regime, e dalle varie istituzioni, come ostile a prescindere? Non dimentichiamo le prese di posizione durissime del Parlamento europeo (ovviamente a maggioranza). Addirittura, ci si è stracciati le vesti per il semplice esprimere da parte di questi media opinioni “alternative” cioè “eretiche” per l’ eurocrazia e lo status quo atlantista, come se nel primo ventennio del ventunesimo secolo le opinioni pubbliche abbiano ancora bisogno di essere protette da “cattivi maestri” che possano portarle sulla cattiva strada del “sovranismo”, del “populismo”, dell’ “euroscetticismo”. Certo, gli ultimi risultati elettorali sono lungi dal tranquillizzare gli orientatori e manipolatori del consenso (reti televisive e radiofoniche, “giornaloni”, sistema accademico-culturale di sistema, ecc.)…..

Ecco che quindi un simile provvedimento sembra perfettamente “speculare” in piena filosofia putiniana, e se apparentemente più aggressivo ed esplicito, ciò è comprensibile per l’enormità di leve mediatiche e risorse finanziarie di cui i tentativi “occidentali” di eversione della società russa si avvalgono, sproporzionatamente alle presenze russe nella Rete globale.

E non molti sanno dell’esistenza di una sorta di Facebook non made in USA ma made in Russia (VKontakte): mi ci sono iscritto in pochi minuti, la pubblicità è scarsa. Esiste ovviamente l’omologo cinese, e sicuramente altri. Internet si avvia a diventare sempre meno globale, e la cosa in sé non entusiasma certo: ma la colpa è dell’Occidente e dei suoi paranoici disegni di governo mondiale e di unilateralismo.

Antonio Martino        

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