DONALD TRUMP VUOLE SOLO PORRE CHIAREZZA IN GROENLANDIA. LA DANIMARCA NON SA NEMMENO COSA GLI AMERICANI DA MEZZO SECOLO VI FACCIANO,MA CON TRUMP PUO’ SOLO FARE UN BUON AFFARE.

A quanto pare, le pretese americane sulla Groenlandia sono certo espresse dall’attuale presidente come un elefante in un negozio di cristalleria il che è conforme al suo stile, ma la “Isola verde” prima che divenisse bianca a darci un grosso indizio nel suo nome che il “cambiamento climatico” non è affatto una novità, non è una fissazione stravagante di Trump.
Nel 1940 la Danimarca fu invasa dalle forze del Terzo Reich, e anche se il re e il governo non andarono in esilio opponendo una specie di resistenza passiva, divenne uno stato vassallo di Hitler. L’ambasciatore danese negli USA rifiutò di accettare tale stato di fatto (cosa comoda per lui, standosene a Washington) e avviò delle mene, di concerto col locale governatore, per consentire agli americani la presenza militare degli USA nella colonia artica anche da prima che essi entrassero in guerra con l’Asse alla fine del 1941.
I vertici nazisti pagarono caro il loro disinteresse per la Groenlandia, tutti presi dal concentrarsi sull’invasione imminente dell’URSS. Nel 1940, analogamente che per l’ Islanda, sarebbe bastata una irrisoria forza da sbarco accompagnata da qualche U boot e incrociatore, per costituire una spiacevolissima spina nel fianco degli USA che, formalmente neutrali, probabilmente non avrebbero reagito.
Gli USA impiantarono nella grande isola svariate basi militari, oggi in gran parte smantellate con l’eccezione solo di qualcuna minore e soprattutto di quella di Thule, tuttora di notevolissimo rilievo strategico.
Nel 1946 già offrirono alla Danimarca la ragguardevole cifra di cento milioni di dollari (in termini di valore reale, ben superiore ai cento milioni del 2025), ma la Danimarca, allora come oggi, rifiutò un affare che ora, dato che in Groenlandia ormai semi indipendente riversa solo risorse e denaro assistenziale a fronte di scarso o nullo controllo e sfruttamento delle risorse minerarie, sarebbe secondo me ancora più vantaggioso.
Una questione, all’apparenza, di psicopolitica internazionale. Parrebbe che le potenze in declino (la Danimarca da signora del Nord si è ritrovata dapprima separata da Svezia e Norvegia e ormai con l’ultima colonia quasi indipendente), soffrano di una specie di complesso di superiorità come la Spagna nella guerra ispano-americana del 1898.
E’ da chiedersi però, se lì come altrove non esclusa l’Italia, la presenza USA non sia sempre stata superiore e più ramificata di quella ufficiale e nota al pubblico.
Infatti, è stato reso noto solo ora che nel 2024, un’équipe della NASA ha fatto una scoperta davvero singolare: durante test radar nel nord della Groenlandia, gli scienziati hanno rilevato strutture anomale sotto oltre 30 metri di ghiaccio. L’analisi ha rivelato la presenza di una rete di 21 tunnel tra loro connessi, lunga quasi tre chilometri, risalente alla cosiddetta Guerra fredda. Si tratterebbe di Camp Century, a 205 Km dalla assolutamente nota Pituffik. Essa fu operativa dal 1959 al 1967, l’orgogliosa Danimarca non ne sapeva nulla, e se ne apprese l’esistenza (pur non essendo individuabile e totalmente dismessa) solo nel 1996 grazie a un lotto di documenti desecretati. Una vicenda davvero da saga di 007; ma vi è una ragione per la sua costruzione e per il suo abbandono totale. Camp Century doveva ospitare sotto terra, addirittura centinaia di missili americani inattaccabili grazie al loro essere ricoperti dalla calotta artica (il cosiddetto Iceworm project).
Tempo, ingegno, e denari sottratti a qualcosa di molto più costruttivo e pacifico, però: ci si rese conto che la povera calotta polare così violentata (il famoso cambiamento climatico non lo avevano ancora inventato) era troppo instabile per il lancio di tanti missili. Nel 1968 un incidente a un bombardiere strategico B-52 rivelò che armi atomiche erano nella vicina base di Pituffik (chissà quante ce ne sono tuttora solo lì).
Qualcuno potrebbe far ragionare Copenaghen sulla sensatezza di abbandonare una volta per tutte la Groenlandia, riuscendo ancora a ricavarne qualche centinaio di milioni di dollari?
Attenzione: le allusioni da parte di qualche paese della Ue alla “difesa dei confini europei”, geografia a parte, non hanno alcun senso. Infatti, allorquando la Danimarca aderì alla Comunità europea, i residenti nativi della Groenlandia tramite referendum (godevano già di larga autonomia) optarono per la non adesione all’ allora Comunità europea (poi Unione).
A. Martino
Lascia un commento