QUANDO IL CIBO NON E’ PIU’ “GRAZIA DI DIO”, MA SOLO PARTE DI UN GRANDE AFFARE.

Mettiamoci nei panni dei cosiddetti migranti : qualcuno ci dice (anzi, apprendiamo da Internet o dalla TV) che c’è una terra in cui, sostanzialmente , salvo qualche resistenza politica negli ultimi tempi, ci aspettano a braccia aperte, un lavoro che gli italiani pigri e schizzinosi non vogliono fare lo trovi prima o poi; se fai qualche grosso errore la polizia ti becca a dire il vero quasi sempre ma entro persino lo stesso giorno, un giudice ti fa scarcerare; i preti cristiani compreso il loro massimo rappresentante dicono che la religione stessa non conta nulla, l’importante è accoglierci.

E ora, viene fuori persino che il cibo è così abbondante, ma talmente abbondante, che quello proprio a loro destinato avanza e lo buttano letteralmente nell’ immondizia. Come non provare ad approdare in un simile “paese della cuccagna” (dal loro punto di vista) ?

“E’ una vergogna” è ormai un modo di dire abusato e monotono della politica specialmente a sinistra, ma nel caso dello Sprar (Servizio centrale del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) di via Pallavicini in Roma, è l’unico modo moderato, civile, probabilmente  immune da ripercussioni personali in un Paese in cui ormai domina la censura, se non statale, quanto meno dell’ intelletto e del pensiero critico. Autore della scoperta Andrea De Priamo, capogruppo di Fratelli d’Italia in Campidoglio.

In un sacco o forse più di uno, porzioni per nulla scarse di paste varie al sugo o come ti pare, risotti, secondi di carne e di pesce. “Possibile che non si riesca ad inviare un quantitativo giusto di cibo e se ne debba sprecare così tanto? – si chiede il capogruppo di Fratelli d’Italia su Facebook – è questa la etica solidale, il tutto viene gestito con superficialità o peggio con spregiudicato cinismo?”.

Lo sdegno morale dinanzi a uno spreco del genere (neanche una clamorosa novità nel mondo della “Accoglienza”) è d’altronde scontato, il panegirico da “piccolo mondo antico” sulla “grazia di Dio sprecata” non è illegittimo, per carità, ma non ne è più tempo, urge una riflessione più fredda e severa. Quel cibo cotto a puntino, confezionato e sigillato con tanto di piatto di plastica e presumibilmente relative posate e tovagliolo di carta, non è grazia di Dio, è sterco del demonio.

 La sovrabbondanza che ne ha determinato la destinazione a pattume non è un calcolo facilone delle esigenze, o lo è apparentemente . E’ in realtà un lauto fatturato di tutta una filiera dal mediatore culturale all’avvocato sorosiano di strada fino al catering per centro d’accoglienza appunto, che dell’ Accoglienza, dell’ Abbattere Muri, del Buonismo, del “Noi non siamo bestie!” ha fatto un business straordinario, il business delle pompe funebri di un popolo che le centrali di potere mondialista hanno deciso che si scansi per far posto al “meticciato” indistinto e senza pretese e grilli per la testa, alla manovalanza a quattro soldi che non troverà nulla di scandaloso nell’ essere licenziata tramite post su un social ammesso che l’ intelligenza artificiale in mano ai soliti noti lasci qualche briciola di lavoro manuale e dequalificato.

Come non dare ragione a Matteo Salvini e al suo taglio dei famosi trenta euro pro capite portati a ventuno?

Come non sbottare e dire “basta” a chi con petulanza , pedanteria, riduzione del Peccato a pura e  semplice disobbedienza al politicamente corretto, pretende che subiamo non solo da chi è pur sempre un povero diavolo strumentalizzato (questo non dimentichiamolo), ma anche dall’ eurocrazia assurta al rango assurdo e ridicolo di civiltà cristiana, coperta persino da Civiltà cattolica (la rivista dei gesuiti) addirittura con una esaltazione in periodo quaresimale?

Basta!      

Antonio Martino

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