SANZIONI ALLA RUSSIA RINNOVATE PER UN ANNO INTERO: AL PEGGIO NON C’E’ MAI FINE!

Se è ormai notorio che lo Stato italiano paga i propri fornitori, mediamente, a 100 giorni dall’erogazione del servizio, nel caso dell’endorsement a Matteo Salvini la “liquidazione” è avvenuta in tempi record e cioè, a tre giorni esatti dalla visita del Ministro degli Interni a Washington.

Infatti, come abbiamo già detto nel nostro precedente articolo, avere “l’ombrello” statunitense piazzato, in politica estera, sopra la testa dell’Esecutivo Giallo/Verde chiaramente comporta, da parte di quest’ultimo, l’appiattimento totale verso l’agenda Trump.

Così, l’Italia, in quel di Bruxelles, il 20 giugno scorso, di fronte alla proposta di rinnovare le sanzioni alla Russia e si badi bene, non per altri 6 mesi, ma, per un’altro intero anno, supinamente ha votato si, aggravando, così, ancor di più, il già disastroso deficit di esportazioni dovuto alle contro sanzioni che giustamente Mosca ha elevato ai Paesi UE.

Bruxelles, poi, questa volta, ci è “andata giù di brutto”: sono stati infatti confermati divieti alle importazioni di prodotti originari della Crimea o di Sebastopoli nell’Ue, divieto di investimenti in Crimea o a Sebastopoli, vale a dire che nessun cittadino europeo e nessuna impresa con sede nell’Unione Europea può acquistare beni immobili o entità in Crimea, finanziare imprese della Crimea o fornire servizi correlati. Ancora, bando ai servizi turistici in Crimea e a Sebastopoli, in particolare le navi da crociera europee che potranno fare porto nella penisola di Crimea solo in caso di emergenza.

Le sanzioni economiche implicano inoltre lo stop alle esportazioni di determinati beni e tecnologie diretti a imprese della Crimea o destinati ad essere usati in Crimea nei settori trasporti, telecomunicazioni ed energia, in particolare prospezione, esplorazione e produzione di petrolio, gas e risorse minerali.

Comunque sia, secondo un rapporto dell’Ismea, il “contro embargo”, imposto dalla Federazione Russa all’UE, è costato alla nostra industria agroalimentare ben 217 milioni di Euro di mancate esportazioni, mentre, secondo Coldiretti, tra ripercussioni dirette ed indirette, il danno, per noi, dopo 5 anni, è giunto al tragico sforamento del miliardo di Euro.

Ora, dato che una simile risoluzione viene votata a maggioranza, e l’Italia, in qualità di Paese fondatore ha, tra l’altro, un potere di veto, Roma, in virtù del particolare rapporto d’amicizia che ha sempre legato i due Paesi, doveva necessariamente avocare a se questo diritto e quindi, quantomeno segnare una netta discontinuità con il resto del consesso europeo.

Invece ciò non è stato fatto e così, al di là dell’etichetta e della consueta cortesia diplomatica, sarei curioso di vedere cosa mai potrà dire il Presidente Mattarella a Putin in occasione della visita ufficiale che quest’ultimo compirà in Italia nel mese di Luglio.

Potrà mai dire, ad esempio, che l’Italia è veramente amica della Russia?

Spero proprio di no, perché come italiano, per tanta ipocrisia, non potrei che essere disgustato.

Come sovranista e filorusso, spero solo che il 23 giugno 2020 sia veramente la data della fine delle sanzioni alla Russia e lo spero non solo per il bene dell’Italia, ma di tutto il bacino del Mediterraneo, ivi compresa della Libia, della Siria e della Crimea.

Lorenzo Valloreja

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