ORMAI BREXIT E’ REALTA’. E’ UN FARO PER TUTTI I PATRIOTI EUROPEI.

Alla fine, complimenti e auguri alle istituzioni del Regno Unito di Gran Bretagna e Irlanda del Nord, e soprattutto al suo popolo amico e fratello europeo : Elisabetta II non concluderà il suo lunghissimo regno, che le auguriamo ancora più lungo, vedendo “ il suo governo” vassallo di inglesi e francesi, e costretto a chiedere permesso agli eurocrati per qualunque decisione importante. Semplicemente, i britannici tornano artefici del proprio destino. Sembrava che la Brexit fosse sabotabile , ma alla fine gli indipendentisti ce l’hanno fatta grazie all’ azzardo da ultima spiaggia (quindi da grande politico, non da avventuriero) di Boris Johnson : elezioni anticipate con asfaltamento dell’ opposizione in larga parte eurodipendente, annichilimento delle lagne europeiste delle elites, resa dell’ eurocrazia alla decisione britannica di uscire una volta per tutte il 31 gennaio, e di discutere tutto dopo. Ma non più da protettorato ribelle. E’ in pratica, il tanto da essa temuto “no deal”.

La giornata è ricordata persino con una moneta da 50 pence rassicurante, ottimista, positiva, ma con nessun rimpianto : vi si legge sul rovescio “ Peace Prosperity and Friendship with all Nations”.

Il colpo per l’ eurocrazia c’ è anche se i media hanno la consegna di minimizzare, banalizzare, derubricare tutto a uno spiacevole incidente di percorso che porterà ai britannici chissà che sciagure e complicazioni nella quotidianità. Invece, noi de L’ Ortis vi anticipiamo che le trattative metteranno a dura prova la coesione dei partners (o covassalli), che i britannici si batteranno per pagare anche un solo euro in meno, e che ogni dato macroeconomico positivo del Regno sarà una dimostrazione che l’ indipendenza è riacquistabile da ogni paese.

Però la dichiarazione del cancelliere austriaco Sebastian Kurz benché costui sia una specie di Giuseppe Conte per la sua giravolta politica, è degna di nota per la sua sincerità : “La composizione dell’Unione Europea cambierà, così come le sue dimensioni e la sua forza effettiva. Mi dispiace molto che il Regno Unito lasci la Ue. Si tratta di un mercato importante, un Paese molto forte politicamente, geopoliticamente e militarmente. Avremmo voluto che la Gran Bretagna fosse rimasta nella Ue, tuttavia occorre tener conto e rispettare la decisione del popolo”. 

Vogliamo omaggiare il vulcanico, instancabile Nigel Farage, leader di UKIP, che con i fatti, con la  fede nell’ orgoglio di una grande nazione a volte criticabilissima ma certo con una enorme storia alle spalle, e non con le chiacchiere subito da smentire appena si giunga nellla stanza dei bottoni e ci si metta a cuccia a Bruxelles o Strasburgo, è stato il motore propulsore di questa impresa. Lo facciamo ricordando le parti che ci sembrano più importanti sia del suo discorso in Parlamento europeo del 28 giugno 2016 all’ indomani dello storico referendum , che di quello di questi giorni al momento del divorzio definitivo e irreparabile. Sono parole di un grande uomo a cui non interessa neanche fare lo “statista”, ma che vediamo semplicemente come un patriota che parla per la sua gente, e verso cui non neghiamo un pizzico di benevola invidia.  

Così affermò a caldo nell’ estate del 2016,da vincitore della storica consultazione popolare: ….“ Il motivo per cui siete così dispiaciuti, così arrabbiati, si è fatto chiaro dagli scambi rabbiosi di questa mattina.  
Voi, come progetto politico, siete in stato di negazione. Negate che la vostra valuta stia fallendo. Basta guardare al Mediterraneo! La politica di imposizione della povertà in Grecia e nel Mediterraneo l’avete fatta molto bene. 

State negando l’invito della signora Merkel affinché più persone possibile attraversino il Mediterraneo (che ha portato a divisioni enormi all’interno dei paesi e tra i paesi). 

Il problema più grande che avete e la ragione principale per cui il Regno Unito ha votato nel modo in cui ha fatto è che avete di nascosto e con l’inganno, e senza dire la verità al resto dei popoli europei, imposto su di loro un’unione politica. 

Quando la gente nel 2005 nei Paesi Bassi e in Francia ha votato contro l’unione politica e ha respinto la costituzione voi semplicemente l’avete ignorata e avete spinto il trattato di Lisbona nella porta sul retro. 

Quel che è successo giovedì è un risultato notevole, è stato un risultato sismico. Non solo per la politica britannica, per la politica europea, ma forse anche per la politica mondiale. 

Perché ciò che le persone piccole hanno fatto, ciò che la gente comune ha fatto (ciò che la gente che è stata oppressa nel corso degli ultimi anni, che ha il proprio standard di vita scendere), è stato respingere le multinazionali, hanno respinto le banche d’affari, hanno respinto la politica e hanno detto in realtà “rivogliamo il nostro paese ”, “vogliamo di nuovo la nostra acqua dove pescare”, “rivogliamo i nostri confini”. 

Vogliamo essere una nazione indipendente, autonoma e normale. Questo è ciò che abbiamo fatto e questo è ciò che deve accadere. In questo modo offriamo ora un faro di speranza per i democratici in tutto il resto del continente europeo. Farò una previsione questa mattina: il Regno Unito non sarà l’ultimo Stato membro a lasciare l’Unione europea. 

La domanda è: cosa facciamo adesso? Spetta al governo britannico appellarsi all’articolo 50 e non credo che dovremmo impiegare troppo tempo per farlo. Sono assolutamente d’accordo che il popolo britannico ha votato e noi dobbiamo fare in modo che ciò avvenga….

Quello che mi piacerebbe vedere è un atteggiamento adulto e sensibile su come negoziare un rapporto diverso. So  che praticamente nessuno di voi ha fatto un buon lavoro nella propria  vita, o lavorato nel mondo degli affari, o lavorato nel commercio, o addirittura creato mai un posto di lavoro. Ma ascoltate, semplicemente ascoltate….”…………….. 

E queste sono le ultime parole di Nigel Farage in un consesso europeo a ridosso dello storico 31 gennaio.  “All’inizio vi prendevate gioco di me, poi nel 2016 avete smesso di ridere”. Ed ha affermato non una sola volta: “Non siamo contro l’Europa ma contro questa Unione Europea”. Che definisce “un esperimento politico durato 47 anni e di cui i britannici non sono mai stati contenti. I miei genitori aderirono a un mercato comune, non a un’unione politica, non a bandiere, inni e presidenti. Adesso volete anche un esercito. Ora siamo al punto di non ritorno: una volta che ce ne saremo andati non torneremo più sui nostri passi, il resto sono dettagli. Ho lavorato qui e mentre lo facevo la mia visione dell’Europa è cambiata. Nel 2005 ho visto la costituzione scritta da Giscard d’Estaing bocciata in un referendum dai francesi e poi dagli olandesi. Le istituzioni hanno ignorato il voto di questi popoli e hanno riportato quei concetti nel trattato di Lisbona. I britannici però, per fortuna, sono troppo grandi per essere presi in giro”.

“Così  sono diventato un oppositore del progetto politico europeo: voglio che la Brexit sia discussa in tutta l’Unione. Cosa vogliamo dall’Europa? Se vogliamo commercio, amicizia, collaborazione, reciprocità, non abbiamo bisogno di una Commissione Europea né della Corte di Giustizia Europea. Vi posso promettere che noi amiamo l’Europa, ma detestiamo l’Unione Europea. È semplice. E spero che questo sia l’inizio della fine di questo progetto, un progetto che non è democratico e mette in primo piano persone al potere senza rappresentatività, persone che non possono rappresentare gli elettori in una struttura inaccettabile”.

“Quella che è in atto (questa è la conclusione di Farage) è una battaglia storica in Europa, America e altrove: è il globalismo contro il populismo. E magari disprezzate pure il populismo, ma per ironia della sorte sta diventando molto popolare. E presenta grossi vantaggi: basta con i tributi europei, basta con la Corte di Giustizia, basta con il farci dire dall’alto in basso cosa dobbiamo fare. Basta con il bullismo! Volete vietare le bandiere nazionali ma noi le sventoliamo per dirvi Ciao Ciao. E non vediamo l’ora di lavorare con voi in futuro da sovrani”.

Grazie, Mr. Farage : Lei ha restituito dignità al Suo popolo, e donato speranza non solo a noi, ma a tutti i fratelli europei dei britannici.

A.Martino

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