I NOSTRI POTERI FORTI STANNO PER SCARICARE CONTE E LA DITTATURA TECNOSANITARIA. MA ATTENZIONE….

Se questa è la rotta del governo, l’approdo non può che essere l’esplosione di una vera e propria emergenza sociale già a settembre-ottobre». E ancora: «La risposta dell’esecutivo alla crisi si esaurisce in una distribuzione di denaro a pioggia. Denaro che non avevamo, si badi bene. Si tratta di soldi presi a prestito. Possiamo andare avanti così un mese, due, tre. Ma quando i soldi saranno finiti senza aver fatto un solo investimento nella ripresa del sistema produttivo, allora la situazione sarà drammatica».

Non lo diciamo noi o qualche blog sovranista o populista, ma il neoeletto presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, con una intervista apparsa il cinque maggio non su La Verità o Il Giornale, ma sul giornale istituzionale per eccellenza: il Corriere della sera. E non è una voce critica di peso isolata, tutt’altro.

La sera del quattro maggio il presidente di Federalberghi Bernabò Bocca, intervenuto a Quarta repubblica, non è stato meno tranchant anzi: elegantissimo, nel suo stile un po’ berlusconiano tra il gran signore e il supermanager, ha garantito con la massima serenità, lontano da toni alla Sgarbi, che gli alberghi non riapriranno, enormi perdite per mesi di chiusura a parte; giacché manca qualunque protocollo sulle ormai mitiche igienizzazioni. E che infatti, di denunce, carte bollate, e udienze penali, dalle parti del nostro imponente comparto alberghiero non si avverte alcun bisogno. Anche perché stando gli attuali divieti (incostituzionali) alla mobilità inter regionale, una redditività derivante da gitarelle fuori città o da alcova di coppie clandestine (questo lo aggiungiamo noi per completezza) è semplicemente ridicola.

E ci sono tanti altri segni di insofferenza e distacco (inevitabile, scontato almeno per noi e per chi segue le nostre posizioni) del Paese reale e che conta, dalla dittatura tecnosanitaria e dal vanesio, pretenzioso suo leader per caso. Beninteso: si tratta di ambienti per cui noi de L’ Ortis certo non stravediamo, anzi. Ma di fatto, quando questi iniziano a smarcarsi e a mostrare insofferenza, le note coperture di tipo prettamente politico e internazionale prima o poi ti scaricano. Colpiscono le analisi spicce e spassionate da parte di signori solitamente adusi, diciamo la verità, a non tradurre in parole esattamente corrispondenti, il loro pensiero.

Ma attenzione: si potrebbe persino cadere dalla padella alla brace. Mentre in un Giuseppe Conte, se non altro per le sue ambizioni politiche quindi tosto o tardi elettorali, un barlume di sovranismo pur di marca grillina, un accenno a battere i pugni sul tavolo europeo quanto meno al livello di gioco delle parti, pur sempre residuano; così non sarebbe certo per Mario Draghi.

E’ in ultima analisi, a un governissimo da costui presieduto che tutti questi eccellenti brontolii guardano. Il suo nome aleggia ormai da mesi, e da ben prima della pandemia. Le analogie con l’insistente mantra che portò nell’ autunno del 2011 alla tremenda congiura dello spread e all’ avvento dell’euromane Mario Monti, il cui nome circolava ossessivamente tra Palazzi e giornaloni, sono evidentissime.

A.Martino  

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