MENTRE QUALCUNO SI CONVERTE ALL’ ISLAM PER SOPRAVVIVERE E “STARE BENE”, LA RUSSIA HA APPENA RICORDATO IL SUO MARTIRE DEI NOSTRI GIORNI.

Mi sono accorto che pochi giorni fa, la Chiesa ortodossa di Russia ha festeggiato un santo del suo calendario, in massima parte divergente ovviamente, da quello cattolico.  Si tratta del soldato Evgeny Aleksandrovich Rodionov (23 maggio 1977 – 23 maggio 1996). La sua figura mi ha colpito profondamente, in un’epoca in cui si sente scrivere e affermare che “chiunque stia per anni con quelli si converte”; e in cui una certa conversione all’ Islam super esposta mediaticamente, ha trovato diversi esponenti del clero (post)cattolico se non entusiasti, quasi, o comunque “contenti se questo faccia vivere bene”. 

Ma chi era il giovanissimo Evgeny Aleksandrovich?  Era un ragazzo come tanti della regione moscovita, tra la moltitudine di giovani nello sfacelo postsovietico e la miseria materiale dell’assalto capitalistico al popolo russo , ma tra quelli più sani che infatti, a un orizzonte da consumatore e/o spacciatore di droga o di alcolista di vodka da pochi rubli a bottiglia, e a malaffari vari, preferì la dura vita militare e il servizio della Madre Russia. Che per lui era anche la Santa Madre, avendo ricevuto una educazione poco improntata al materialismo ideologico ufficiale. Il suo volto nelle foto è quello di un classico ragazzo slavo, bonario, e persino un po’ infantile e stridente con la marzialità della mimetica e della tipica maglietta a sottili fasce colorate. 

Fu inviato sui monti del Caucaso, a combattere i separatisti ceceni rinforzati da integralisti islamici stranieri e capitali sauditi nella prima campagna di Cecenia culminata con il tremendo assedio di Grozny. Purtroppo, cadde in una imboscata e per mesi fu torturato assieme ad altri commilitoni. Non si separava mai da una croce che portava come collana. Il giorno del suo diciannovesimo compleanno nonché giorno dell’ Ascensione per la chiesa ortodossa, viene barbaramente trucidato per essersi rifiutato di togliersela dal collo, e di convertirsi all’ Islam. Il suo aguzzino e boia Ruslan Khaikhorojev confesserà anni dopo, in una lettera alla madre: «Tuo figlio aveva avuto una scelta per rimanere in vita. Avrebbe potuto convertirsi all’islam, ma non ha accettato di togliersi la croce». 

Il poema intitolato “La Croce”,descrive la scena dei ceceni che ridendo sgozzano e decapitano il giovane soldato dopo che lui li aveva sfidati: “Montagne pure nello spazio immenso, pendii coperti d’azzurri fiori. Rifiutando di rinunciare a Cristo, il soldato della Russia è caduto. E la sua testa rotolò, il sangue fluì dalla sciabola, e l’erba vermiglia sussurrò una preghiera cheta nella sua funebre veglia”. 

Il sacrificio estremo di  Evgeny Aleksandrovich Rodionov è assolutamente accostabile a quello (anche se meno religioso e più strettamente patriottico) di Fabrizio Quattrocchi : significativamente ci indicano che l’ identità cristiana ed europea è ancora viva, e che l’ unico suo problema è il disconoscimento da parte di chi dovrebbe esserne alfiere (politici, istituzioni, intellettuali,clero). 

A.Martino  

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